Manichini e capricci al Louvre di Enrico Singer

Manichini e capricci al Louvre MITTERRAND HA INAUGURATO A PARIGI IL «MUSEO DELLE ARTI DELLA MODA» Manichini e capricci al Louvre Nove piani, trentamila campioni di stoffe, millecinquecento tesori: dai guanti di Maria Antonietta all'abito da sposa di Brigitte Bardot - La prima mostra: centododici vestiti raccontano il '700, P800 e il '900, ambientati in un palco di teatro o su un vagone delP«Orient Express» PARIGI — Gli abiti nel velluti più sfarzosi o nel tessuti dorati con t ricami e t merletti, quelli che nel Settecento indossavano re, regine, dame di corte e nobili ancora Ignari dell'imminente tempesta della Rivoluzione, sono al nono piano. All'ottavo, l dritti e lunghi vestiti Impero di raso e di seta si scontrano con le frivole crinoline della Restaurazione. Al settimo, trionfa Z'art-déco: gli abiti degli 'anni folli» che già scivolavano verso la guerra, tra frange, perle e palllettes. Poi ci sono corsetti, guanti, scar-, pe, borse, cappelli. E ancora quadri, fotografie. Due secoli e mezzo di moda che Parigi ha deciso di far rivivere In un museo singolare, dove la storia scorre con i colori e t capricci del gusto. Nove plani di vestiti e di accessori — dalla fine del Seicento al 1940 — in un'aio del grande Louvre: nel padiglione che prende il nome dalla principessa de Marsan, costruito nel 1666, bruciato durante la Comune e ricostruito alla fine dell'SOO. E che, da ieri, inaugurato dal presidente Mitterrand, è diventato il «Musco delle arti della moda». • Può sembrare strano, ma la città che si proclama capitale della haute couture era in ritardo, superata da New York (il «Costume Institute» del Metropolitan Museum), da Londra (le collezioni del ..Victoria and Albert Museum»), perfino da Mosca e da Tokyo che, da anni, hanno del muset della moda. I due spazi espositivi che Parigi aveva già consacrato all'arte effimera del vestire — il Palais Galltera e alcune sale del museo Carnavalet — non erano all'altezza delle ambizioni della patria di Worth (ti primo grande sarto della corte), di Poiret, di Madeletne Vionnet, fino a Coco Chanel, Jeanne Lanvln, Balmaln, Dior, Cardln 0 Yves Saint Laurent. Adesso che Parigi è corsa ai ripari, il risultato è davvero sorprendente. La moda è stata ammessa tra le arti con la «a» maiuscola e il suo «piccolo Louvre» ha già un tesoro composto da 1500 abiti, 30 mila campioni di stoffe, 10 mila ricami, migliaia di schizzi e di modelli. In più, ha alle spalle le quasi inesauribili riserve dell'Unione francese dell'arte del vestito: qualcosa come 60 mila pezzi d'abbigliamento e 30 mila accessori dal Cinquecènto a oggi. C'è di tutto: dalle redingote più anonime al guanti della regina Maria Antonietta, all'abito delle prime nozze di Brigitte Bardot. Una caverna di Ali Babà piena di pizzi, broccati, cotoni e sete che sarà, via via, svelata al pubblico. Mostrare tutto, sia pure in nove piani, sarebbe stato impossibile. Cosi, il inuseo ha scelto per la sua prima esposizione (che sarà aperta fino al prossimo inverno) centododici abiti e si è affidato a una scrittrice — Edmonde Charles-Roux — e a un resista teatrale — Alfredo Arias — quasi per mettere in scena uno spettacolo della moda in tre atti. Il Settecento, l'Otto- cento e il Novecento (fino al '40) interpretati da stoffe e manichini, ambientati in ricostruzioni del saloni di Versailles, di palchi dei teatri, del vagoni-pullman delV«0rient Express», di una camera da letto e anche della pista di un circo. Tutto negli ultimi tre piani del Pavillon de Marsan che è stato completamente restaurato in quattro anni di lavoro. Il nono e ultimo piano (dove si arriva In ascensore e da dove comincia la visita) è dedicato al Settecento. Indosso a manichini di legno, senza testa, i vestiti delle corti da Luigi XIV a Luigi XVI. Per lo più delle dame: con l corpetti attillati, una piega dritta sulla schiena (la «piega Watteau») e il «gran pantere» che sosteneva tutta l'ampiezza della gonna in contrasto con la rigidità del busto. Sete e broccati nei colori verde, rosa, argento che spariscono tra il 1789 e il '92, gli anni dalla Rivoluzione al Terrore e che, nel museo, sono rappresentati da tre vestiti da «cittadina» e dai primi «Régence» scuri degli uomini. E' la storia che avanza anche nella moda. Napoleone, il Direttorio, il Consolato e i vestiti si ispirano allo stile classico. Sono gli abiti che modellano le forme del corpo: dalla vita stretta del primo Settecento si passa al seni sottolineati e alti. L'Ottocento si aprirà con l'Impero: abiti lunght e dritti per le nuove cortigiane e divise scintillanti di alamari dorati e nappe rosse per gli uomini. Ma sarà un secolo di cambiamenti convulsi, anche nella moda. Con la Restaurazione compare il primo grand couturier: Worth, ed è il trionfo della crinolina. Le gonne tornano gonfie, le spalle si scoprono tra merletti e volants. E' una moda che tocca l'apice con Napoleone III e ti Secondo Impero, e che sparisce con , lui. L'ottavo plano del museo è dedicato tutto all'Ottocento, tra quinte neogotiche e palchi dell'Opera ricostruiti con una cura da museo delle cere. Ancora un plano ed ecco il Novecento. La scena inventata da Alfredo Arias e da Edmonde Charles-Roux (che per dodici anni ha diretto la rivista di moda Vogue) cambia di colpo. I muri sono di specchio e riflettono le creazioni di Docuillet, delle sorelle Cailot, di Doucet, Poiret, Lanvln e di Madelelne Vionnet, con una fila di abiti neri da una parte e bianchi dall'altra. L'art-deco fa il suo ingres¬ so nella moda. Pellicce rosse, viola e verdi, palllettes dorate, interminabili collier di perle, lunghi bocchini, blJoux cubisti. Vestiti con le frange, che cominciano a scoprire le gambe, indossati da manichini seduti in un vagone dell'«Orlent-Express», il treno che da Londra andava a Istanbul. E, al centro dell'immaginario teatro montato da Arias, in una gabbia da circo con trapezisti sospesi, gli abiti di Elsa Schiapparelli, la grande sarta Italiana trapiantata a Parigi. Cerchi di palllettes che disegnano onde di colore. La mostra, die è intitolata «Momenti di moda», finisce qui. L'ultimo modello (di Coco Chanel) è del 1940. Ma nel museo et sono ancora altri piani da scoprire: nel sesto sono esposti i quadri di dieci pittori dedicati a sarti famosi, nel quinto le foto dt David Seidner (un giovane fotografo americano) e l disegni di Fabio Palamidese che raffigurano altri pezzi delle collezioni. E, ancora chiusi al pubblico almeno fino all'S7, gli atellers (che ospiteranno l'Istituto della moda) dove sono stati restaurati t vestiti. Un lavoro lungo e delicato. Anche perché in questo museo tutto è originate, anche quello che non si vede; dal busti, alla biancheria che i manichini indossano sotto t broccati di Maria Antonietta o le divise tricolori della Guardia nazionale. Per dimostrare che anche l'effimero, in fondo, è storia. Enrico Singer, \:\*v ^iSmBB lab ' "iìiiyi. L'interno d'un» carrozza dcll'Oriciil F.xprcss Anni 20, nella sezione dedicata al XX secolo