Video e politica a tutta «piovra»

Video e politica a tutta «piovra» Occhi diversi sulla mafia Video e politica a tutta «piovra» Ventuno milioni di persone hanno seguito alla televisione «La piovra 2», melodramma che racconta l'intreccio criminale tra mafia, politica, servizi segreti e P2. I sindaci di Milano, Torino, Venezia, Bologna, Napoli e forse d'altre città hanno deciso d'assistere a Palermo, il 10 febbraio, all'inizio del più sterminato processo alla mafia: per dire, eoi simbolo della loro presenza fisica, che il potere mafioso e italiano, non siciliano. 11 Presidente del Consiglio è andato a Palermo per discutere con gli amministratori e il Consiglio comunale i problemi d'emergenza della città. Vuol dire qualcosa, c un segno? Si tratta di spettacolo-politica, di politica-spettacolo, di buone volontà, magari di iniziative pre-pre-clettorali, oppure qualcosa sta mutando nel rapporto tra Italia e mafia? Cambia l'atteggiamento collettivo (spesso scettico o spaventato, obbediente o indifferente, anche complice) verso il fenomeno criminale più rischioso per una società civile? Qualcosa e intanto cambiato nella cultura, nella rappresentazione de) fenomeno. Come il gangsterismo americano, la mafia, si sa, è sempre stata una protagonista fortunatissima del cinema e dei libri. Da Michele Pantaleonc a Leonardo Sciascia, da Mario Puzo a Nando Dalla Chiesa, saggi o romanzi sulla mafia sono tutti accolti sempre con entusiasmo e attenzione da migliaia di lettori. Da «In nome della legge» di Pietro Germi, che è del 1949, a «La sfida» di Rosi (1957), «A ciascuno il suo» di Petri (1967), «Il prefetto di ferro» di Squitieri (1977), per non parlare del «Padrino», da quarantanni i film di mafia, su mafia, antimafia, sono piaciuti sempre moltissimo, hanno sempre avuto ottimi successi. Alla televisione, lo stesso: già la prima «Piovra», nel 1984, ebbe diciassette milioni di spettatori, suscitò dibattito, polemiche, grande interesse. Adesso però è diverso. 1 libri sulla mafia non si presentano più come romanzi metaforici, enigmatici e allusivi, ma come ricostruzioni dirette di realtà riconoscibili. «La piovra 2», o film come «Cento giorni a Palermo» di Ferrara e «Il pentito» di Squitieri, non presentano più una mafia romanzata e a volte mitizzata, ma rappresentano un tentativo di cronaca italiana illustrata. I personaggi famosi e famigerati sono quelli veri, i fatti sono quelli autentici a suo tempo letti sui giornali, i nomi differenti non ingannano nessuno; la semplificazione spettacolare riordina ogni frammento scomposto della realtà, fornisce magari conclusioni ottimiste o speranzose. Il pubblico ha la sensazione di seguire non una storia immaginaria, ma una 'versione finalmente compatta e comprensibile della sfilacciata, misteriosa Storia italiana recente: c la segue senza impazienza, con voglia di capire, appassionatamente. Spettacolo, chiacchiera, problemi irrisolti che finiscono col diventare intrattenimento e sanguinosa fiaba popolare, gesti esemplari privi di conseguenze? Si può pensarlo. Si può pensare che, più di visite o presenze simboliche, servirebbe perfezionare quella legge di riforma delle esattorie (possibile riserva di danaro contante per l'industria criminale) che da quasi due anni resta invece incompleta, adesso ferma al Senato. Si può pensare che, specie dove non esistono altre risorse, la concreta potenza economica della criminalità industriale sia comunque più forte del sentimento civile. Si può pensare che a render conto alla giustizia siano oggi soprattutto i perdenti dei conflitti interni mafiosi, che tra le centinaia di imputati al processo di Palermo i colpevoli siano già stati sostituiti da uomini nuovi e inidentificati: che dalle ceneri dei mafiosi «bruciati» sia già rinato un altro organigramma, intrecciato in altro modo ad altri politici. Ma gli studenti di Trapani sono andati in piazza con le fiaccole accese per ricordare il giudice Ciaccio Montalto, soltanto uno fra tanti magistrati, poliziotti, carabinieri morti nel sangue, ammazzati dalla mafia. Altri ragazzi manifestano in cortei antimafia, discutono a se-Ma, vogliono capire per agire. Si muovono i sacerdoti, il cardinale Pappalardo anima un movimento di reazione. Si processano gli intoccabili d'un tempo: c gli Editori Riuniti si preoccupano di pubblicare un libro in cui l'immensa massa dei documenti delle inchieste antimafia viene decrittata e sintetizzata, cosi che notizie e linguaggio iniziatici della giustizia non servano più da schermo, diventino accessibili a tutti i lettori. Segni diversi si mescolano a dare un'atmosfera favorevole, un'aria di cambiamento: se l'occasione si perde adesso, sarà davvero perduta. Lietta Tornabuonf A PAGINA 7 il presidente del Consiglio a Palermo: «Non è una città eolo di mafia»

Persone citate: Ciaccio Montalto, Leonardo Sciascia, Lietta, Mario Puzo, Nando Dalla Chiesa, Pappalardo, Pietro Germi, Rosi, Squitieri