La conferma mancata di Roberto Martinelli

La conferma mancata A Roma condannato a 30 anni per omicidio e rapina La conferma mancata ROMA — Per Toni Negri sarebbe stata comunque una condanna simbolica: 1 Cent'anni inflitti dalle assise di Roma (assassinio Saronlo e rapina Argelato) avrebbero assorbito, da un punto di vista puramente contabile, qualsiasi altra pena. L'affermazione di responsabilità chiesta dal pubblico ministero rappresentava, però, l'atteso riscontro di quello che con qualche malignità è stato definito il «teorema Calogero». La tesi cioè che i capi dell'autonomia, ideologi della sfida allo Stato, dovessero essere anche 1 responsabili materiali della detenzione di tutte (o quasi tutte) le armi trovate nel collettivi politici veneti. La corte non se l'è sentita di condannare, ma soltanto la motivazione della sentenza ci dirà il perché. Prima di decidere 1 giudici hanno riflettuto ventuno giorni. Un tempo obbiettivamente lungo per la portata marginale del processo rispetto a quello, principale, detto del 7 aprile, celebrato a Roma due anni fa. In quella sede il «teorema Calogero» aveva subito 1 più severi riscontri nel corso di un dibattimento durato ben 187 udienze: per Negri l'accusa aveva chiesto l'ergastolo, ma l'imputato, giù coperto da immunità, era all'estero, in fuga. Ventuno giorni per riflettere sulle clnquantadue ore della requisitoria di Pietro Calogero, sulle numerose arringhe difensive e soprattutto sulla validità delle testimonianze raccolte al dibattimento, molte delle quali analoghe a quelle di Roma, ma contrapposte e In contraddizione tra loro. Figlie forse del tempi diversi nelle quali sono state verbalizzate, le prime durante l'ultima fase dell'emergenza e le seconde in un momento in cui terrorismo e criminalità politica sono diventate storia di ieri. Due processi diversi, l'uno appendice dell'altro, ma forgiati sotto la stessa matrice e modellati da un magistrato inflessibile che ha dedicato tutto se stesso alla costruzione dell'accusa. A Roma la corte ammise che la sua sentenza non ai : la pretesa di chiudere u.«. tormentata •stagione di violenza politica» né di svelare nella sua interezza l'entità della «trama ordita da soggetti che hanno approfittato di complicità di ampio livello, di protezioni ed omertà incondizionate, di una sorta di abdicazione di diversi organi istituzionali per articolare una delirante strategia rivoluzionarla». Una denuncia chiara del pubblici poteri di allora e che dalla sentenza di Padova attendeva un riscontro, un conforto, una conferma. Non c'è stato nulla di tutto questo, ma non sappiamo perché. Non sappiamo se ha prevalso' 11 tecnicismo giuridico che vuole 11 «concorso morale» ancorato a precise regole dogmatiche o se invece l'accusa è franata su elementi di fatto, i quali, per assurda ipotesi, potrebbero domani essere invocati da una difesa agguerrita decisa ad intaccare la validità della sentenza di Roma. E' presto per trarre conclusioni, per esprimere giudizi. Una sola circostanza ha una sua valenza obiettiva. Pietro Calogero, il magistrato che da anni si batte contro la criminalità politica (cominciò con la strage di Piazza Fontana con Stlz a Treviso per Freda e Ventura, poi assolti) è 11 grande sconfitto di questo piccolo ma emblematico processo di Padova. La sua sconfitta coincide con la fine della campagna elettorale che lo pone tra 1 candidati di' maggior spicco per 11 rinnovo del Consiglio superiore. ' Roberto Martinelli \

Persone citate: Freda, Negri, Pietro Calogero, Toni Negri, Ventura