La febbre afghana di Gorbaciov di Frane Barbieri
La febbre afghana di Gorbaciov La febbre afghana di Gorbaciov Cinque anni fa il poeta russo Sccstinski versificava su Aganiok: «Come potrei mai tradire il «fratello di Kabul per una pagnotta di pane del Texas». Fu in quell'epoca anche un modo per ammettere, usando gli eufemismi poetici, che nell'Afghanistan c'era una guerra. Ora, non passa giorno senza che le gazzette sovietiche informino sulle gesta dei soldati del «contingente limitato» dell'Armata Rossa e sui misfatti dei «banditi» afghani. Il che può significare almeno due cose: primo, che il poeta moscovita, pur continuando a comperare il pane del Texas, un fratello a Kabul non lo ha proprio trovato; secondo, che ha intenzione di rimanere in Afghanistan finché non avrà imposto agli afghani la propria fratellanza. Questo secondo punto ha avuto negli ultimi giorni, per dire la verità, interpretazioni contraddittorie. Infatti, da varie parti, pure nei giornali italiani, l'improvvisa pubblicità data dagli organi sovietici alle operazioni militari nell'Afghanistan viene presa come segnale che il Cremlino intende ritirare al più presto il suo contingente intervenzionista. Vediamo il quadro come emerge dalla lettura dei giornali russi. Ciascuno ormai tiene un inviato speciale a fianco delle truppe. Mandano servizi sulla battaglia quotidiana nelle montagne, sulle imboscate dei ribelli lungo le strade principali, sulla distruzione dei villaggi e sugli attentati nelle città. L'organo dell'Armata Krasnaia Zvezda per tutta la settimana scorsa ha consacrato una mezza pagina (ne ha quattro in tutto) ai reportages dei suoi ufficiali-inviati dai fronti infidi dell'Afghanistan. Vengono illustrate le gesta coraggiose e avventurose dei soldati, menzionali i nomi di quanti si sono distinti, ma spesso 'anche di quelli rimasti uccisi. Scopriamo che già due militari si sono meritati l'Ordine di eroe dell'Urss, massima onorificenza riservata esclusi vamente per le azioni di guerr» j (per lunghi anni infatti se la | sono meritata soltanto gli t astronauti). Inviati speciali descrivono anche il coraggio delle madri nel momento in cui ricevono la comunicazione sulla morte dei figli. Per tutti gli atti di «valore ed eroismo» viene usata dai giornali la stessa qualifica ideologica: «Nel compimento del dovere internazionalista». Come per dire che i soldati sovietici sono stati portati nell'Afghanistan per una missione rivoluzionaria contro i «dushmani» reazionari. Oltre all'ideologia qui risalta una peculiarità linguistica: per i guerriglieri islamici i giornali russi non usano mai il consueto termine «vrag» (nemico), ma adottano un'antica parola, quasi in disuso, appunto «dushmanin», venuta nelle lingue slave dal turcimanno. Il vocabolo unisce il russo alle lingue delle popolazioni islamiche fra Frane Barbieri (Continua a pagina 2 In ottava colonna)
Persone citate: Gorbaciov
Luoghi citati: Afghanistan, Kabul, Texas, Urss
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