I mali russi si chiamano Breznev

I mali russi si chiamano Breznev Gorbaciov attacca gli ultimi fedeli del defunto leader (senza nominarlo) I mali russi si chiamano Breznev Un articolo del Procuratore generale sovietico gli addossa problemi economici, corruzione, alcolismo, ingiustizia DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — // suo nome non c'è, ma il riferimento agli «Anni Settanta, inizio degli Anni Ottanta» non lascia dubbi. L'imputato, ancora una volta in queste settimane precongressuali, è il Segretario del grande immobilismo, Leonia Breznev. I bersagli, ancora ima volta, le ultime pattuglie del breznevismo: sempre più sottili. Le accuse sono chiare, nette, nervose: «Bisogna dire apertamente che le tendenze negative e le difficoltà che il nostro Paese ha incontrato negli Anni Settanta, inizio degli Ami Ottanta, l'insufficiente risolutezza nello stroncare fenomeni estranei al socialismo, hanno frenato la soluzione di numerosi problemi dell'economia popolare, hanno provocato l'indebolimento della disciplina sociale», scrive sulla rivista teorica del partito, Kommunist, il Procuratore generale dell'Urss, Rekunkov. Il lungo tramonto di Breznev è stato quindi un pericoloso nodo di rilassatezza etica e politica, di debolezza sociale, di fragilità economica. Tre mesi fa, nella presentazione del nuovo programma del partito, Breznev e t suoi tremolanti cavalieri erano stati accusati di avere impedito «l'uso completo delle possibilità e dei vantaggi del sistema socialista», di avere «frenato la spinta in avanti». Di avere commesso, insomma, grossolani errori nel campo dell'economia. Oggi l'accusa è più articolata: le conseguenze di quegli errori intaccano la morale socialista. «Si sono acutizzati i problemi dell'alcolismo, sono aumentate violazioni di •vario genere, si sono moltiplicati i redditi non lavorativi». Rekunkov fa molti esempi. Ola «collusioni tra una parte dei dirìgenti e vari macchinatori e delinquenti», in alcune Repubbliche. Cita «la proliferazione delle tangenti, furti di beni statali, punizione e persecuzione per chi aveva criticato». Episodi uguali, o simili, a quelli che quasi ogni giorno elencano i giornali: Sovietskaja Rossija sferzava ieri «carrieristi e burocrati». Ma l'attacco di Kommunist è qualcosa di più: un processo alle ultime vestigia del breznevismo. Non è un caso, certo, che due giorni fa «errori», «violazioni della disciplina di partito» e «abusi di potere» abbiano provocato l'allontanamento di alcuni funzionari in Ucraina: quella Repubblica è il feudo di Vladimir Scerblzi, uno degli ul¬ timi superstiti della vecchia guardia. Non è un caso, probabilmente, che tre giorni fa sia apparso in tv, al telegiornale, della sera, l'altro grande avversario di Gorbaciov, il segretario del partito in Kazachistan, Kunaev. Quasi a fare autocritica, in atteggiamento di sottomissione. Raccontano a Mosca'che durante una riunione di scrittori alla quale partecipava Gorbaciov, il poeta Evtuschenko abbia detto: «Mi vergogno di avere in tasca i tagliandi del privilegio», quelli con i quali si accede ai negozi di alimentari speciali. Raccontano un altro episodio. Il nuovo sindaco di Mosca, un gorbacioviano, ha rifiutato la mensa speciale, alla quale aveva diritto. Tutti i suoi subalterni hanno seguito l'esempio. La «nuova morale socialista» si impone anche così. Emanuele Novazlo I x-onid Breznev in una caricatura di David Irvine

Luoghi citati: Mosca, Ucraina, Urss