Svevo a Parigi diventa «dada»

Svevo a Parigi diventa «dada» Svevo a Parigi diventa «dada» vo: al saggio finale del Conservatole recitò una scena del Médecln volant di Molière roteando sul palco in bicicletta, in abito da chirurgo d'oggi, gettando al pubblico frattaglie di bue. Ma in questo suo Loreneacclo, che al giovani place moltissimo, le sorprese sono poi due soltanto: la scena di Alain Batlfoulller, un palazzo in rovina, squarciato dalla degradazione nei suol marmi, nel suol quadri, nel suol lignei rivestimenti e come assalito, sull'esterno, da enormi picche d'acciaio, mentre tut> t'intorno si stende una spessa sabbia grigia; e 11 protagonista, 11 bellissimo Redjep Mltrovitsa, che fa del giovane Lorenzlno de' Medici, uccisore del cugino tiranno Alessandro, un moderno terrorista, dal gesti furtivi e isteroldl, dagli impacci nevrotici. Ma queste due componenti e l'indubbio fascino del testo, che propone squarci di folgorante intensità lirica, non fanno dell'allestimento di Mesguich quel capolavoro di cui si dice: la compagnia è ovviamente corretta ma discontinua, il dramma, che durerebbe sette ore nella sua integralità, ridotto a tre, resta tuttavia troppo lungo. Se ne esce con una gran voglia di vedere allestita un giorno o l'altro Una congiura del 1537, la breve tragedia in un atto che George Sand ventinovenne aveva donato all'amato de Musset ventitreenne (anche le gran donne, se innamorate, commettono errori irreparabili) e sul quale il giovane poeta romantico prese appunto a lavorare. Guido Pavico Bonino Successo anche per De Musset DAL NOSTRO INVIATO PARIGI — Sono davvero remoti i tempi In cui Eugenio Montale, uno dei «benefattori, di Italo Svevo, sosteneva in perfetta buona fede: «Le sue, più che commedie, si direbbero romanei sceneggiati. Non sarà mai possibile portarle in scena In Italia le hanno portate in scena tutte o quasi: e a Parigi, nella Sala Grande del Beaubourg, trionfa dinanzi a un pubblico giovane Les- deux cousines, adattamento di Con la penna d'oro, terza commedia incompiuta svevlana, regia di una giovane, colta attrice, Laurence Fevrler, che l'ha allestita con la sua compagnia creata sei anni fa. E' la storia dell'amore-odlo di due cugine della buona borghesia triestina di fine Ottocento: l'ima sposata, ricca, rispettabile, senza figli, mantiene l'altra, vedova, povera, un poco civetta, con vari figli a carico. Questo rapporto di sudditanza economica (l'ago della bilancia è per di più una zia zitella in carrozzella, che vive ora con l'una ora con l'altra) si tramuta spesso in un legame di soggezione psicologica della più salda e adulta sulla più labile e giovane: donde un balletto di seduzioni e ripulse tra le due donne, di tenerezze e d'ira, di rotture e riconciliazioni. La Fevrier e 1 suoi sei compagni interpretano la commedia come un vaudeville amaro, a ritmo di sarabanda, con le sue volute c le sue «riprese», sullo sfondo di una scenografia astratta, ch'essi si incaricano di comporre e ricomporre: e l'effetto è di una parade dadaista, che lascia intuire tutta la modernità dello scrittore triestino. I giovani, che costituiscono sempre più 11 nerbo della stagione teatrale parigina (e sono, quanto al prezzo dei biglietti, favoriti dalle loro possenti organizzazioni universitarie) accorrono anche al Théàtre Gerard Philipc di Saint-Denis, dove una loro star, il regista Daniel Mesguich, ha esordito come direttore artistico del teatro municipale con una messinscena «a sorpresa» del Lorenzaccio di De Musset. Mesguich, trentacinquenne, alle sorprese non è nuo¬

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