«Caro amico, la storia ci è addosso»

«Caro amico, la storia ci è addosso» 1920, LETTERE DI DUE GOBETTIANI: CARLO LEVI E NATALINO SAPEGNO «Caro amico, la storia ci è addosso» MATERA — .Caro Natalino...»; ^Carissimo Carlo...»: lo scambio epistolare svoltosi negli Anni Venti fra Carlo Levi e Natalino Sapegno, compagni di scuola fin dalle elementari e formatisi nell'ambiente culturale della Torino di Gobetti e di Gramsci, è pubblicato da Basilicata, vivace rivista politica-culturale diretta da Leonardo Sacco. Sono ventisei lettere e cartoline presentate dallo storico della letteratura e critico Natalino Sapegno per Illuminare taluni aspetti della personalità di Carlo Levi, •nonché degli spiriti e delle tendenze di un gruppo che tiene un posto non secondarlo nella cultura Italiana degli Anni Venti: La prima lettera è dell'estate 1920. Levi e Sapegno hanno 18 anni. Piero Gobetti ha, soltanto un anno in più, ma 6 già un punto di riferimento, è «li nostro Gobetti-. Per quel ragazzi è 11 maestro, l'apostolo. mEglt lavora continuamente, e ha pur nel suo lavoro tanta comunicativa e tanto entusiasmo, che Io rendono davvero apostolo... Qualche giorno lavora anche 18 ore, molte notti si dimentica di dormire, la sua attività ha del miracoloso; scrive Levi. E Sapegno: «Mal come oggi vedo chiara e bella e buona l'opera del nostro Gobetti, quel suo apostolato talora ancora troppo vivace e battagliero che prima ce lo rendeva quasi antipatico». E' la vacanza d'agosto e Sapegno Invita l'amico nella sua casa ad Aosta per gite In montagna. • Vieni dunque, lasciando per un istante gli ordinati studi e le progettate letture: è giusto stabilire un equilibrio tra l'esercizio mentale e quello fisico, è giusto non svalutare nessun lato delle nostre attività: e oltre che giusto, è belio». Levi risponde che verrà, ma Intanto prende tempo. SI capisce dalle sue lettere, che è In un momento di Insoddisfazione. Ha dubbi, contraddizioni, tormenti. E' già buon pittore e di certo avvenire, ma non è sicuro che questa sia la sua strada unica e definitiva. Le letteratura, l'Impegno civile e politico lo tentano, si è iscritto a Medicina. «Sono ancora alla prima alba, e non so come e quando verrà fuori ti buon sole. Una buona unità e una sana coordinazione io non ho ancora trovato. E come avrei potuto? Se il molteplice è vizio (e lo lo so bene), sarebbe anche male una precoce specializzazione, una unità non frutto di coerenza, una limitazione che non sia la necessaria coscienza del nostro limite, ma un legarci arbitrario e senza ragione». Un'altra lettera-confessione di Carlo Levi all'amico è quasi lo sfogo di un cruccio esistenziale: »Se ora comincio a fare, ad ogni momento risento l'amaro dei giorni perduti. E questo fa sì che ti lavoro molte volte mi pare privo della sua gioiosa necessità... Quel po' che ora faccio (ma bisogna davvero che faccia di più) vale solo in quanto forse mi permetterà domani di lavorare con unità e con amore. Questa nostra Insoddisfazione è in gran parte frutto di qualche nostra colpa verso noi stessi, e quando raggiungessimo la nostra norma morale, allora Insieme attin¬ geremo la chiara serenità». 1 Una certa serenità Sapegno mostra di averla già attinta, e risponde all'amico che 1 •giorni perduti» non sono stati certo perduti, ma sono una naturale preparazione alla redenzione laboriosa. -In ogni Istante, quando contempliamo l'opera nostra passata, essa ci appare inutile e sciocca, anzi ridicola: tutto ciò che abbiamo superato ci spinge al riso, ma quanta tristezza è nel riso nostro, nel riso di Cervantes. Né la serenità è qualcosa che si conquista per sempre-. Che cosa Importa se si fallisce troppo sovente, se non si riesce a raggiungere quell'idea che si cerca? Triste e amaro e grave è il veder cadere tutto ti nostro lavoro, ma del lavoro compiuto non può nascere in noi II pentimento: Il successo che ci è mancato non dipende più soltanto dalle nostre forze, e chi giudica della vittoria o della sconfitta nostra è la provvidenza divina della storta, che trascende in ogni istante l'individuo che contribuisce a crearla». Ma Levi resta con 1 «soliti pensieri», con un senso di spreco e di perdita di tempo, e Indecisioni sulla strada da prendere. »Non so ancora buttarmi entusiasta nella nuova via di vita e di lavoro. Me ne trattengono molte considerazioni, prima delle quali è la profonda ignoranza, che mi rende difficile o arbitrarla la scelta e ti compimento di uno studio particolare... Sono un poco Irritato con me perché vedo che realmente anche così potrei lavorare più di quello che non lavori, vivere più di quello che non viva». a modello è Gobetti: lui si che lavora e vive. Caro amico, gli risponde Sapegno, definito da Levi mistico e romantico, •ragionando troppo c'è quasi sempre pericolo di cadere in circoli viziosi. Forse questo è sempre stato II tuo difetto, e buono ti sarebbe II gettarti nell'onda della vita e del lavoro, nell'onda della pratica che è torbida e fosca ancora, né richiede troppe indagini, che anzi non vuole né può esser del tutto compresa: la vita è la vita, la pratica è pratica. In quanto appunto sfugge ' al pensiero». Nel settembre 1920 si hanno le calde giornate del movimento operalo torinese, e l'occupazione delle fabbriche, n gruppo gobettiano segue la lotta politica degli operai con sentimento di simpatia e di ammirazione. Levi, nella sua generosa umanità, ne è eccitato. «/I regime era così vecchio ormai che era necessario ucciderlo per salvare la vita... Mt martella le tempie un bisogno giovane e pazzo d'azione». Scrive all'amico di avere ricominciato a leggere criticamente Marx, «ma mi sono trovato Immediatamente avvolto In un mare di astrazioni e di falsi concetti». Quanto al movimento operalo, «penso ora che questo episodio sia destinato forse a fallire». Ma non lascia 11 campo. Già presagisce il fascismo, e sa quale deve essere 11 suo Impegna •Non so se la strada che scelgo, e corro di ora in ora con ritmo più accelerato, sia per me la migliore. Tu mi dirai' certo è la miglioresela vivi! E lo mi affretto e cerco di non perdere il tempo... La storia ci è addosso col suo ardente volo e il suo viso è così bello e terribile/». Luciano Curino Carlo Ixìvì: «Senza titolo» (Amori!nido)

Luoghi citati: Aosta, Basilicata, Matera