Breve felicità di due sconfitti di Osvaldo Guerrieri

| Breve felicità di due sconfitti ! «Tango viennese» al Nuovo | Breve felicità di due sconfitti | j TORINO — Un uomo, una donna, la vecchiaia lncom;bente, lunghe malinconie, 11 ^conforto dell'alcol, poco sesj ìso, la vita come perfida ingiuria, il bisogno di affermare la ! 'propria presenza anche con 'Ila menzogna. Ecco, è l'unl! verso drammatico che l'Ita!c,' ; austriaco Peter Turrini, dopo ! iun esordio violento e «crude' |le», ha sviluppato in una doz! 'zina di copioni e ha trasferito I in ci Tango viennese in scena l'alla sala Valentino del Nuovo per 11 Gruppo della Rocca, j 'con la regia di Francesco Macedonio e l'Interpretazione di Ariella Reggio e Darlo Penane. » La commedia ci racconta un incontro fuggevole, nella .notte di Natale e déntro un grande magazzino deserto, 'Ira la donna delle pulizie Maria e il guardiano Josef. Vediamo subito che sono due esiliati della vita. Incontrandosi, parlandosi, mentre fuori luccica un'occasionale e "chiassosa solidarietà, fanno ; deflagrare due solitudini asj solute. Ohe cosa sono stati? Che cosa sono? DI chi sono \ "stati? In questa notte cosi straordinaria, che rende più ; acuta anche la tristezza, è ! confortante cucirsi addosso , un'anagrafe seconda, inventarsi un passato politico leonino o un'esperienza di music-hall a Casablanca. Ma, soprattutto, é bello crederci. Con Giuseppe é Maria en trlamo anche noi in questo presepe laico e crepuscolare nel quale tuttavia manca il Bambino, cioè la speranza. Lele Luzzatl, con la sua scena coloratissima, affollata di giocattoli infantili, di Madonne fintogesso, di simboli natalizi, di sagome colorate appese a tubi di ferro, ci da la cornice eccessiva e straziante di questa ascesa alla vita che, per un di più sentimentale o per una tardiva voglia di ri' sardmento, porta la coppia a ^memorarsi In un tango e a tentare un maldestro accoppiamento, rievocazione di un lontano e impreciso evento. Sono molte le suggestioni di questo kammerspiel irresoluto e amaro. Turrini ha ri' Imitato 11 concetto di teatro politico, a lui cosi caro, in una esistenziale e sofferta sfida alla vita, facendo balenare un umorismo amaro che nasce dalla trasfigurazione del- l'infelicità. Ci offre la sensibilità dei vinti con una leggerezza di scrittura che la regia di Francesco Macedonio visualizza in un gioco di contrappunti, in una garbata rappresentazione di personaggi che svelano poco per volta la loro anima, da un iniziale pudore passano a una sempre più esibita e impudica manifestazione di sé. E bisogna dire che Ariella Reggio e Darlo Penne sono esemplari nelle parti di Maria e di Josef. Vecchi senza vecchiaia, innescano scintille di bella teatralità, evitando le trappole del troppo facile effettismo e anzi Incapsulandosi in una secchezza di toni nella quale si respira più profonda la durezza del destino. Alla fine, lunghi e meritati applausi. Osvaldo Guerrieri : ', Ariella Reggio e Dario Penne nella commedia di Turrini

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