A Mazara in cerca di fortuna

A Mazara in cerca di fortuna Inchiesta tra i tunisini che lavorano in Sicilia dopo le polemiche sugli stranieri A Mazara in cerca di fortuna Insieme con algerini e marocchini sbarcano con un permesso di tre mesi, ma poi si adattano ad ogni mestiere pur di «sbarcare il lunario» - Non si sa quanti siano: forse 4 mila in una cittadina di 45 mila abitanti Paghe al di sotto dei minimi sindacali - La diffidenza verso i siciliani - In mare con «tinozze» da demolire DAL NOSTRO INVIATO MAZARA DEL VALLO — Il sindaco Rosario Tambarello, notalo, socialista, è convinto che se dovessero allontanare da Mazara la manodopera straniera Irregolare, «i datori di lavoro che adesso possono operare al "nero" dovrebbero affrontare fora spese e questo comporterebbe un abbassamento del reddito sommerso. Comunque, ben venga un più rigoroso controllo, ma già alla frontiera, specialmente dopo gli attentati di Roma e Vienna: SI parla di tunisini, algerini, marocchini che sbarcano in Sicilia con passaporto turistico valido tre mesi, poi si fermano oltre questo termine e si mantengono come possono. Nessuno sa esattamente quanti siano i nordafricani a Mazara. Sarebbero 4 mila e forse più, disseminati nella cittadina che conta 45 mila abitanti. «ìvon esiste un censimento vero e proprio — dice Calogero Germana, dirigente del commissariato di pubblica sicurezza —. Solo 1305 hanno il regolare permesso di soggiorno: Al «Circolo del tunisini», per scambiare quattro chiacchiere sui loro problemi, occorre l'autorizzazione scritta del console Mohamed Hachem. C'è molta diffidenza negli africani. Devono superare le difficoltà della lingua, temono di non essere capiti, hanno paura che si -scriva troppo» e, soprattutto, temono un inasprimento del con- traili, dopo gli episodi di terrorismo. I clandestini raramente si fanno vedere In giro. Hanno paura di Incontrare «zio Matteo», l'ispettore Lo Casclo, che 11 rispedisce all'imbarco.; Sono ospitati da amici e parenti in vecchie e umide case del centro, storico abbandonate dal mazaresl dopo 11 terremoto del giugno '81. I più numerosi sono 1 tunisini. L'età media è sul trent'armi: lavorano In porto, nel campi, nelle cave di tufo. Tutta la bassa manovalanza è affidata alle loro braccia. Poi 1 marocchini che si dedicano esclusivamente al commercio: porta porta, sulla strada, percorrono In lungo e In largo la provincia trapanese, vendono di tutto manche l'anima dei loro morti» commentano sarcasticamente 1 locali. Oli algerini si contano sulle dita di una mano e an< cora alcuni gruppi di pescatori egiziani. Per tanti nordafricani che una volta la settimana sbarcano dal postale che arriva dall'altra sponda e attracca a Trapani, altrettanti si imber cano per tornare a casa. Nel¬ la zona di Mazara ne resta comunque sempre una massa fluttuante che non scende mal al di sotto delle tremila unità. Molti sono a Mazara da decine di anni, perfettamente integrati e 1 loro figli sono Italiani. Sono entrati con 11 visto, hanno contratti di lavoro più o meno regolari e non meno di seicento operano nel settore marittimo che qui vanta la maggiore telli, cugini, amici. Un flusso e riflusso, come la marea. Chi ha un lavoro regolare può permettersi un alloggio decoroso dove paga una pigione di poco sopra le centomila lire mensili per tre camere, cucina e servizi. I loro figli frequentano dalla prima alla quinta elementare in due aule fornite dal Comune, ma con Insegnante tunisino, pagato dal suo governo. Nella casa di Mohamed Baiali ci sono le fotografie della Juventus e del Napoli Incollate alla parete, 11 televisore acceso anche se nessuno lo guarda con 11 volume che è di poco sopra al sussurro; Mohamed ha 38 anni, moglie e tre figli, racconta che è imbarcato, porta a casa un milione e mezzo al mese. «Certo la vita del mare è dura, però rende. Sono qui da una decina d'anni, chissà se tornerò mai più in patria». Invece Canna Souflane, 23 anni, ha del progetti ben precisi: imparerà bene 11 mestiere, poi andrà a fare il pescatore in Tunisia, «J7 presidente Burghtba ci oiuterd o mettere su una cooperativa, lavoreremo fianco fianco con i cristiani». Oarma è un solitario, non lega con i mazaresl: mSono razzisti, ci dicono sempre di tornare a casa nostra». Il giovane si esprime a fatica, parla più 11 siculo che l'italiano, commenta con amarezza che molti suol connazionali che approdano in Sicilia In cerca di fortuna finiscono nelle mani degli spacciatori di droga «ed ecco che ci puntano gli occhi addosso e dico¬ flotta peschereccia d'Italia, oltre 400 natanti, Vito Oancltano, della Cgll, responsabile regionale del settore pesca, dice che i tunisini fanno navigare anche le «tinozze» «ed è grazie a loro se le fatiscenti imbarcazioni non vengono demolite». Per rendere meno amaro 11 commento, aggiunge: «Però non vanno in alto mare, pescano sottocosta: Oli Irregolari occupano 1 posti abbandonati dalla manodopera locale. Sono contattati da chi cerca braccia a basso prezzo per fatiche di un giorno, una settimana, un mese. Si adattano a fare di tutto. Sono, insomma, 11 pilastro del lavoro nero. -Mediamentre guadagnano il 40 per cento in meno di un operaio locale che tra l'altro è sottopagato — continua il sindacalista —. Questo comportamento forzatamente antisindacale crea disordini, malumori e pregiudizi nei loro confronti». Dieci ore di Impegno sono compensate con 20 mila lire. Questi lavoratori si fermano un anno, due, anche solo una stagione. A sostituirli arriveranno 1 loro fra¬ no che slamo tutti delinquenti. Ma non è vero». Lo scorso anno là questura ne ha allontanati da Mazara, con motivazioni diverse, un centinaio e attualmente una ventina sono in attesa di processo per furto, traffico di droga, rapina. Jamel S., 22 anni, da circa tre anni lavora nella stessa pizzeria. Il principale lo corregge: 'Sbagli, sei qui da appena 15 giorni». Un attimo di imbarazzo, 11 giovanotto si ri-1 prende: -Già. è vero», ma non parla più di se stesso. SI alza dalla sedia e, prima di tornare alle sue occupazioni, commenta: »L'Italia, per l'aiuto che da alle popolazioni africane, è il miglior Paese d'Europa». Tra tutti gli africani che un più attento controllo di polizia potrebbe allontanare, uno solo sembra aver capito come andranno a finire le cose. Alloggia in una specie di caverna e dorme su un materasso che deve aver trovato nell'Immondizia. I suol parenti, che sono dall'altra parte del Canale di Sicilia, lo credono sistemato bene e lui non vuol far sapere la sua tragica situazione. Sorride. -Passati l primi momenti — dice — tutto tornerà esattamente come adesso». E' informato sulle forze di polizia e carabinieri. « Una quarantina di persone e se dovessero stare dietro solo a noi occupe rebbero tutto il loro tempo ad accompagnarci alla frontiera». Aldo Popaiz

Persone citate: Aldo Popaiz, Calogero Germana, Impegno, Jamel S., Mohamed Hachem, Rosario Tambarello