Vicenza è alla ricerca della «città ideale»

Mostra presentata dall'architetto Mario Botta Mostra presentata dall'architetto Mario Botta Vkensm è alla riiena della «€ittà ideale» La rassegna è stata organizzata nella Basilica - Progetti, plastici e fotografìe sull'attività dell'artista svizzero VICENZA — .11 ruolo dell'architettura del XX secolo è quello di staccarsi dalla corsa sema fine della società del consumi per riportare l'uomo ai valori semplici dell'abitare: il rifugio, la protezione e insieme l'apertura al paesaggio, il riportare ("uomo a riconoscere lo scorrere del tempo nel ciclo solare e in quello delle, stagioni.. Cosi l'architetto svizzero Mario Botta ha espresso la propria concezione dell'architettura, In una conferenza stampa svoltasi a Vicenza, in occasione della mostra a lui dedicata nella Basilica Palladiana e organizzata dal Comune, dall'istituto universitario di architettura di Venezia, l'associazione Abaco, la società Caoduro e ['«Associazione nazionale produttori elementi leca» (Anpel). Ritenuto uno del più Interessanti esponenti dell'architettura mondiale contemporanea, Mario Botta è nato nel 1943 nel Canton Ticino. Tra 111958 e 111961, è stato disegnatore edile a Lugano, nei primi Anni Sessanta è vissuto a Milano, dove ha frequentato il liceo artistico. Nel 1964 è entrato nell'Istituto universitario di architettura di Venezia e nel 1965 ha lavorato nello studio di Le Corbusler per la progettazione del nuo¬ vo ospedale di Venezia. Laureatosi nel 1969, ha collaborato nello stesso anno con Luis Kahn e Carlo Scarpa all'allestimento della mostra del progetto per 11 nuovo Palazzo del Congressi. Nel 1976 è diventato professore ospite all'Ecole Polytechnlque Federale di Losanna e nel '78 membro della Federazione degli architetti svizzeri. Qualche anno fa è entrato a far parte della Commissione Federale svizzera di Belle Arti; nel 1985 ha vinto 11 premio di architettura «Beton». Ha partecipato a una quarantina di mostre, collettive o personali, In Europa, America e Giappone. Nella rassegna, allestita a Vicenza, sono esposti schizzi, progetti, plastici e fotografie che offrono un quadro completo della vasta attività dell'artista, durata già un quarto di secolo. La mostra si concluderà 1126 gennaio prossimo. .L'architetto — ha detto Botta durante la conferenza stampa — deve essere testimone del suo tempo, saperlo interpretare, viverne anche le contraddizioni. Per questo va ammirato lo spirito con cui questi professionisti hanno saputo ammettere gli errori del Sessantotto ed imboccare una nuova strada, che recupera la casa e lo spazio abita- tit>o come idea-rifugio.. Nella mostra sono presenti, in particolare, documenti relativi al progetti di case unl.tamiliarl realizzate a Riva S. Vitale, Manno, Morblo Superiore, edifici pubblici tra cui la Scuola Media di Morblo, il cui spazio Interno è concepito come un vasto scheletro organizzato con grande trasparenza visiva; la casa di cultura .«André Malraux» a Chambéry, un enorme contenitore costituito da blocchi geometrici aderenti al corpo circolare dell'auditorium; la Biblioteca dei Cappuccini di Lugano, una struttura sotterranea concepita per favorire 11 silenzio e la meditazione; la Casa di Cura di Agra, adagiata su una collina a gradoni. «La città moderna — ha detto ancora Botta — offre meno qualità di vita della città storica. Il progresso tecnologico ci ha dato moltissimo, d'ha fatto andare sulla Luna, ma non è stata capace dt dare una casa migliore all'uomo sulla Terra. L'architetto deve ripensare criticamente il suo operato, rendersi conto che ti comfort tecnologico non è forse il meglio che si può dare all'uomo.. Secondo l'architetto svizzero, l'abitare primitivo era più povero di comfort ma più ricco di valori umani. Figlio per molti aspetti del Sessantotto, Botta ricorda con immenso entusiasmo i tre grandi personaggi con cui è entrato In contatto a Venezia, Le Corbusler, Scarpa e Kahn: «Da tutti e tre ho ricevuto insegnamento straordinari: ognuno di essi rifletteva una tensione che era nell'aria.. Parlando, in particolare, dell'architetto francese, Botta afferma che «non é possibile percorrere la storia dell'architettura senza passare attraverso l'opera di Le Corbusler.. Troppo spesso è stato indicato come 11 responsabile .della città industriale, ma sftraUa di ufl§ à^oWHazione, in quanto in Le* Corbusler c'è anche, e ben sviluppata, l'Idea del rapporto con il territorio. E 1 pericoli della città moderna non 11 ha mal taciuti. Può essere letto In modi diversi, la sua opera è stata «una contraddizione continua. Le Corbusier ha riproposto l'idea di architettura come fulcro catalizzatore.. Gigi Bevilacqua