Quattro russi e tre americani le vittime della corsa spaziate

Quattro russi e tre americani le vittime Mia corsa spaziate Quattro russi e tre americani le vittime Mia corsa spaziate Sette astronauti morti in 25 anni, tre americani e quattro sovietici. E' questo il prezzo che l'umanità ha finora pagato nella corsa alla conquista dello spazio, dal primo volo intorno alla Terra di Jurij Oagarln, 11 12 aprile 1961. Non si tratta di un bilancio catastrofico, considerati 1 rischi delle missioni, che si è improvvisamente aggravato dopo l'esplosione del Challenger con sette persone a bordo. La tecnologia spaziale viene considerata tra le più sicure, ma a volte l'Imprevisto è riuscito a battere computer e programmi di emergenza. In alcuni casi invece si è soltanto sfiorata la tragedia, con un recupero all'ultimo momento di quelle vite umane in pericolo a migliala di chilometri di distanza dalla Terra. Altri episodi sono, rimasti misteriosi: come le inquietanti richieste d'aiuto dallo spazio captate da qualche radioamatore occidentale, che fecero nascere il sospetto di gravi disgrazie nei programmi sovietici, tenute segrete da Mosca. In diverse occasioni il mondo rimase poi con il fiato sospeso per il timore di essere colpito da una sonda sfuggita al controllo di Terra, come nel caso del Cosmos russo disintegratosi nel '78 sul Canada, con 50 chili di uranio a bordo. L'incidente di ieri ha due punti di contatto con la precedente sciagura che nel '67 colpi la Nasa: proprio 11 giorno prima del lancio, 1127 gennaio, ricorreva 11 diciannovesimo anniversario della morte di Vlrgll (Ous) Grlssom, Edward Higgins e Roger Chafee nell'incendio della loro capsula «Apollo 1», prima che terminasse il conto alla rovescia. La rampa dalla quale Ieri è partito lo Shuttle esploso in volo era la stessa di quella missione fallita: inattiva da dieci anni, era stata rimessa in servizio pro> prlo per 11 lancio della navetta. I tre astronauti, che a set¬ tanta metri dal suolo stavano facendo una partenza simulata di un razzo «Saturno», morirono all'istante come i passeggeri del Challenger, bruciati nell'incendio causato forse da una scintilla nell'impianto di aerazione della navicella. Furono le prime tre vittime della corsa nello spazio e quel disastro senza precedenti colpi come una mazzata gli Stati Uniti, ma il programma «Apollo», avviato dopo 11 «Gemini» dal presidente Johnson, non subì forti rallentamenti. ■Erano ancora tempi pionieristici, ogni missione poteva finire In una disgrazia. E infatti, a pochi mesi dal rogo sulla rampa di Cape Kennedy, anche l'Unione Sovietica pagò 11 suo tributo, con la prima vittima nello spazio: 11 colonnello Vladimir Komarov. Il 23 aprile del '67 la sua «Soyuz 1» piombò al suolo a velocità vertiginosa, probabilmente a poca distanza dal poligono di lancio di Balkonur: a settemila metri di al- te zza 11 paracadute rimase Impigliato e la navicella, di grandi dimensioni, fini sulla steppa come una palla di fuoco. Doveva essere un lancio plurimo, con l'aggancio in volo di un'altra navicella («Soyuz» In russo significa unione) con quattro astronauti, ma poi l'esperimento: fu sospeso. Come sempre, scarsi comunicati ufficiali con poche righe liquidarono l'Incidente e poco si seppe sulle cause di' quella prima disgrazia spaziale. I programmi russi, però, continuarono, in una gara continua con gli Stati Uniti, segnata da alterni successi e nuovi problemi. Passarono altre undici missioni «Soyuz» prima che un nuovo, più misterioso incidente, colpisse una navicella sovietica: 1130 giugno 1971 le squadre di soccorso giunte a recuperare l'astronave, scesa regolarmente a Terra, si trovarono di fronte 1 corpi senza vita del tre membri dell'equipaggio. GerglJ DobrovolsklJ, Victor Patsaev e Vladlslav Volkov erano morti negli ultimi minuti di una missione-record durata 24 giorni intorno alla Terra: poco si seppe sulle cause che determinarono, la loro morte. Si parlò di «infarto cosmico» o di un gasto nell'impianto di pressurizza-. zlone della capsula. Nelle 55 missioni della Nasa che hanno preceduto quella di Ieri, nessun astronauta americano era rimasto vittima di un disastro, ma altri erano arrivati molto vicini alla morte. Piccoli Incidenti, salvataggi in mare, avarie e guai di ogni genere hanno colpito molte altre missioni americane, dalle prime capsule «Mercury» agli ultimi attcrraggi dello Shuttle. Proprio la navetta americana, 11 19 marzo 1981, causò la morte di un tecnico addetto alla preparazione del lancio, Intossicato, dall'azoto: fu l'unico incidente mortale al personale di terra della Nasa. ■ ' : Molti anche gli inconvenienti senza vittime del russi, pochi quelli conosciuti; 11 primo avvenne 11 5 aprile del 1975, quando la «Soyuz 19» fu costretta a un atterraggio di fortuna in Siberia. L'ultimo è del settembre '83: un incendio alla base del vettore «So-: yuz T-10» fece azionare il di-1 spositlvo di salvataggio che catapultò la navicella a tre' chilometri di distanza. Vladimir Titov e Ghennadl Strekalov se la cavarono con ungrosso spavento. ' g. pa. Capc Canavcral. Una parte dell'equipaggio si avvia allo Shuttle della tragica missione. Da sinistra: Kllison Onizuka, Gregory Jervis, Chrlsta McAuliffe c Michael Smith (Tel. Ap)

Luoghi citati: Canada, Mosca, Siberia, Stati Uniti, Unione Sovietica