Eni, botta e risposta sul petrolio libico

Eni, botta e risposta sul petrolio libico Come si difende l'ente di Stato dopo le accuse del socialdemocratico Reggiani Eni, botta e risposta sul petrolio libico Secondo il psdi dipendiamo troppo dalle forniture di Tripoli - La società petrolifera risponde: «Ci stiamo diversificando» MILANO — Nella polemica sorta In questi giorni sull'efficacia di un embargo economico europeo nel confronti della Libia mancava il coinvolgimento del nostro ente petrolifero Eni: ci ha comunque pensato ieri mattina il presidente dei deputati socialdemocratici Alessandro Reggiani, che ha presentato al ministeri delle Partecipazioni Statali, degli Esteri e del Commercio estero un'interpellanza assai articolata. Reggiani vuole sapere se è vero che -le estrazioni di petrolio e gas del gruppo Eni in Libia rappresentano il 45 per cento della capacità estrattiva dell'Eni all'estero; dall'inizio della crisi petrolifera ad oggi l'Eni ha aumentato l'approvvigionamento dalla Libia e diminuito quello da altri Paesi arabi; quest'anno è previsto un aumento del 30 per cento rispetto al 1985 dell approvvigionamento petrolifero dalla Libia; nella politica della diversificazione degli approvvigionamenti l'Eni ha trascurato l'obiettivo di raggiungere un maggior grado di sicurezza politica ed economica'. Quelli di Reggiani sono appunti gravi nel confronti dell'Eni, e lasciano Intendere che per il nostro governo oggi è più difficile perseguire una dura lln,ea di boicottaggio economico nel confronti della Libia perché l'ente energetico di Stato non ha diversificato per tempo le fonti di approvvigionamento. Insomma, fa capire 11 parlamentare socialdemocratico, slamo ricattabili sul fronte energetico, non possiamo fare a meno del greggio libico proprio quando l'abbondanza di oro nero sul mercati Internazionali potrebbe consentirci una maggior autonomia politica. Come risponde l'Eni a queste accuse? Fonti dell'ente di Stato non contestano alcuni dati riportati da Reggiani. Nel 1985, dicono, le società operative dell'Eni hanno estratto direttamente nel mondo 10 milioni di tonnellate di greggio: di queste 4.5 vengono proprio dai giacimenti libici di Bu Attifel, altre 2 dall'Egitto, due dalla Nigeria, 11 resto dal Mare del Nord (più altri due milioni, infine, dall'Italia). Dal 1982 al 1985 le Importazioni di greggio dalla Libia sono salite del 36 per cento (e saliranno ancora quando en- treranno In funzione 1 giacimenti off-shore di Bourl) ma questo fatto, sostengono le fonti dell'Eni, non è dipeso dalla politica dell'ente di Stato, bensì da altri operatori, ad esemplo Esso, Saras, Total e Montedlson, che trovano conveniente rivolgersi al pozzi del colonnello Oheddafl. In totale, dunque, l'Ita¬ lia importa dalla Libia poco meno di 250.000 barili al giorno di greggio (circa 14 milioni di tonnellate all'anno); di queste, 4,5 milioni provengono dal pozzi gestiti dall'Eni. Per quanto riguarda l'aumerito della capacità estrattiva del 30 per cento prevista per il 1986. le fonti sottolineano che è più conveniente per l'Italia acquistare greggio prodotto dall'Eni all'estero che non reperirlo sul mercati mondiali. In secondo luogo le capacità di produzione degli impianti In joint-venture sono concordate tra 1 governi, che le alzano e le riducono a seconda delle loro esigenze economiche. Evidentemente 11 governo Ubico ha previsto per 11 1986 un maggior Introito dalle royaltles petrolifere e ha chiesto una maggiore produttività degli Impianti gestiti dall'Eni. Ma ricade sul politici, quindi sul governo, la decisione di autorizzare l'Eni a far marciare più velocemente le pompe di Bu Attifel. L'ente di Stato nega Infine di essersi adagiato sugli allori per quanto riguarda la sicurezza degli approvvigionamenti: dal 1982 ad oggi l'incidenza del greggio arabo è passata dal 60 al 50 per cento del nostro fabbisogno, rilucendosi da 41 a 32 milioni di tonnellate, mentre 1 Paesi fornitori sono saliti da 14 a 22, con una ulteriore spinta verso la diversificazione. In questo fenomeno, va ricordato, hanno giocato un ruolo determinante le ridotte esportazioni di greggio Iracheno e iraniano a causa della guerra tra 1 due Paesi mediorientali. Infine, ci vorrà ancora tempo prima che 1 pozzi gestiti dall'Eni in Angola e negli Stati Uniti diano risultati apprezzabili sotto l'aspetto commerciale. Gianfranco Mortolo • PETROLIO — Importanti giacimenti di petrolio e di metano sono stati recentemente scoperti in Iran. Essi permetteranno di aumentare sensibilmente la produzione energetica del Paese. E'quanto ha dichiarato 11 primo mi nlstro Iraniano Mlr Hosseln Mossavi In una Intervista al quotidiano turco «Ounes» giacimenti, secondo 11 capo del governo di Teheran, si trovano nelle regioni di Bu cheher e Jahrom, nella zona sud-occidentale del Paese. Quelli di gas, secondo quanto ha detto Mussavi, -potrebbero essere i più ricchi del mondo-. UfìS.S ì mm. mirro SUDAN ARABIA SAUDITA

Persone citate: Alessandro Reggiani, Gianfranco Mortolo, Reggiani, Reggiani Eni