Hersant, «patron» alla Balzac di Barbara Spinelli

Hersant, «patron» aUaBalzac CHI E' L'UOMO CHE MONOPOLIZZA L'INFORMAZIONE IN FRANCIA Hersant, «patron» aUaBalzac Con S'ultimo colpo di mano contro la legge, ora dispone di una quarantina di titoli e ha un fatturato di 900 miliardi - Si professa di estrema destra, ma è legato da invisibili fili a esponenti di sinistra • «Macché duro: sono un molle in un mondo di superatomi» - «Ho fatto l'apprendistato del disprezzo» • Per capirlo, più che la chiave di «Citizen Kane» serve quella della profonda provincia francese DAL NOSTRO INVIO TO i PARIGI — La scena non è nuova. Si ripete da ormai trentacinque anni negli anfiteatri di Francia, pressoché uguale a se stessa, e ogni volta provoca prima stupore, poi sdegno, infine smani-' mento. Forse per questo Robert Hersant, che della commedia è protagonista e bizzarramente è attratto dalle immagini che lo imbruttiscono, ama definirsi il J. R. della stampa francese: il cattivo per eccellenza che sovrasta Dallas, conforta le spettatrici mamme nella loro pedagogia della bontà ma piace immensamente al bambini. Cosa sarebbe l'incessante sceneggiato texano, senea di lui? Cosa sarebbe il romanzo a puntate che narra la Francia postbellica della carta stampata, se non ci fosse Hersant a vampirizzarla? L'ultima malefatta rìsale ai primi di gennaio, quando il magnate del giornali, detto altrimenti «paplvoro», ha annunciato che altre due testate erano cadute nella sua rete: il Progrès di Lione (cinque testate nella regione Rodano-Alpi, 1500 impiegati) e L'Union de Relms, che il padre ha regalato al figlio Philippe, delfino in pectore. Sulle fette di torta figura anche una ciliegina, appetita da tempo: il 40 per cento delle anioni del Journal de dimanche, foglio smorto ma prezioso, poiché esce di domenica quando i quotidiani francesi riposano. L'acquisto, anche stavolta, avviene in violazione della legge: non solo e non tanto quella decretata da De Gaulle nel '44, che vietava le concentrazioni, quanto quella promulgata da Mitterrand nell'84. Ma lui, Hersant, manda a dire che delle leggi «se ne Infischia». Tanto più se la legge è socialista, perché a suo dire la sinistra ha introdotto il gulag in Francia, e di fronte al gulag il fuorilegge ha missioni eroiche. «Sono-.in stAUT'dr'lègittima ditesaVT Legittima difesa ó gusto della sfida, Hersant regna oggi su un impero: una quarantina di titoli, tra quotidiani e riviste, diecimila salariati, un fatturato annuo di 900 miliardi di lire, una tipografia ipermoderna alla Plaine-Saint-Denis, che offre i servizi anche a Humanité, comunista, e a Canard Enchalné, foglio satirico. I fiori all'occhiello: Figaro, Aurore, Prance Soir, Paris-Normandie. / successi più spettacolari: Figaro Magazlne e Madame Figaro, i due settimanali che le edicole offrono il sabato assieme a Figaro. Il prezzo è irrisorio. Da dumping. E' stato calcolato che un francese su quattro è nutrito ogni giorno da Hersant. Curioso personaggio, Hersant. Simbolo diabolico per la sinistra, e tuttavia legato ad alcuni suoi esponenti con invisibili fili. Alleato e grande elettore dell'opposizione, e tuttavia alleato ingombrante, vendicativo. Padrino di un clan, ma fedele a amici rari. Curioso perché l'osservatore che atterrasse senea sapere nel pianeta Francia, e si mettesse a sfogliare un poco i giornali del gruppo, non potrebbe nascondere un certo scetticismo. Sa molto di cibo stantio, la stampa Hersant, è agglutinata da un linguaggio istupidito, rancoroso. Figaro ha un sacco di grandi firme in vetrina — ex ministri come Peyrefitte, scrittori come lonesco — ma in cucina mancano i professionisti, i reporter, i deskmen sperimentati. Il lievito, in-' somma, dei giornali. E la cosa più curiosa è che Hersant lo ammette: «Non sono un duro In un mondo di molli. Sono un molle in un mondo di supermolli». E sghignazza quando svela il mistero delia propria ascesa: «Ho fatto l'apprendistato del disprezzo, senza mai scoraggiarmi». Il disprezzo è forse la chiave del personaggio, e certamente la molla della sua volanti di potenza. Riappare ogni volta che Hersant conquista, un giornale, fa una dichiarazione. Compare fin dall'adolescenza in Normandia, nel 193? a Rouen, quando aveva 17 anni. I compagni di scuola lo immaginavano futuro direttore del giornale cittadino — così racconta — e lui invece macché, pensava «piuttosto di divenire Hearst, o Leon Blum». Hearst? Quante volte Hersant è stato paragonato a Citizen Kane, l'imperatore del giornali americani ricostruito da Orson Wellesl Sempre per via di quel disprezzo, probabilmente: «Volontaria- mente, un giorno, ho scelto di sputare il mio disprezzo in faccia a un certo numero di persone In questo paese, confessa Hersant nel '77, e per primi in faccia al magistrati». Ragion per cui le citazioni in tribunale lo elettrizzano: «Hersant è sotto processo da quando è adulto, mi dice un ex giornalista del Figaro, e adora azzuffarsi». Chissà qual è il giorno in cui ha scelto di «sputare disprezzo». Cercando negli archivi, è inevitabile sentirsi catapultati nell'universo di Kane-Welles, simili al giornalista sema volto incaricato di penetrare il segreto di •Rosebud; l'ultima parola del magnate americano. Attintelo della fiaba Hersant: un giornale dell'automobile, conquistato nel '50; i'Auto- Journal. Un primo editoriale brillante, aggressivo, contro «l'asservimento della stampa specialistica al costruttori». E alcuni scoop memorabili, come la pubblicazione del piano segreto della DS19, che getterà la Citroen nello sgomento. Ma anche il giornale come strumento di una carriera politica (oggi Hersant è parlamentare europeo). E la villa In Normandia, edificata dieci anni fa: un lago artificiale, mobili Luigi XIV, stuccature dorate, rododendri giganti e alberi importati dal Canada. Fa pensare a Xanadout l'Eden dove si rifugia Kane ingrigiti) e solo. Ma qui si ferma ti parallelo. Non slamo in America, e in verità è la Francia profonda che ha modellato Hersant. Non è Wellcs che aiuta a capire, né Mabuse, bensì Baleac, Flaubert, Cyrano. E gli Ideologi delle "forze vive*, nella Francia collaborazionista e antiparlamentare di Vichy. Hersant che pensa a Hearst è Madame Bovary che immagina l'amore attraverso le letture di Walter Scott. Hersant che nel 77 cerca invano di farsi eleggere a Neuilly, nido dell'alta borghesia di Parigi, è il provinciale della Normandia che nella «educazione sentimentale» di Flaubert sogna rivincite parigine. Hersant il taccagno somiglia at personaggi balzachiani di Pére Goriot. E poi c'è il BggJÉteggfiÉB: so, negli anni dell'occupazione nazista: l'adesione a >.tenne fronU, dt estrema -destra) la pubblicazione di Jeunes forces porgano dei giovani del maresciallo Pétaln») dove il ventenne giornalista invita alia delazione e auspica «l'avvento di uno Stato nuovo giusto e forte, non più al servizio degli ebrei, del massoni, dei trust della finanza e del capitalismo Internazionale». Sono errori di gioventù, mi dicono. Ma alcuni ingredienti di quelle crociate contro le democrazie parlamentari permangono. «Ci si può aspettare da uno come me la sottomissione all'ordine perverso?», ha chiesto sul Figaro una settimana fa, esaltando i «sogni prometeici» del proprio segno astrologico. Quanto ai giornalisti: «Sono tutti acquistabili, dice, mi fanno l'effetto di un diuretico». In qualche modo, Hersant è un archetipo della Francia nascosta. Archetipo del *Pa- tron« francese, In particolar modo, che è cosa distinta dall'imprenditore o leader d'industria. E' ingegnoso, solitario, affascinato dal riischio. E' sgangherato nel linguaggio. Ed è ignaro di cosa 'stano la contrattazione sociale, i compromessi. Ma è tanto più rispettato da chi |Aa costruito la propria identità su un ordine sociale così rigido, antagonista: il potente Sindacato-Libri, diretto dalla comunista Cgt, è l'interlocutore più disponibile di Hersant: «Piti disponibile dei giornalisti». Per concludere, un breve sguardo sul metodo. L'ascesa, come abbiamo visto, comincia nel '50 con AutoJournal. Segue l'assalto alle cittadelle regionali, nel '57, partendo dal centro della' Francia. Nel '67, ti socialista Guy Mollet lo supplica dt salvare Nord Matin. E negli Anni 70, è la marcia su Parigi: nel 75 cade il Figaro dt Aron, nel 76 cade France Soir. Lo aiutano una tecnica industriale consumata, la modernizzazione anticipata, la vocazione a rastrellare giornali deficitari (e a indebitarsi a tal punto che le ■banche, anche adesso che sono nazionalizzate, divendano sue prigioniere) e l'impotenza del concorrenti industriali. E contano le amicizie politiche. Fedeltà di mezzo secolo, in alcuni cast. Jean-Marie Balestre, che ha un passato ancor più compromesso di Hersant e ha diretto con lui l'Auto-Journal, è oggi presidente della Federazione internazionale dello sport automobilistico, e controlla le gare del mondo. E fedeltà sotterranee. Come quella che lo lega a Mitterrand, assieme al quale militò nella Federazione dei socialisti negli Anni 60. Hersant difese l'attuale presidente in un periodo difficile, quando quest'ultimo fu accusato di aver simulato un attentato contro dina dell'.Observatolre^. Di Hersant si parlerà anco-, ra molto, nella prossima legislatura. Gli esperti prevedono che alla Camera disporrà di 15 deputati al suo servizio, e che la conquista della televisione ancora deve cominciare. Hersant non sopporta di essere sorpassato da Berlusconi, e non si contenta di essere re della carta stampata. Forse lo aiuterà il disprezzo, ancora una volta, e quel cupo pessimismo che ama sfoggiare sulla vita e la commedia umana. Anche sulla propria: «Lo so che sono vanitoso, dice, ma perché*so che l'avventura umana sempre si conclude con uno scacco. Anch'Io speravo di riuscire meglio. Ma i francesi hanno la Francia ohe si meritano. Una Francia senza avventure Indivi-, duali, senza padroni. Una' Francia cattolica. Una Francia molle». Barbara Spinelli Parigi. Robert Hersant: «Ho scelto di sputare il mio disprezzo in faccia a un certo numero di persone»