Reazioni prudenti in America più critiche in Europa, alle proposte per il disarmo entro il Duemila

Piano Gorbaciov/ tattica e utopia * • • , ■ Reazioni prudenti in America, più critiche in Europa, alle proposte per il disarmo entro il Duemila Piano Gorbaciov/ tattica e utopia I /accettazione deir«opzione zero» appare come la più vistosa marcia indietro di Mosca • In realtà ora sembra spiazzata la Nato: l'eliminazione di Pershing-2, Cruise e SS-20 avvantaggerebbe in definitiva i sovietici che dispongono di nuovi missili tattici (SS-21,22,23) - Gli alleati temono l'indebolimento della garanzia nucleare Usa - Ma un mondo senza le atomiche sarebbe più o meno sicuro di quello attuale? Posti all'improvviso di fron- ; te al piano di disarmo nucleare del leader sovietico Mikhail ; Ciorbaciov, i governi occiden-. tali si sono finora limitati a1 reazioni prudenti e preliminari: rallegrandosi per talune «novità» positive, ma prendendo atto di possibili «tranelli» e di molte incognite sollevate dalle proposte sovietiche, pertanto bisognose di chiarimenti e precisazioni. Più critiche le reazioni di alcuni esperti soprattutto europei, i quali giudicano il piano Gorbaciov un'abilissima mossa tattica, che mette in difficoltà la Nato, in particolar modo, con l'acccttazione dcll'«opzionc zero» per gli euromissili: ossia proprio con quella parte del piano che appare, per altro verso, come la più vistosa «marcia indietro» di Mosca. Le obiezioni sono in verità molto numerose e in gran parte si riferiscono a problemi di dettaglio, definibili soltanto nel corso di un negoziato; ma ve ne sono che riguardano questioni di principio, sulle quali gli stessi governi occidentali (e non solo quello sovietico) debbono con una certa urgenza chiarire le loro idee e i loro obiettivi. Tra queste vi sono, anzitutto, obiezioni che riguardano la prima fase del piano sovietico, durante la quale, «entro 5-8 anni», Usa e Urss, oltre a dimezzare i loro arsenali strategici, dovrebbero «eliminare completamente i missili a medio raggio, sia balistici che di crociera, nella zona europea». Contemporaneamente cesserebbe il trasferimento di missili americani «ad altri Paesi», quindi anche alla Francia e all'Inghilterra, che dovrebbero, per parte loro, «impegnarsi a non sviluppare i loro rispettivi armamenti nucleari». Mentre le fonti ufficiose americane definiscono questa proposta «promettente», non pochi esperti europei hanno avanzato forti riserve: affermando soprattutto che la simultanea eliminazione dei missili di media gittata sovietici ed americani (SS-20 ed SS-4, da una parte; Pcrshing-2 c «Cruise» dall'altra) creerebbe vin-,r£alta un grave, squilibrio. Il (ajio che questa.prgp.p; sta sovietica sia molto vicina all'<(opzione zero» già proposta dalla Nato e respinta finora da Mosca significa soltanto che la Nato si era sbagliata, o che aveva messo sul tappeto 1'«opzione zero» soltanto perché riteneva che essa sarebbe stata rifiutata dai russi; i quali invece si sarebbero oggi accorti che essa è a loro favorevole. Vediamo perché. Negli ultimi anni i sovietici hanno sviluppato una serie di nuovi missili — gli SS-21, SS-22 ed SS-23, rispettivamente con una gittata di 120 km, 900 km e 500 km — che sosti-, tuiscono, enormemente miglio-: randoli, dei precedenti missili (Frog, Scaleboard e Scud), oramai obsoleti; i nuovi missili sono molto più precisi e mobi- ! li dei loro predecessori. In particolar modo l'SS-22, se collocato nella Germania Orientale, potrebbe coprire gran parte del territorio europeo, oggi coperto, dalle loro basi più lontane, dagli SS-20. Ritirando questi ultimi, ma sviluppando gli altri missili, l'Urss continuerebbe insomma a tenere «sotto tiro atomico» gli stessi obiettivi Nato; mentre la Nato verrebbe privata dei suoi nuovi euromissili, capaci di raggiungere almeno in parte il territorio sovietico. Verrebbe perciò meno il cosiddetto «coupling», o «accoppiamento» del teatro europeo al deterrente strategico americano, che veniva visibilmente innescato proprio dagli euromissili, Pershing-2 e «Cruise»: questi infatti, minacciando il territorio sovietico, coinvolgevano anche l'America, esponendola ad una rappresaglia di Mosca. E senza «coupling», la garanzia nucleare americana all'Europa non sarebbe più credibile. Questo ragionamento non è privo di qualche fondamento: anche se sembra condurre alla conclusione paradossale, che' l'Europa sarebbe più .^sicura con gli "SS-26 fVcon gif'euro¬ missili della Nato), che senza gli uni e gli altri. Va notato che gli SS-21, 22 e 23 verrebbero eliminati, con tutte le altre armi atomiche tattiche, soltanto nella «seconda fase» del piano sovietico, che si inizierebbe nel 1990 e durerebbe 5-7 anni; nel frattempo l'Urss potrebbe continuare a colpire gran parte del territorio europeo con missili mobili e mollo precisi. E' d'altra parte vero che la Nato conserverebbe anch'essa, oltre a un poderoso arsenale di missili e altre armi nucleari tattiche, missili capaci di colpire l'Unione Sovietica: ossia i «Poseidon» sottomarini americani, che sono già a disposizione del Comando Nato, e i missili inglesi (che, a differenza dei francesi, sono inquadrati nella strategia della Nato). Lo squilibrio non sarebbe quindi cosi evidente; e potrebbero comunque porsi dei limiti al numero dei nuovi missili tattici sovietici. Quanto al concetto, un po' esoterico, del «coupling», non ci sembra in verità che 1'-.accoppiamento» verrebbe meno: del resto esso non è automatico neppure ora che ci sono i Pershing-2 e i «Cruise», il cui impiego dipende sempre da una decisione americana. I comandi sovietici non po¬ trebbero non tenere conto comunque del pericolo di un coinvolgimento americano e di una scalata nucleare, anche senza gli euromissili. Infatti, anche se non può esserci la sicurezza assoluta dell'uno come dell'altra (non c'é più da circa vent'anni, da quando cioè l'Urss ha raggiunto la parità strategica e l'America è diventata vulnerabile a una risposta nucleare sovietica), non c'è né può esserci nemmeno alcuna certezza sovietica che la garanzia nucleare americana, resa visibile dalla presenza dei 300 mila soldati degli Stati Uniti in Europa, non scatterebbe. L'Europa, a nostro avviso, rimane «accoppiata» all'America (e il convenzionale rimane «accoppiato» al nucleare) da fattori politico-militari fondamentali, che non cambiano, con o senza gli euromissili. Una seconda obiezione riguarda il mancato ammodernamento degli arsenali nucleari francese e inglese: questa preoccupazione è giusta. Ma ci sembra che l'indebolimento del deterrente franco-britannico sarebbe compensato dall'eliminazione degli SS-20 sovietici, e dei residui SS-4 (224 di numero, secondo l'ultimo «Military Balance»), oltre che dal taglio del 50 per cento dei missili strategici sovietici. Altre obiezioni, più di lungo termine, riguardano la situa zione che verrebbe a crearsi il giorno in cui scomparissero, alla fine della seconda fase (a due o tre anni dal Duemila), tutte le armi nucleari dall'Europa, anche quelle tattiche. A questo punto l'indubbia superiorità convenzionale sovietica, non più compensata dalla mi naccia della Nato di una rappresaglia nucleare, diverrebbe pericolosa: a meno che non si fissassero i livelli delle forze convenzionali delle due parti in modo da equilibrare l'inevi tabile «superiorità geografica) rappresentata dalla vicinanza dcll'Urss e dalla lontananza dell'America. Ciò potrebbe an che comportare, paradossalmente, un aumento delle spese militari convenzionali degli cu ropei occidentali. Più in generale, vi è il pericolo che l'eliminazione di tutte le armi nucleari renda di nuovo pensabile, e quindi possibile, TOTifìfentf convenzionate tra' le"gràhcTrpotenze: guerra" comunque terribilmente distruttiva, e passibile di diventare presto nucleare. In altri termini: saremmo più o meno sicuri di oggi, in un mondo senza l'atomica? La risposta «ovvia» — che saremmo più sicuri — è in realtà più persuasiva di quanto sembra, proprio per il fatto che una guerra convenzionale tra le superpotenze rischierebbe «sempre» di diventare nucleare: la capacità di costruire armi nucleari ovviamente non potrebbe venire eliminata, e questo dovrebbe costituire un sufficiente «deterrente», capace di prevenire conflitti anche convenzionali. Molte altre obiezioni di dettaglio sono state fatte al piano Gorbaciov: è evidente che ogni processo di disarmo, per non diventare squilibrante, richiede una definizione estremamente precisa e vincolante di ogni successivo passaggio del processo stesso. Si pongono anche difficili problemi in materia di controlii; e rimangono grandi interrogativi che riguardano la partecipazione di altre potenze, che hanno già oggi, o che potrebbero costruire domani, armi nucleari. E' l'estrema complessità del quadro che dà al piano Gorbaciov un carattere nell'insieme «utopistico», propagandistico e poco credibile; ma non è meno utopistico né più credibile il piano Reagan, che prevede anch'esso, entro qualche decennio, la distruzione di tutti gli armamenti nucleari, e che si differenzia dal piano sovietico soprattutto perché prevede la costruzione simultanea di sistemi difensivi antimissilistici non nucleari, quale garanzia contro possibili inganni. Di questi sistemi difensivi Gorbaciov semplicemente non parla: anche se non si vede perché dovrebbe avere obiezioni di principio a una tale ipotesi. Ma anche su questo punto, come sulla continuazione delle ricerche difensive (che Gorbaciov non menziona, opponendosi soltanto allo sviluppo di «sistemi spaziali d'attacco»: tale è anche l'Sdi, secondo i sovietici), occorre un ripensamento generale e un confronto d'opinioni senza riserve tra sovietica e americani:, anzi, Ira tulle le grandi potenze^ Arrigo-Levi

Persone citate: Cruise, Gorbaciov