Signori, l'ingegno non va in scena di Oreste Del Buono

Signori, l'ingegno non va in scena Quando gli scioperi annullano le «prime», a Torino o Firenze o altrove Signori, l'ingegno non va in scena La «prima» dell'Ulisse di Dallapiccola nel nuovo allestimento di Sylvano Bussotti, diretto da Milan Horvat, è,' come si sa, saltata al Regio di Torino l'altra sera per uno sciopero dei tecnici. E' da qualche tempo che i teatri lirici si sono messi d'impegno per sfatare quel detto, per la verità abbastanza sinistro, «lo spettacolo continua». Specialisti, non so, delle luci o di qualcos'altro e maestranze in genere paiono trovare "un vigore, un estro, uno spirito di corpo particolari nel realizzare una non realizzazione. Mandare a male una semplice prova .d'orchestra non é più considerato granché da quando ci hanno anche fatto un film. Meglio un'opera lirica in un allestimento particolare che non potrà essere facilmente ripreso in altra data, con quegli interpreti che non saranno più disponibili per contratti diversi. Non molto tempo fa per qualche motivo, analogo o no, non importa, il tipo di motivo, non è mai troppo decisivo, è saltato al Comunale di Firenze un particolare allestimento de // ballo in maschera di Verdi per la regia di Sandro Sequi e la direzione di Gianandrea Gavazzeni con Pavarotti, Maria Chiara e Cappuccini. La «prima» non c'è stata, e non ci sono state repliche. Forse sarà apprezzabile al Regio di Torino, non come ripresa, ma come 'iprima» poiché figura in cartellone, ma bisognerà vedere cosa ne penseranno le maestranze alla data annunciata del 12 febbraio. Peccato che l'Ulisse non figuri in una qualsiasi data nel cartellone del Comunale di Firenze. E' un nuovo compito da affidare al computer. Studiare preventivamente dei sistemi sicuri per l'apparizione della «prima» in qualche teatro lirico italiano. E vendere magari le schedine per costituire un monte premi allettante. Scherzi da dozzina a parte, quel che preme segnalare é che non si é affatto contro la legittimità degli scioperi, ma che sorprende come gli scioperi abbiano il potere di colpire totalmente le opere d'ingegno, la combinazione di talenti indispensabile per progettare, mandare in scena, imporre un nuovo buon allestimento. I prodotti di un'industria qualsiasi al massimo subiscono dagli scioperi il danno di un ritardo, anche le industrie alimentari hanno l'opportunità di preservare i loro prodotti dal deperimento o dalla fermentazione. I prodotti dell'in¬ gegno, no, in più di un caso sono irriproponibili. Ecco perché gli scioperi contro l'ingegno riescono meglio e danno, tutto sommato, più soddisfazione a chi li compie. Più soddisfazione morale, mi è concesso di dire, ma francamente ignoro se la soddisfazione economica segua con altrettanta puntualità. Infatti, non è per nulla sicuro che i sovrintendenti, i direttori amministrativi o anche artistici siano meglio degli scioperanti e non combinino pasticci peggiori. Anzi, molte volte, la ragione fondamentale degli scioperi é proprio costituita dalla loro insipienza. Quello che conta, comunque, è che per giusta o ingiusta causa, l'opera d'ingegno non va in scena. Un altro punto assicurato, attenti alla media. Oreste del Buono

Persone citate: Cappuccini, Dallapiccola, Gianandrea Gavazzeni, Maria Chiara, Milan Horvat, Pavarotti, Sandro Sequi, Sylvano Bussotti, Verdi

Luoghi citati: Firenze, Torino