Dall'universo senza luce di Borges i lampi d'una grande prova d'attore

Dall'universo senza luce di Borges i lampi d'una grande prova d'attore Due debutti teatrali a Torino: al Nuovo il monologo di Ferruccio De Ceresa, al Colosseo «D'amore si muore» Dall'universo senza luce di Borges i lampi d'una grande prova d'attore TORINO — Ha debuttato Ieri sera al Nuovo, per 11 cartellone del Gruppo della Stocca, «Borges autoritratto del mondo», lo spettacolo prodotto dal Teatro di Genova con la regia di Marco Sclaccaluga e l'Interpretazione di Ferruccio De Ceresa. Pubblichiamo i passi sallenti della recensione che Guido Davlco Bonino scrisse all'Indomani della prima genovese. Un teatro pubblico, quello di Genova, festeggia un grande scrittore contemporaneo ed un suo grande, fedele attore. Non saprei definire altrimenti il recital Borges autoritratto del mondo, con cui Ferruccio De Ceresa celebra nel modo migliore, offrendo un saggio della propria consumata esperienza, 1 suoi quarantanni di palcoscenico (quattordici sono le stagioni con la «storica» Compagnia dei Giovani, otto le ultime tutte con lo Stabile genovese), con l'ausilio di due collaboratori, il drammaturgo Carlo Repettl e 11 regista Sclaccaluga. Questo attore scomodo, questo ostinato solitario, questo spirito polemico è uno del più maturi interpreti delle nostre scene. Se dovessi delincare 1 tratti della sua arte, parlerei di ironia e tenerezza: l'Ironia, che — ha detto stupendamente Jules Renard — «è li pudore dell'umanità»; la tenerezza, che, non a caso, è 11 pudore ohe si Ubera ed espande, che dice, sommesso e fermo, il suo amore per gli uomini, la natura, le cose. La tenerezza pervade tutta la prima parte del recital. lambisce 1 libri della biblioteca paterna, stana le diapositive di una fantastica zoologia, da proiettarsi come nell'infanzia, sulle pareti, trabocca dalla finestra socchiusa sul popoloso e malfamato quartiere boanerense di Palermo, risucchia nel proprio vortice affettuoso 11 tango e la mllonga, 11 guappo e il pampero, sillaba con stordito rimpianto 11 nome degli scrittori amici, Macedonio Fernandez e Leopoldo Lugones, Bioy Casarca e Sanniento. Ma poi sulla vecchia poltrona, sul tavolo Ingombro di carte, scende Impietoso il buio della cecità (Borges, come sapete, è cieco da oltre vent'annl). Ed ecco che l'ironia diventa l'arma, quieta e terribile (come 11 pugnale che emerge d'un tratto, dal cassetto), con cui lui e l'attore, quel De Ceresa ch'è 11 suo doppio Impareggiabile, guardano l'esistenza: l'amore («DoDrel nascondermi o fuggire»), 11 corpo che via via cede. Dio o gli dèi, 1 sogni che di questi dèi sono spesso la prefigurazione terribile:' mentre 11 grande specchio di casa, l'enorme specchio austriaco a tre ante rimanda, incessante, la sagoma del due, la seziona e tortura, la deforma nelle sue occhiale levigate. E' la seconda parte dello spettacolo, quaranta minuti di Interpretazione tutta tesa sul filo d'una riflessività amara e sapiente: finché 11 mistero irrompe, è l'Aleph che s'appalesa, nel buio della cantina di un amico: •l'Aleph, si, ti luogo dove si trovano, senza confondersi, tutti l luoghi della terra, visti da tutti gli angoli». Colmo di venerazione e dt pietà. De Ceresa recita questo raccontocapolavoro come una atterrita, precipitosa corsa verso 11 Vuoto. Guido Davlco Bonino Ferruccio De Cerosa

Luoghi citati: Genova, Torino