Levia: «Dopo anni di desiderio mi sporco le mani con Sartre» di Osvaldo Guerrieri
Levia: «Dopo anni di desiderio mi sporco le mani con Sartre» DUE DEBUTTI TEATRALI: «Il diavolo e il buon Dio» di Sartre a Roma e «Commedia d'amore» di Slade a Milano Levia: «Dopo anni di desiderio mi sporco le mani con Sartre» ROMA — Le tenzoni di Gabriele Lavla non finiscono mal, né s'attenua il suo desiderio di misurarsi con l'assoluto drammaturgico. La smanta barocca unita a uno spie-, cato gusto per il feuilleton' teatrale lo ha spinto fra le impetuosità dello Sturm und Drang e fra le storie dì cuore e di potere agitate dal Don Carlos di Schiller e dall'Aquila a due teste di Cocteau. Ora, per non smentire la sua tendenza all'eccessivo e all'incontenibile, mette in scena II diavolo e 11 buon Dio, tre fluviali atti di Jean-Paul Sartre (la prima parigina del '51 durò sette ore e mezzo) che equivalgono al manifesto drammatizzato dell'esistenzialismo. Lo spettacolo è da ieri sera all'Eliseo di Roma, prima tappa importante dopo una quarantina di rappresentazioni in centri minori. Ovunque, dice Lavla, «è stato battuto ogni record d'incasso, un metro importante per sapere se il teatro è pieno o vuoto». £ ovunque, aggiunge, il pub- ■ blico ha reagito bene, nonostante la lunghezza. Non sono piti le sette ore e mezzo che fecero impazzire ■ Brasseur: il testo è stato dimezzato, ma conserva sempre una durata ragguardevole. Se : a ciò aggiungiamo un'ombra ' di scetticismo sull'attualità , dei temi dibattuti da Sartre, '. allora sospettiamo che la ' scommessa di Lavìa è, questa volta, più ardua del solito. Ma ■ l'attore-regista ha una grande virtù: crede In ciò che fa. Dice che desiderava mettere ■ in scena questo testo da anni, ■ prima del nuovo rilancio editoriale di Sartre e prima che Scapano entrasse in area esistenzialista col Caligola di Camus. «Allestire II diavolo e il buon Dio equivale per me a un tuffo giovanile, faceto i conti con la mia formazione culturale e soprattutto mi accorgo che 1 nodi di allora non sono stati ancora sciolti». Il dramma è incentrato sulla figura di Goete, un condot fiero mercenario vissuto nel Male che, durante l'assedio alla città di Worms, promette di esercitare per un anno il Bene. Fonderà la Città del sole, adotterà una dottrina populista, ma giungerà alla conclusione che il Bene assoluto non esiste, così come non esiste Dio. Dice Lavla: «Questo tema è importantissimo per una cui' tura cattolica qual è la nostra. Mi accorgo, durante lo spettacolo, che U pubblico lo prende col cuore e non con la testa». E come lo spiega, come lo porge? «Sartra pensava a una messinscena melodrammatica, popolare. Era 11 compromesso di un uomo impegnato come lui: si sporcava le mani con un teatro non lineare, pieno di gonfiori alla Victor Hugo. Io, al contrarlo, ho voluto fare uno spettacolo lineare, in una scena fissa, puntando esclusivamente su gli effetti della recitazione». Ce li vuole spiegate? «Abbiamo voluto sporcarci le mani anche noi, senza pudori, ma per fare arrivare 11 testo e l'assurdo che ne è alla base. La tesi di Sartre è questa: è utopistico tentare la via dell'assoluto. Il protagonista ha un rapporto, assoluto con Dio, ma non si accorge che alla fine deve accettare 11 compromesso, è condannato a scegliere per la libertà». In che modo ha imposto a Monica Guerritore, a Sergio Reggi, a Gianni De Lellis e agli altri attori di «sporcarsi le mani» con questi temi? «Recitando al meglio. Purtroppo noi facciamo un mestiere privo di modelli. Viviamo nell'era del doppiatori e i nostri miti sono gli attori americani, John Wayne e gli altri. Abbiamo nelle orecchie le voci terrificanti e omogeneizzate del loro doppiatori, attori modesti, vera calamità per 11 teatro. Gli attori, quando vengono da me, sono rovinati dal doppiaggio. Ed è una grande conquista riuscire a toglierci questa voce». E' questo il maggior risultato dello spettacolo? • «SI, è stata conquistata una nuova verginità». Osvaldo Guerrieri
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