A Tripoli, ostaggi della paura

A Tripoli, ostaggi della paura Mobilitazione per un blitz americano, ma anche fatalismo: è la noia a temperare il rigore islamico A Tripoli, ostaggi della paura Spaventa la flotta Usa rafforzata ma anche quanto può accadere dopo il 31, scaduto l'ultimatum di Reagan ai cittadini Usa - Strade deserte, assemblee continue: Gheddafi arriva d'improvviso, fa lezione, poi sparisce per un nuovo comizio - Code senza proteste a negozi e supermarket avari di cibo - Come una mancata rivoluzione urbanistica ha potuto trasformare la città in agglomerato indecifrabile DAL NOSTRO INVIATO TRIPOLI — oheddafl o chiama !a Libia alla mobilitazione. E' un brutto momento. -l rischi di guerra sono con Inai: Ora non è solo la portaerei «Òoral Sea» a mlnac- ciare con 1 suol «pio» le basi /militari libiche e 1 cinque campi palestinesi d'addestramento. Ieri, sul tardi, la «Saratoga» ha chiuso il suo viaggio di trasferimento dall'Oceano Indiano, e adesso fa , rotta d'appoggio anch'essa in « queste acque, accompagnata da cinque navi da guerra. Or•i mai un'intera flotta operatl' va stringe d'assedio la costa dal Golfo della Sirte. Shultz ' non esclude l'opzione militare. Ma la guerra tra Reagan ' e Qheddafi è ancora una guerra di parole ed è molto probabile che cosi resti fino al 31, giorno di scadenza dell'ultimatum per 1 cittadini americani chiamati a lasciare la Libia. Quello che succederà poi non lo sa nessuno. Il Pentagono ha un plano d'attacco con tre alternative, pronte a scattare all'ordine della Casa Bianca; l'incidente di lunedi scorso, quando un ricognitore della Coral Sea 6 stato intercettato a Nord di Tripoli da due caccia libici, se fosse stato seguito da uno scontro molto probabilmente avrebbe fatto lanciare l'attacco. Le ragioni politiche hanno fissato une serie di ipotesi diplomatiche, e non militari, sugli sviluppi di questa drammatica situazione; ma certo un incidente Imprevedibile può alterare l'analisi del warroom americano. Con le conseguenze minacciate da Qheddafi: «Se l'America attacca, saremo già nella tema guerra mondiale». Comunque Tripoli non patisce questo lungo stato d'assedio. La citta mostra un'indifferenza che sflora 11 fatalismo, svegliata solo dai cortei che a comando traversano le sue strade gridando contro gli americani. Alle spalle 11 deserto si stende largo e piatto per qualche miglialo di chilometri, tra ciuffi solitari di alfa: l'intera vita del Paese pare concentrarsi su questa sottUe strisce di costa fertile, In un desiderio di acqua e di verde che le generazioni debbono certo sentire come il riscatto dalla storia nomade dentro il Sahara. I vecchi fotogrammi della memoria tradiscono però il tempo. Sparito dal fronte di Tripoli 11 bel lungomare di palme e sabbia, oggi la quar ta sponda è una brutta Dan cata di cemento. Il porto che ci hanno costruito è disperatamente vuoto, senza lavoro, tagliato dall'aria fredda di quest'inverno di paura. Tripoli ha certo cambiato 11 suo profilo, qualche grattacielo copre le antiche terrazze bianche e la mezzaluna del minareti; ma le antenne della tv sono puntate a Nord, e d'estate quando soffia 11 vento e l'aria si fa più liscia, allora sugli schermi arriva l'Italia. La citta si fa brutta. La sua nuova storia ha i palazzi di una cultura che crede alla tenda più che alla citta, nella lotta tra 1 beduini all'interno e i berberi della costa la vittoria va determinando anche lo spreco di urbanistica del regime. Le nuove architetture che tentano di disegnare ufsuucsprdqsctepivta uno stile di austera disciplina finiscono per sovrapporsi senza radici a una struttura urbana che comunque aveva una sua razionalità, una composita aggregazione. Basta comunque non farci troppo caso, e lasciarsi passeggiare dentro le vecchie strade del centro. Soprattutto In questi giorni quando le assemblee popolari tengono chiusa nelle sale pubbliche tutta la gente di qua, e le vie e 1 quartieri tornano all'improvviso vuoti per ore e ore in un silenzio irreale, come le vetrine di un museo disabitato. SI ritrovano allora l'antica aria di piccola provincia del o e e a l Sud, levantina ma anche mediterranea, 1 porticati freschi le case basse e bianche d'Intonaco, 1 pavimenti delle strade rivoltati eternamente all'aria. Nella Medina, 1 minareti candidi riempiono ogni orizzonte. Su un muro, una vecchia targa di ottone ricorda ancora in turco, in arabo e in inglese, che un secolo fa 11 si vendeva tabacco. Una citta assediata qualche sofferenza deve averla per forza. Tripoli pare scaricare tutti suol malumori sui problemi più generali del vivere quotidiano, dentro 1 banchi spesso vuoti del supermercati governativi. Davanti al pochi negozi che sono ancora aper¬ ti la coda si allunga e si infittisce senza spazientirsi mai, le donne da una parte con le loro tuniche bianche o le vesti europee di taglio approssimativo, 1 ragazzi e gli uomini dall'altra, tutti un po' uguali, 1 più vecchi con lo zucchetto nero che scivola sulla fronte. Il fervore rivoluzionario acceso a comando ha fatto ancora più assopito l'umore del' la città. Anche 1 pochi cinema debbono tenere chiusi 1 loro cancelli «per disposizione governativa», come dice un pezzo di carta scritto a mano. Al Waddan, li più bello, dava High road to China, uno di quel flimoni d'avventura pie no di colpi di scena e di pae saggi a largo respiro. L'Ashara, 11 Metropol e l'Alhambra avevano in cartellone film polizieschi e storie brillanti. Ma anche quando sono aperti, l'ultimo spettacolo si da alle a di sera, perché alle 1011 silenzio è Imposto come un coprifuoco non dichiarato, Le notti di Tripoli sono lunghe, per comando della rivoluzione ascetica durano 12 ore, e sono tristi e vuote. Sono rari 1 caffé aperti anche di giorno, figuriamoci la sera; I ristoranti saranno tre o quattro. Ohi vuol fare dolcevita va a cenare nel ristoranti degli alberghi, servito dal pochi depressi camerieri marocchini o tunisini rimasti dopo 11 grande esodo di alcuni mesi fa. L'assedio americano e la severità del regime si integrano, quello rafforza questa e finisce per darle anche una giustificazione contingente. La grande Piazza Verde conserva il suo vecclo fascino coloniale soltanto nella luminosità tiepida e forte del giorno; ma la sera, cuore della Jamahiryia e patibolo per le forche degli oppositori, è senza luci, perduta nel buio, come una sorta di sudarlo sotto il quale resta il ricordo delle vittime più che II sogno tormentato della rivoluzione. La fronda, le delusioni, 11 malumore crescente, l'opposizione Interna sulla quale Reagan pare costruire 11 6U0 progetto per un cambio di regime, accompagnano 1 comportamenti quotidiani, sono un Incontro costante anche nel filtro del sospetto e della diffidenza. Il regime è presente ovunque, assiduo, pletorico, spesso disorganizzato. Aiuta, controlla, sorveglia. Le assemblee popolari di questi giorni hanno agitatori, scanditorl di slogans, lnfiam matori professionali di as semblea. Il momento è crlti co, le navi che stanno qualche miglio al largo rafforzano soltanto un segno che sta già nella storta d'ogni giorno di questa città. Oheddafl arriva anche in incognito nelle assemblee, vi appare all'improvviso, parla e spiega. Chiama la mobilitazione. Poi scompare com'era arrivato, onnipresente come Iddio, ugualmente vigile. Ovattata dal controllo del regime, la vita qui si consuma monotona e muta. Non accade nulla che si possa vedere, filmare, raccontare. Le troupes televisive americane si disperano. Ieri pomeriggio 1 giornalisti hanno tentato di metter su una partita a palla sulla grande bancata che sta davanti all'albergo. Mentre le squadre scalciavano, accanto passava una lunga colonna di camion militari diretta verso Est. Sull'acqua del porto, qui accanto, dondola 11 vecchio sottomarmo Diesel che non spaventa più nemmeno 1 gabbiani. Mimmo Candito ■m'ì Tripoli, l'ulc c maschere antigas in un'csercila/ionc delle giovani iscritte all'Accademia militare femminile (Tclcfolo Ap)

Persone citate: Gheddafi, Mimmo Candito, Reagan, Shultz