Irresistibile Leyla Gencer primadonna da romanzo

Irresistibile Leyla Gencer primadonna da romanzo Scala: la cantante si confessa mentre si presenta la sua biografia Irresistibile Leyla Gencer primadonna da romanzo MILANO — Preceduta da un'aria de II trovatore, nero il vestito a riflessi violacei, corvini i capelli, carboni ardenti gli occhi e pallido il volto, il famoso soprano turco Levia Gencer, alla Scala, assiste alla presentazione del libro che Franca Cella le ha dedicato: Leyla Gencer, romanzo vero di una primadonna. Conplunpe (e mani, risponde con baci agli applausi: alla sinistra, Carlo Maria Badini, alla destra Massimo Boglanckino, e, di fianco, l'autrice. «Grazie alla Scala che mi ha anche questa volta ospitata — dice — e che dal '57, quando debuttai con 1 Dialoghi delle Carmelitane, considero casa mia. Un lungo tempo costellato di grandi trionfi, ma anche di grandi ansie e angosce, come sempre succede in questo teatro. Grazie al carissimo e antichissimo amico Massimo Boglancklno, con cui, da Roma a Firenze a Parigi, ho per tanti anni lavorato, cosi com'è naturale fra chi sente profonde affinità e intesa artistica. Grazie alla pazienza di Carla Cella, con la quale 1 rapporti di amicizia proseguono dal '68, fra alterne vicende e ogni tanto grandi urlate mie. Grazie al pubblico ch'è intervenuto anche questa volta a far da corona: con 11 pubblico lo ho sempre avuto un rapporto di magnetlsmo, una corrente di amore». Si esprime in un italiano ottimo, privo persino di cadenze straniere, anche le .erre» scorrono senza asprezze. Infine, parla di sé: «Io non sono una primadonna, non mi sono mal considerata tale. Cosa significa essere una primadonna? Sono un'artista che ha sempre cercato di dare 11 meglio di sé. La cosa più importante è stata sem¬ pre l'arte, la musica, il teatro; per me nulla ha contato, nella vita, se non 11 teatro. Direi che gli affetti umani sono passati in secondo piano e questa è la verità». Badini prima, poi Boglancklno e infine Carla Cella, avevano ricordato la personalità di Leyla Gencer, la sua .regalità». Una volta in cui non potè assistere a un suo concerto, l'attuale sindaco di Firenze e fino all'anno scorso sovrintendente dell'Opera di Parigi, le mandò un enorme mazzo di rose con un biglietto: «Maestà, imploro 11 Vostro perdono», e un'altra in cui Leyla si mostrava riluttante di fronte alla proposta di una determinata opera, le scrisse: «Quando si deciderà ad accettare un ruolo senza una corona in testa?». L'autrice spiega che ad appassionarla fu lo strano intreccio, l'impatto fra cultura orientale e occidentale che caratterizza «la drammaticità, l'espressione, l'intensità di questo personaggio». «Durante la preparazione del libro — conclude Leyla — ho letto alcuni brani, e cosi ho appreso di avere cantato 71 opere e di avere tenuto un numero enorme di concerti. Non mi ero accorta che fossero cosi tanti, e difficili, perché lo voglio sempre cose nuove, quelle che fanno anche gU altri mi annoiano, ho questo desiderio irrefrenabile di curiosità. Non ho ancora letto l'intero libro, ma mi spaventa. Le pagine che allora conoscevo erano tutte troppo piene di lodi, si parlava troppo di me; ogni volta dicevo: "Taglia, taglia, bisogna tagliare". Carla rispondeva di si, ma adesso vedo che 11 libro è molto grosso, 546 pagine. Ohi lo leggerà? Chi lo comprerà?». Ornella Rota

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