Uno «scoop» fatale al Negus

Uno «scoop» fatale al Negus NUOVI DOCUMENTI A 50 ANNI DALLA GUERRA ETIOPICA Uno «scoop» fatale al Negus Le numerose. Interessanti rievocazioni in occasione del cinquantesimo anniversario della guerra italo-etiopica meritano forse di essere completate con alcune osservazioni sul fallimento del 'piano Hoare-Laval», che si proponeva di risolvere il conflitto. Possiamo farlo ora, che ai documenti diplomatici inglesi, editi da tempo, si sono aggiunti quelli francesi (Documents Diplomatiques Francois, V serie, voi. xm, 16 ottobre-31 dicembre 1935). L'Italia aveva invaso l'Etiopia da un paio di mesi quando, 11 5 dicembre del 1935, i ministri degli Esteri di Francia e Gran Bretagna, Lavai e Hoare, concordarono segretamente a Parigi le linee essenziali di un piano di pace da sottoporre a Mussolini, decidendo altresì che durante queste trattative le sanzioni contro l'Italia non si sarebbero estese all'embargo petrolifero. Il piano «Hoare-Laval» comprendeva: 1) la cessione all'Italia del Tigrai settentrionale (a eccezione di Axum): 2) la concessione all'Etiopia di uno sbocco al mare ad Assab (o a Zeila); 3) una rettifica del confine tra l'Etiopia e la Somalia italiana a favore di quest'ultima; 4) la concessione all'Italia di una vasta zona economica e di popolamento nell'altipiano etiopico a circa cento chilometri a sud-ovest di Addis Abeba. Elaborato dagli esperti dei due ministeri degli Esteri, questo programma corrispondeva in buona parte a quello che il gen. Ezio Garibaldi, recatosi a Londra con l'autorizzazione di Mussolini, aveva sottoposto, un mese prima, all'ex primo ministro MacDonald e allo stesso Hoare. A ben esaminarlo esso concedeva all'Italia vantaggi immediati e, alla lunga, il controllo sull'Etiopia. Benché l'ambasciata d'Italia a Parigi avesse sollevato alcune critiche, soprattutto a proposito della sicurezza degli italiani inviati a popolare l'altipiano etiopico. Mussolini non aveva opposto un netto rifiuto. A questo punto intervenne un fatto nuovo che doveva avere conseguenze imprevedibili. La giornalista francese più odiata da Mussolini, Geneviève Tabouis. scomparsa recentemente all'età di novantatré anni, svelò sull'Oeuvre del 9 dicembre la sostanza del plano Hoare-Laval, provocando un'impressione enorme. Pare certo che la nipote di Jules Cambon, abbia avuto l'imbeccata da un alto funzionario del Quai d'Orsay, che non si può escludere sia stato lo stesso segretario generale Alexis Léger, meglio noto come St. John Perse. Venne cosi a mancare 11 segreto indispensabile alla di¬ plomazia franco-Inglese per poter indurre il Negus ad accettare le previste rinunce. Altra conseguenza fu quella d'Irrigidire Mussolini. A proposito di quest'ultimo, due osservazioni meritano di essere fatte. La prima è la convinzione di Sir Samuel Hoare, ripetuta nelle sue memorie (Nine troubled years), che Mussolini avrebbe finito con l'accettare il piano. Da che cosa dipendeva questa convinzione? Dal fatto che conosceva assai bene Mussolini, sin da quando tenente colonnello del Military Intelligence sul fronte Italiano dopo Caporetto lo aveva finanziato affinché disperdesse con 1 suol 'fasci» i comizi pacifisti di Milano. (Avendo lo chiesto a Sir Samuel Hoare maggiori dettagli a questo proposito, mi rispose che lo avrebbe fatto in un libro successivo mai però pubblicato). Era evidente che il ministro inglese riteneva di disporre degli argomenti necessari per convincere il duce ad accettare il suo piano, che d'altronde non si proponeva soltanto di risolvere il conflitto etiopico ma, cosa assai più importante, di mantenere intatto il «fronte di Stresa» nei confronti di un Hitler sempre più prepotente. Non a caso, dopo la nomina di Hoare al Foreign Office, ebbe inizio una corrispondenza personale tra questo e Mussolini. La seconda osservazione è piuttosto una testimonianza fornitami dall'ambasciatore Leonardo Vitetti, di quando era consigliere di Grandi all'ambasciata di Londra. La sera del 18 dicembre si trovava solo in Ambasciata, quando venne chiamato al telefono da Roma. All'apparecchio c'era Mussolini in persona che chiedeva informazioni sulla situazione. Vitetti gli confermò le dimissioni presentate da Hoare, in seguito alla rivolta contro di lui e contro 11 piano di gran parte dei deputati, compresi quelli del suo partito che facevano capo a Eden. Mussolini, che aveva convocato 11 Gran Consiglio del fascismo per sottoporgli l'approvazione del plano HoareLaval, aggiornò ogni decisione. Ciò è confermato da un telegramma dell'ambasciatore francese a Roma De Chambrun, che raccolse una confidenza fattagli dal sottosegretario agli Esteri Suvlch. Se consideriamo gli avvenimenti che poi seguirono, la sconfitta del Negus, il fallimento delle sanzioni e della SdN, l'occupazione della Renania da parte di Hitler, l'Asse Roma-Berlino, l'annessione dell'Austria, ecc., si può convenire che quella sia stata una delle tante svolte fatali nel cammino della storta. Enrico Serra L'imperatore etiòpico Halle Selassié in una caricatura di Levine (Copyright N.Y. Re vie w or Books. Open Mundi e per l'Italia -La Stampa.)