Poli folletto di Dante in un clima da corrida di Paolo Lingua

Poli folletto di Dante in un clima da corrida Poli folletto di Dante in un clima da corrida L'attore a Genova nel «Paradiso» Paolo Poli a Genova per Dante come uno studente d'altri tempi GENOVA — Paolo Poli.è un folletto imprevedibile: abito grigio, camicia candida, papillon di seta a piccole opere, capelli argentei tagliati corti e ravviati impeccabilmente, s'è presentato al Politeama Genovese, lunedì sera, secondo ospite del ciclo di letture del Paradiso dantesco, come uno studente alla maturità classica d'altri tempi. Lo attendeva un cimento arduo: due canti aridissimi, il IV e il V, dedicati a una complessa conversazione di carattere teologico e morale tra Dante e Beatrice sulla sottile questione del mantenimento o meno del voti (anche se condizionato dalla violenza e dalla forza). Poi, il canto VI, politico, con la ieratica e solenne figura dell'imperatore Giustiniano e la dolente rievocazione di Romeo da Villanova, vittima dell'ingratitudine del suo principe. Il teatro era gremito soprattutto di giovanissimi, per lo più studenti liceali: si respirava un'atmosfera da «corrida», come ha affermato, nella brillantissima presentazione, il professor Franco Croce Bermondì, per bloccare le intemperanze del loggione. Paolo Poli ha affrontato il IV e il V canto con la massima disinvoltura. Eppure i versi erano scoscesi. L'attore fiorentino ha scelto una lettura sintattica e veloce, spiccando dialoghi, pause, incisi e escursioni acrobatiche sintattiche. E' stato sbrigativo, disinvolto, limpido: un po' angelo birichino die legge il Divino Poema, facendo capolino da una nuvola rosa. Certo, la parodia è un abito mentale che è ormai connaturata nel.l'indole di Poli, per cui, soprattutto nei dialoghi, quando era la volta di Beatrice, l'ironia ha fatto talvolta capolino nell'inflessione. C'è da dire che Paolo Poli tia compiuto uno sforzo notevole per dominare il suo istinto. Nel VI canto, passati al cielo di Mercurio, degli spiriti attivi, ha affrontato con tono tranquillo Giustiniano, la vicenda dell'Aquila Imperlale e la dol¬ cezza purgatoriale di Romeo. Poi s'è scatenato l'uragano degli applausi e delle chiamate. Erano le 21 e 10 minuti: la lettura era terminata venti minuti prima del previsto. Poli ha ceduto al temperamento e alla platea, riproponendo una sua personalissima antologia della letteratura italiana: una celebre canzonetta del Sacchetti per il XIII secolo, un celebre sonetto del Berni per II XVI secolo, la audace Merdeide in ottave per il XVII secolo. E, infine, un brano dei Promessi Sposi per l'Ottocento, chiudendo con una celebre filastrocca tra ironia e nonsensi' (Il poeta e la contessa; di Aldo Palazzeschi. Forse il poemetto secentesco e la filastrocca del Palazzeschi, un po' prolissa, hanno fatto uscire Poli dalla misura. Già l'anno scorso Gabriele Lavta e Monica Guerritore tentarono un siparietto con un esito disastroso. Poli, anche per la sua bravura e versatilità,.si può permettere di fare il discolo: purché resti nella misura. Per la prossima settimana sono previsti altri quattro canti, affidati a Eros Pagni e Ugo Maria Morosi. Paolo Lingua

Luoghi citati: Aquila Imperlale, Genova, Poli