Forte siccità in Sicilia Si teme peri il bestiame

Due anni fa morirono più di tremila bovini Due anni fa morirono più di tremila bovini Forte siccità in Sicilia Si teme perii bestiame Transumanza forzatai basse e meno popiù ■ - PALERMO — Nella Sicilia assetata, dove qualche pioggia sporadica e neppure troppo Insistente non spezza la siccità, tra 1 più ansiosi sono gli allevatori, che vedono smagrirsi giorno dopo giorno le loro bestie, specie sul Monti Nebrodi e sulle Madonie, tra le province di Palermo, Enna, Catania e Messina. Nel luoghi più verdi dell'isola questi sono giorni difficili e per molti scocca l'ora della transumanza verso le zone più basse, dove c'è un po' più d'acqua. Due anni fa, in una durissima stagione senza piogge, In Sicilia morirono di stenti più di tremila capi bovini e la Regione Intervenne stanziando contributi per sei miliardi. Ora che cosa succederà? Nella fascia più zootecnica dell'isola, che va da Tortorlcl a Cesarò, San Fratello, Tusa, Oeracl, Gangl, Nlcosla, gli al¬ ta dai Nebrodi e dalle overe di acqua - Gli alle levatori tremano e già Invocano l'Intervento assistenziale della Regione, dello Stato, della Comunità economica europea. Con un fatturato di oltre 500 miliardi l'anno, i 455 mila allevatori siciliani danno lavoro a circa 50 mila addetti e hanno un volume d'investimenti fondiari ed immobiliari per oltre cinquemila miliardi, ma per 1 cinque milioni di siciliani questo non basta: infatti 11 deficit dell'isola per 1 prodotti zootecnici (carne, formaggi, latte, burro) l'anno scorso ha superato 1 350 miliardi, mentre dall'export sono venute solo note negative perché in tutto si è riusciti a vendere appena quindicimila ovini. Il patrimonio zootecnico soclliano è modesto, ma sta pian plano acquisendo progressi significativi. Oggi conta 400 mila bovini, un milione Accoltellato in casa Madonie verso zone vatori chiedono aiuto di ovini, 140 mila suini e 40 mila equini. Tra questi ultimi spiccano 1 bellissimi cavalli «sanfra-tellianl», della razza cioè che si perpetua sul Monti Nebrodi nelle suggestive praterie di San Fratello, in una delle zone più affascinanti d'Italia. I bovini per 11 70 per cento sono della razza rustica e un po' magra, detta «Modicana» (da Modica, città del Ragusano), che dà sul 10 litri di latte al giorno ed una resa di carne al 50 per cento, mentre è in prepotente sviluppo la «Cinlsara» (da Clntsl, paese del Palermitano), che invece dà mediamente 40 litri di latte il giorno ed una resa di carne pure all'inclrca della metà. Il «parco bovini» è completato da 20 mila «Frisone» e 15 mila •Brune». II settore lattlero-casearlo siciliano è in piena crisi, nonostante un'antica tradizione che qua e là, nel tempo, ha permesso di far prendere ' qualche bella soddisfazione al produttori locali, soprattutto nella provincia di Ragusa dove, sino ad alcuni anni fa, 1 formaggi caciocavallo, freschi o stagionati, riscuotevano un certo succesi. Adesso per 11 caciocavallo va peggio e da qualche tempo, ad esempio, non viene più utilizzato neanche nelle caserme dell'esercito dell'Isola, dove pure nelle cucine se ne faceva largo uso. E' in declino pure il formaggio tipico con il pepe e vanno abbastanza male anche 11 primosale e la «turriti», altri caratteristici formaggi siciliani che incontrano molto 11 gusto dei turisti e dei forestieri in generale, ma che — buon Dio, l'esterofilia — sono scartati dal siciliani a vantaggio di quelli d'importazione, a cominciare dalla fontina e dallo svizzero. Un'analisi scrupolosa ed approfondita la fa 11 dottor A*>VoQl<^vP«^l)HUreUore àfll'ÀssóclazIonc siciliana degli allevatori che da un punto all'altro dell'isola raccoglie vaste adesioni e che è considerato a livello nazionale uno dei più attenti ed attivi protagonisti della zootecnia. Petix, che nel suo ufficio raccoglie giornalmente in questo periodo le Invocazioni di soccorso degli allevatori con i pascoli rinsecchiti dalla siccità, dice: «Si rinnova la situazione di sempre. Ci ritroviamo sistematicamente nei guai per 1 motivi che conosciamo sin troppo bene e ricadiamo nelle condizioni-limite, ma non facciamo niente per porvi rimedio. Siamo pronti solo a lamentarci. Così non può andare avanti. Avvertiamo ormai quanto sia indispensabile una seria programmazione, quanto sia irrinunciabile stabilire preventivamente 1 carichi di bestiame in rapporto al territorio in modo da poter sfruttare razionalmente gli uni e l'altro. Non si può sfruttare a 10 quel che va bene per uno». •Sappiamo benissimo — aggiunge Petix — che in Sicilia piove poco e quando l'acqua si decide a venir giù lo fa tutto insieme e per breve periodo. E' noto che non siamo nella Valle Padana, e che qui slamo alle prese con gli storici guai dovuti alla mancata captazione delle acque e alla scarsità degli invasi. Perché, allora — si domanda il direttore dell'Associazione alleva-, tori —, non decidersi a realizzare laghetti collinari, invasi comunque utilizzabili per la raccolta delle acque per uso interaziendale?: Secondo il dottor Petix, poi, è assolutamente indispensabile che gli enti locali siciliani, di fronte a questa situazione decisamente pesante, si pongano il problema di «avviare centri intercomunali per la raccolta del foraggi, del mangimi, del concimi». •Fame e supersfruttamento dei pascoli — a giudizio del direttore dell'Associazione siciliana degli allevatori — sono due handicap gravissimi, da annullare con un minimo di politica di programmazione, mentre nelle montagne della Sicilia purtroppo slamo ancora nell'irrazionale, nell'irrealtà ed oltretutto ti va. incontro adesso alle gelate e alle nevicate: 'Questo "tasto"delle scorte per ia zootecnia in Italia non ha molta presa, ma il problema è più acuto al Sud — conclude il dottor Petix —, eppure ognuno «e bene che neppure la Fiat potrebbe produrre e vendere senza le necessarie teorie: Antonio Ravidà '

Persone citate: Antonio Ravidà, Petix