Genova tutela la sua storia

Genova tutela la sua storia Cambiato il piano dell'università per nuove sedi nel vecchio centro Genova tutela la sua storia Le linee dì intervento avrebbero stravolto il paesaggio urbano eliminando edifici carichi di memorie - La proposta risaliva agli Anni Sessanta - Il «no» dei residenti - Solo l'ex convento di San Silvestro sarà recuperato per ospitare la facoltà di Architettura - Un nuovo strumento urbanistico per evitare decenni di ritardi DAL NOSTRO INVIATO GENOVA — D ridimensionamento del progetto dell'ateneo genovese per nuove sedi nel centro storico (in pratica una rinuncia) riapre il dibattito sulle sorti della parte più degradata del cuore antico e sottolinea una svolta culturale già nell'aria da alcuni anni. TJ piano dell'università, che risale alla fine degli Anni Sessanta, era impostato sul rapporto dialettico tra architettura di oggi e struttura storica. La filosofia conservativa non escludeva pesanti nuovi volumi: ben 250 mila metri cubi contro i 150 mila distrutti dalle bombe. Era prevista l'eliminazione di edifici privi di particolari valori formali ma abitati e carichi di memorie: un paesaggio urbano di nuovo disegno si sarebbe sovrapposto a quello esistente da secoli, facendo violenza a un organismo unitario che ha un linguaggio preciso nella trama dei vicoli, nel tessuto dei tetti, nel colere delle facciate. La decisione di ridimensionare drasticamente il progetto va considerata in positivo: non si realizza un'Idea ormai superata. C'è però da rimpiangere amaramente i quarant'anni consumati in sterili discussioni mentre questo Isolotto che custodisce le tracce più antiche di Genova col suo nucleo originario (sotto il colle di Sarzano è sepolto il teatro romano con altri resti di duemila anni fa) veniva lasciato in abbandono. Migliaia di metri quadrati sono tuttora coperti da macerie su cui si levano chiese medievali sventrate dalle bombe, conventi semidistrutti, palazzi pericolanti. Oli abitanti del rione, circa 800, hanno adattato gli spazi vuoti a campi di gioco: pallone per i ragazzi, bocce per gli anziani. Tra le rovine vivono innumerevoli gatti; sotto i muri diroccati si aprono magazzini coperti di lamiere. Questo paesaggio ha la sua nobiltà nella storia, nella gente e In alcuni monumenti eccezionali: la porta Soprana, eretta nel 1155 a difesa del Barbarossa, la romanica chiesa di San Donato, il duecentesco convento di Sant'Agostino col chiostro divenuto museo, la torre degli Embria ci tutta in bozze di pietra. Alcuni palazzi sono stati restaurati dai proprietari-occupanti. L'attesa del piano universitario aveva accentuato l'abbandono nelle zone più povere. Se ne parlava dal 1967, quando l'amministrazione comunale aveva incaricato l'architetto Ignazio Gardena di coordinare la progettazio¬ ne per i due rioni di San Silvestro e di San Donato. Un'area disastrata a poche centinaia di metri da piazza De Ferrari e dai centri commerciali e direzionali, vicinissima al porto. Nel primi Anni Settanta affiorarono le riserve sul progetto. Colpirono subito le dimensioni esagerate (l'università prevedeva da sei a fcette- mila studenti In quella zona), la magniloquenza, la sopraffazione ambientale. Un insediamento cosi massicciò poneva grossi problemi di viabilità e di trasporto, oltre al problema sociale dell'espulsione di centinaia di famiglie a basso reddito. L'opposizione del residenti ebbe due obiettivi: conservare l'alloggio (spesso accoppiato a laboratori artigianali) e difendere gli spazi che le bombe avevano aperto nel vicoli. Il progetto dell'università avrebbe coperto i campi di gioco con una colossale piastra di cemento, sede della biblioteca collegata a voluminosi edifici. Per diversi anni l'amministrazione comunale sembrò Irremovibile. Infine l'università stessa ha ridimensionato l'impresa, avendo in cambio dal Comune il grandioso Albergo dei Poveri, situato in altra parte della città. Probabilmente l'intervento si ridurrà all'ex convento di San Silvestro, da recuperare come sede della Facoltà di Architettura. La chiesa di San Salvatore ospiterà l'Aula Magna. Liberata dalla massiccia ipoteca del piano universitario, la zona SarzanoSan Silvestro-Piazza delle Erbe-San Donato si offre oggi a due ipotesi: un piano intelligente di recupero e di conservazione integrata, oppure un assalto di tipo speculativo. Il rischio esiste, rafforzato dal nuovo interesse per quest'area in posizione privilegiata. Intanto si sono mosse le cooperative Abit-Coop che hanno presentato al sindaco una proposta di recupero di 200 alloggi con ricucitura del tessuto antico (piazze e terrazze, scalinate, archivolti) e creazione di zone verdi attrezzate al servizio degli abitanti. L'architetto Castellari mi parla degli orientamenti dell'Abit-Coop: -Sema cadere nelle falsificazioni pensiamo a tipologie edilizie non strìdenti, a facciate con intonaco genovese, persiane, tetti in ardesia. Le innovazioni saranno di ordine tecnologico, ad esempio gli ascensori. La disposizione degli interni sarà libera. Le strutture antiche verranno consolidate con tecnologie di avanguardia: Ridar vita all'isolotto trascurato nel centro storico, conservandone 11 volto, gli abitanti e le loro attività, è un proposito degno di Interesse. Ma occorre al più pre sto un nuovo strumento urbanistico, abbastanza rigoroso per escludere errori e infiltrazioni a carattere di rapina, abbastanza realistico per evitare altri ritardi di decenni. Mario Fazio

Persone citate: Barbarossa, Castellari, Mario Fazio, Sarzano, Sema

Luoghi citati: Genova