Con Miller «Don Giovanni» senza gioia

Con Miller «Don Giovanni» senza gioia Londra: il regista del «Rigoletto» mafioso ha messo in scena un Mozart funereo Con Miller «Don Giovanni» senza gioia Azione notturna, personaggi in nero - Per il ((Maggio» una «Tosca» moderna: in una Roma fascista Cavaradossi partigiano. LONDRA — C'era molta aspettativa per l'edizione del Don Giovanni che Jonathan Miller, regista di lirica e di documentari televisivi, noto come l'autore del celebre e contestato Rigoletto mafioso,, ha messo In scena per la Engllsh Opera Company al Coliseum. Perché Miller è un uomo colto che In genere cura le sue regie e se risvolto c'è, non è gratuito. Ma In questa edizione 11 Don Giovannl non è un «dramma giocoso», come indicano Mozart e Da Ponte, perché il secondo attributo gli è stato tolto dal regista. L'azione è sempre notturna. In uno scenarlo settecentesco che sembra bombardato nella seconda guerra mondiale. Sono tre «torri», come le ha definite Jonathan Miller, che si spostano per formare diversi ambienti, evitando le interruzioni del cambiamenti di scena: per 1 quali, però, Mozart aveva scritto le sue arie. Luci bianchissime piovono dall'alto e ricordano un campo di concentramento. Tutti 1 personaggi sono In nero (compresa la sorridente Zerllna) e Ooya, che in cosi tante edizioni del Don Giovanni è stato usato, questa volta è il Ooya della Quinta del Sordo, 11 più tetro e sinistro. Spesso citato letteralmente. Se la statua del Commendatore trionfa in una composizione assai' barocca, postbernlnlana con qualche primo tocco di Direttorio, quando arriva a cena non è più la Statua gentilissima, bensì torna ad essere 11 Commendatore In carne ed ossa, e vestito di nero, naturalmente, Cosicché la musica del passi che accompagna la statua che cammina — e una delle idee centrali dell'opera è lo spavaldo Invito a cena di una statua, di un monumento — non è Illustrata. Alla fine, Donna Elvira e Leporello testimoniano non l'arrivo dei demoni che vengono a prendersi il «dissoluto punito», bensì una squadretta di evanescenti donne pallidissime, quasi morte. Alcune hanno un feto In mano, tutte sono vittime dell'interesse amoroso di Don Giovanni. Le voci maschili del coro cantano fuori scena. Don Giovanni (William Shimell) non è l'eroe che sfida le convenzioni, ma un an¬ tipatico mascalzone. Non convincono perciò le follie che commettono le signore che lo rincorrono fin da Burgos, né la nostra segreta ammirazione. Don Giovanni deve somigliare più a Byron che non a Carmelo Bene, invece Jonathan Miller (nonostante avesse a disposizione un viso magro e un elegante naso aquilino, oltre a un bel corpo svettante, nerh accompagnato però da una voce altrettanto attraente) ci dipinge Don Giovanni come un burino. Eccolo subito senza pantaloni, uscire ansimante dalla casa di Donn'Anna (Josephine Bastow, incauta scelta per questa parte), e infilarsi gli stivali In fretta; non si capisce come Donn'Anna non ce la faccia ad acchiapparlo. Ha poi sotto il naso Leporello (Richard Van Alien), senza maschera, Imbambolato, che potrebbe facilmente riconoscere. Anche In Leporello, Miller ha voluto vedere un personaggio completamente •nero», senza risvolti. Donna Elvira (Tellcity Lott) e Zerllna (Lesley Garretti hanno le migliori voci della serata e recitano In modo convincente. La vera delusione 6 la direzione di Mark Elder, direttore stabile del Collseum, uno dei più promettenti direttori della nuova generazione, la cui fama ha subito uno scossone dopo quest'opera che è riuscito ad appiattire, ad eseguire senza sottigliezze, con una lettura monotona-. DI buono c'era 11 libretto, ritradotto da Amanda ed Anthony Holden, che se la sono cavata molto bene, rendendo le battute e mantenendo l'eleganza del linguaggio di Da Ponte. Jonathan Miller, che sta ora preparando la regia di rosea per 11 Maggio Musicale (direttore Zubln Mehta) ha deciso di fare questa nuova opera «moderna». Se arpia sarà un capoccia dell'Oyra, Tosca una diva tipo Maria Denis, Mario Cavaradossi un comunista, un partigiano. Lo scenarlo sarà una Roma fascista di stanze sinistre e vuote, di chiese bombardate, di camerette da tortura. In questo Miller ha un nemico, 11 libretto, che parla di Palazzo Farnese, di Castel Sant'Angelo, di vittorie napoleoniche. Gala servalo l-cslcy Carroll (Zcrlina) e William Sitimeli (don Giovanni)

Luoghi citati: Burgos, Castel Sant'angelo, Londra