La leggenda d'una vetta

La leggenda d'una vetta La leggenda d'una vetta La prima orma umana fu stampata sulla calotta del Bianco alle 18,23 dell'8 agosto 1786 - La ricorrenza servirà a divulgare i meriti del medico Michel Gabriel Paccard, conquistatore del monte, che vide usurpata la sua impresa dall'infido compagno di scalata: Jacques Balmat - Le storiche vicende sui valichi La prima orma umana fu stampata sulla calotta del Monte Bianco, li punto più alto d'Europa, alle 18,23 dell'8 agosto 1786. Dell'Impresa sappiamo tutto, perché ebbe un cronista di eccezione: 11 barone Adolf Trangott von Oersdorff, sleslano, colto gentiluomo di corte. La segui, Insieme con tutta la popolazione di .Chamonlx, attraverso 1 rozzi cannocchiali del cacciatori di camosci, disegnò in una serie di schizzi 11 lento procedere di due puntollnl neri sull'Impervio candore del ghiacci e ne riferì nell'Inseparabile diario. Non solo: rilasciò al Regio Notalo della vallata dell'Arve una dichiarazione giurata su quel che aveva visto. Il previdente notaio era 11 padre del conquistatore del Bianco, Michel Gabriel Paccard, dottore In medicina (si era laureato a Torino e aveva fatto pratica a Parigi), allora ventlnovenne. Malgrado la dichiarazione giurata, malgrado la testimonianza dell'Intero villaggio di Chamonlx, il dottor Paccard é rimasto fino a Ieri uno del grandi misconosciuti della storia. Perché anche In questa vicenda, come In tutte quelle della vita, c'è un buono ed un cattivo. Buono, Intrepido, generoso e un po' Ingenuo 11 dottor Paccard; infido, avi do, fanfarone 11 suo compa gno di scalata, Jacques Bai mat. Balmat, anche lui di Chamonlx, era un «crlstalller», un cacciatore di cristalli: uno di quel montanari che si avventuravano nel luoghi più impervi del massiccio alla ricerca'del cristalli di rocca e conoscevano quindi bene la montagna, insieme con 1 cacciatori di camosci e 1 «marroni», le guide che avevano per brevetto reale li monopollo della scorta del viaggiatori attraverso i valichi alpini. Cinque giorni dopo la conquista del Bianco, dunque, Balmat andò a Ginevra a raccontare la sua. .versione dell'Impresa, attrlbuendose- ne tutto 11 merito, a due personaggi che entrano anch'essi nella leggenda del Bianco: Horace Bénédict da Saussure, professore di «filosofia naturale», cioè di scienze, e Marc Théodore Bourrit, scrittore e giornalista antelitteram, autore di mappe e descrizioni di tutte le Alpi Pennlne. E fu grazie alla cassa di risonanza di Bourrit che Balmat usurpò per decenni la fama di conquistatore della vetta: per intercessione dello scrittore ottenne da Vittorio Amedeo III un premio di cinquanta pistole piemontesi e un brevetto che gli consentiva di far seguire 11 suo nome dalle parole «dlt Mont-Blanc», quasi un attributo nobiliare. Invano Paccard gli fece confessare, in una dichiarazione alla presenza di testi¬ moni, la verità: che lui, Balmat, era stato più volte sul punto di rinunciare all'impresa e aveva proseguito solo perché rincuorato e confortato, che il dottor Paccard aveva dovuto accollarsi parte del suo càrico e che aveva tracciato la via verso la cima. Questa via è forse 11 maggiore del meriti di Paccard, perché l'aveva individuata studiando per due anni 11 massiccio con 11 cannocchiale Malgrado ciò, quando nel 1830 11 cimitero di Chamonlx fu trasferito, le ossa di Paccard, conquistatore del Bianco, furono disperse nella fossa comune e la sua tomba distrutta, mentre Balmat figura, sulla piazza del paese, nel monumento che ricorda la seconda e più celebre ascensione al Bianco, quella di de Saussure, U 3 agosto 1787. -, Questo bicentenario della conquista del Bianco servirà dunque, se non altro, a riconoscere 1 meriti del dottor Paccard e a divulgare la verità, cosi come fu ristabilita molti anni dopo l'evento dalle ricerche di altri alpinisti negli archivi di Chamonlx e dalla pubblicazione del diario del barone di Oersdorff. Perché è con l'impresa di Paccard che l'Interesse si sposta sulle vette: fino ad allora la storia del Bianco era limitata al valichi che tagliano la lunga catena montuosa, dal Piccolo al Gran San Bernardo. E' soprattutto una storia militare, si calcola che attraverso questi valichi siano passati nel secoli almeno due milioni di soldati. La prima impresa pare sirtrtat» quella di Annibale (se la controver¬ sia storica non viene risolta In favore del Monglnevro) con 1 suol elefanti, Ma si ricorda, tra l'altro, anche l'epica Impresa di Amedeo Vili che nel 1434 trasferì dall'arsenale di Thónon sul lago di Ginevra a Chlvasso stretta d'assedio ia pesantissima bombarda •Gaudlnette», facendole valicare la montagna su slitte trascinate da centinaia di valligiani. O la marcia del piccolo esercito di Valdesi, capitanati dal pastore Henry Arnaud, che attraversarono «fra le nevi e sotto la pioggia continua» 11 Col du Bonhomme, diretti alla riconquista della piccola patria da cui erano stati deportati. O, ancora, la Incredibile impresa del Primo Console Napoleone, che per piombare inaspettato sugli Austriaci fece In otto giorni valicare il Gran 8. Bernardo a quarantamila uomini, cinquemila cavalli, 22 cannoni e cinque obici: questi ultimi trascinati sulla neve entro tronchi d'abete scavati come piroghe. Dopo Paccard, primadonna diviene la vetta. E non solo in senso metaforico. Tra gli scalatori del Bianco ci fu, 11 12 agosto 1851, anche un Impresario teatrale inglese, Albert Smith. Una spedizione memorabile: 16 guide, 18 portatori, decine di bottiglie di vino e polli arrosto forniti dall'Hotel de Londres, un conto finale, per allora, pazzesco: 2400 franchi. Il tutto trasferito, un anno dopo, in un teatro di Plccadlily: immagini di picchi, cascate, ghiacciai e seracchl che ruotavano su un apposito diorama, con contorno di valligiani in costume, cani di San Bernardo e omaggio di fiori alpini alle signore. Uno spettacolo che, a dire dello stesso Smith, .colpì il pubblico come un uragano; richiamò anche la famiglia reale e tenne 11 cartellone per oltre due anni, fino alla morte. di Smith. Giorgio MarUnat L'Aigullle Noire svetta in primo plano in una litografia di Courmayeur del 1850 circa

Luoghi citati: Courmayeur, Europa, Ginevra, Parigi, Torino