Se Bergman si confessa in un dramma a tre voci

Se Bergman si confessa in un dramma a tre voci Se Bergman si confessa in un dramma a tre voci DOPO LA PROVA di Ingmnr Bergman con Erland Josephson, Ingrld Thulin, Lena Olln. Produzione svedese a colori. Drammatico. Cinema Charlle Chaplln di Torino. Bergman non è un autore che possa mal tacere veramente, del tutto. Lui stuzzica la vita come se fosse un dente malato, e dalla sofferenza trae un provvisorio sollievo. Disse che Fanny e Alexander sarebbe stato il suo ultimo film, ma si capisce che mentiva sinceramente, tenendosi almeno socchiusa la porta del cinema televisivo. Dopo la prova è un film tv, ma sarebbe sbagliato ritenerlo un film minore: in questo esercizio a tre voci c'è tutto Bergman, perfino in maniera didascalica, appunti per una confessione pubblica senea il velo della favola o dell'allegoria. Due anni fa a Cannes raccolse qualche sospetto di freddezza, non si crede mai a chi si mostra troppo sincero. In senso autobiografico Dopo la prova è il ritratto di un uomo fermamente, ma ansiosamente egoista; se l'egoismo è la misura del tempo, l'unica paura è di trovare i propri difetti nelle persone che ci aiutano a sopravvivere, non più. strumenti, ma antagoniste. L'alter ego di Bergman è il solito, intenso Erland Josephson nei panni di un regista teatrile. All'inizio del film io, trai • mo addormentato, col bianchi capelli poggiati al copione di Strindberg, in un intervallo delle prove del Sogno. Sentiamo la sua voce fuori campo: «Forse mi sono assopito, ma non ne sono sicuro... E' nell'ora del crepuscolo che piomba 11 silenzio sul grande teatro». Poi, l'irruzione della voce di Anna, la giovane attrice: lfStea?«« ttmpmv&MirtitoÀ [comincia il confronto, il I dramma di parola che già srdpmgz Bergman sfruttò assai bene in Scene da un matrimonio. Che cosa vuole Anna, tornata con un pretesto in teatro, se non un doppio ruolo? Se non Strindberg e Josephson insieme, la vendetta e la sostituzione contro la madre attriceì E che cosa chiede la vecchia attrice Ingrld Thulin, se non riconquistare un posto di protagonista in Strindberg e nella vita di Josephson? Ingrld Thulin s'è perduta al teatro, alcoliezata e malata, anche perché ha amato troppo la vita e creduto alle sue passioni. Il regista (che ha l'età dell'egoismo maturo) può opporre una pietà impaziente alle attenzioni dell'ex amante, un disprezzo quasi onesto tanto è crudo; e può spiegare alla giovane l disinganni ài un legame amoroso, sapendo che cederà al desiderio di giovinezza e alla voglia di esercitare di nuovo la propria prepotenza. Forse l'unico momento autentico per il grande egoista sarà la tristezza conclusiva in teatro: «La cosa che mi preoccupa di più in questo momento è che non ho potuto sentire le campane della chiesa». O no? Si ricordano le confidenze di Bergman sugli attori (.Non confesso mai le mie emozioni agli attori... Se parlassi davvero di me, non mi vorrebbero più»> e resta (I piacevole dubbio che tratti un poco anche noi pubblico come i suoi interpreti. Ma al l'opposto: che esageri i suoi vizi per addolcire i nostri. s. r,

Luoghi citati: Cannes, Torino