Sotto accusa il serbatoio

Sotto accusa il serbatoio UN COLPO IMPROVVISO ALL'INGEGNO DELL'UOMO, IL MONDO TRATTIENE IL FIATO Sotto accusa il serbatoio —, . Secondo quanto testimoniano le immagini, la deflagrazione sarebbe avvenuta nell'external tank, un «bidone» alto 48 metri - Al momento dello scoppio il motore lavorava al 104% delle sue possibilità - L'inchiesta dovrebbe sciogliere parecchi interrogativi entro cinque giorni NOSTRO SERVIZIO SAN FRANCISCO — Dolore e disorientamento, ma anche volontà di studiare attentamente ogni dettaglio per arrivare a determinare le cause del disastro In modo da eliminarle e proseguire nella conquista dello spazio: ecco 1 sentimenti che sgorgano In questi momenti di una pena che ha pervaso tutta l'America, a partire dagli scienziati e dai tecnologi coinvolti con le ricerche spaziali. Se ne è fatto portavoce Io stesso direttore del Johnson Space Flight Center di Houston (Texas), Jesse Moore, che era presente a Cape Canaveral al momento della tragedia e che capeggerà la speciale commissione d'inchiesta subito formata dalla Nasa. Impossibile al momento In cui scriviamo dire una sola parola sulla meccanica della tragedia che in un secondo e in una apocalittica sfera di fuoco ha ridotto in briciole la macchina spaziale più potente e più perfezionata (finora anche più sicura) creata dalla tecnologia umana. Tanto meno è possibile dire qualcosa che non sia pura fantasia sulle cause del disastro. Secondo gli osservatori che hanno tentato una prima analisi dalle Immagini televisive, passate e ripassate al rallentatore, l'esplosione sarebbe avvenuta nell'.external tank» (11 serbatolo esterno). Ma non è detto che le cause siano dovute al cattivo funzionamento delle complesse apparecchiature che si trovano In questa parte dello Space Shuttle. L'.external tank» è la parte più grossa e più pesante del sistema di trasporto della navetta, composto dall'orbiter, il vero e proprio Shuttle (delle dimensioni di un DC9) che è attaccato al serbatolo. Vi sono anche lateralmente congiunti i due «solid rockets boosters», 1 razzi a propellente solido che forniscono la spinta ausiliaria al momento della partenza e per i primi tratti del viaggio verso 11 cosmo. L'«extern.al tank» è una struttura cilindrica terminante a cono nella parte anteriore. Alto 48 metri, ha un diametro di B metri e 38 centimetri, Questo enorme bidone, costruito in monoblocco preformato e saldato in leghe speciali di alluminio, è composto a sua volta da tre parti;, la prima termina nella punta a cono, ed è 11 serbatolo dell'ossigeno liquido, che ha un volume di 559 metri cubi. Poi vi è — procedendo dall'alto verso 11 basso — un contenitore nel quale trovano posto i sistemi elettrici ed elettronici di controllo, nonché i servizi ausiliari quali i serbatoi per la pressurizzazione ad elio liquido; la terza parte costituisce 11 serbatoio dell'Idrogeno liquido, che occupa un volu-, me di 1514 metri cubi. i I due serbatoi (ossigeno e idrogeno), sono anch'essi costruiti in monoblocchi preformati e saldati. Attraverso tubature di oltre 40 centimetri di diametro, dai serbatoi arriva alle camere di combustione dei tre. motori principali della navetta qualcosa come 1264 chilogrammi di ossigeno al secondo e 210 di idrogeno. Se si aggiungono ai tre motori principali dell'orblter 1 due coni f iammeggian ti del razzi a propellente solido, si ha un inferno di fuoco terrificante. La coda lncan descente, al suo pieno svllup po, è lunga più di un chilometro. Al momento dell'esplosione, appena 75 secondi dopo la partenza, nel- grande serbatóio c'era ancora una buona parte del combustibile e dell'ossidante, per cui lo scoppio è stato apocalittico. I due razzi a propellente solido hanno continuato a bruciare dirigendosi, ormai senza controllo, In direzioni opposte. I periodi più critici del volo degli Shuttle sono quelli del distacco dalla rampa fino al raggiungimento della massima pressione dinamica, quando cioè, una frazione di secondo dopo l'altra, la spinta aumenta e aumenta la velocita e quindi la resistenza dell'aria. Nell'attimo della tragedia 11 Challenger stava avvicinandosi a questo istante critico, quando cioè tutte le strutture sono sottoposte al massimo stress. La velocita a cui viaggiava era ormai intorno ai tremila chilometri l'ora e 1 motori lavoravano al 104 per cento delle loro prestazioni. Il tetto raggiungibile per la sicurezza è fissato al 109 per cento, e tale limite è stato provato centinaia di volte senza che avvenisse alcun guaio. Alla conferenza stampa che ha tenuto 11 dottor Moore, è stato detto che tutte le ipotesi formulate dalle reti televisive e da vari giornalisti sono «foolish», semplicemente folli. Moore non ha saputo e potuto precisare — perché ogni parola da questo momento deve essere attentamente vagliata e corredata da dati tecnici — quante migliaia di chilogrammi di propellente erano rimaste ancora nel grande serbatolo. Priva di qualsiasi fondamento è stata comunque definita l'ipotesi che a causare 11 disastro sia stato 11 freddo intenso che contro ogni regola aveva colpito ieri mattina la zona di Cape Canaveral. D'altra parte bisogna considerare che" l'idrogeno e l'ossigeno allo stato liquido sono a temperature di centinaia di gradi sotto zero. Quindi un raffreddamento esterno non può aver causato un'esplosione. Non resta quindi che aspettare 1 risultati dell'inchiesta che si assicura verrà, condotta con la massima rapidità. In altre parole, nel giro di tre, quattro, cinque giorni al massimo potremo sapere qualcosa di preciso. Tutte le Ipotesi sono ora possibili. Parlando con gli scienziati e 1 tecnologi più direttamente coinvolti nelle attività spaziali abbiamo colto anche'un profondo sentimento di umiltà: le attività spaziali condotte con lo Space Shuttle avevano dato finora un senso di sicurezza assoluta. Ma la tecnologia e la scienza umana, comprese quelle più avanzate che vengono applicate alle missioni spaziali, evidentemente non hanno e non potranno mai avere valori assoluti. Giancarlo Masint Cane Canavcral. Un satellite artificiale ha fotografato dallo spazio l'istante della tragedia. I -a macchia bianca al centro è la fiammato del Challenger che esplode. Il satellite aveva il compito di «osservare» le condizioni meteorologiche sul luogo del lancio (Tel.)

Persone citate: Cape, Giancarlo Masint Cane, Jesse Moore, Johnson, Moore, Space

Luoghi citati: America, San Francisco, Texas