UNA RIVOLUZIONARIA TEORIA SULL'AECHITETTURA GALATTICA

Quest'universo a bolle di sapone UNA RIVOLUZIONARIA TEORIA SULL'AECHITETTURA GALATTICA Quest'universo a bolle di sapone Secondo gli astrofisici John P. Huchra, Margaret Geller e Valéry de Lapparent, di Cambridge, le galassie starebbero alla superficie di immense sfere vuote, generate dall'esplosione primordiale di grandi stelle - Hanno rielaborato per anni tutti i dati astronomici disponibili e ricalcolato la velocità dei corpi celesti - Cosi si spiegherebbero complessi fenomeni di transizione della materia 8. FRANCISCO — Ogni giorno c'è qualcosa di nuovo nel cielo: potrebbe essere il titolo di un romanzo, o quello di un film, l'inizio di una novella o di una canzone; e magari lo è davvero. Per l'esattezza, ciò corrisponde anche alla realtà delia natura che astrofisici, tecnologi spaziali e cosmologi osservano di contìnuo e ci mostrano con le foto che scattano, con i dati che raccolgono, con i modelli che costruiscono. Nei giorni scorsi, dall'Ames Research Center della Nasa in California e dall'Università californiana di Santa Cruz, si è avuta la conferma analitica che la famosa Cometa di Halley — una volta ritenuta annunciatrice dì sventure umane o di grandiosi sconvolgimenti — non è che una «dirty snowball» (una palla di neve sporca), che vaga nello spazio dai primordi della formazione del Sistema Solare. Dalle immagini ottenute con le telecamere della stazione interplanetaria • Voyager 2., di passaggio dalle parti del lontano e misterioso pianeta Urano, a gualche miliardo di chilometri da Terra, si è appreso che questo corpo celeste possiede una sesta Luna mai vista prima d'ora. In più, è stata resa piti evidente l'esistenza dei nove anelli avvolgenti quel globo, già individuati nel 1977 e che ora appaiono fatti di materiale carbonioso come molti asteroidi. Altre rivelazioni su Urano sono attese per la fine di questo mese, quando il Voyager raggiungerà la minima distanza dal pianeta intorno al quale farà un giro di boa per poi allontanarsi dal Sistema Solare. Ma la più affascinante rivelazione, che riguarda la struttura e l'evoluzione dell'intero Universo, l'avremo con la, pubblicazione nel marzo prossimo sull'AEtrophysical Journal degli studi condotti da un agguerrito team di astronomi di Cambridge, Massachusetts. Secondo questi studiosi, che hanno reso note alcune anticipazioni sui risultati del loro lavoro, il cosmo sarebbe composto da un insieme di gigantesche •bolle* (analoghe a quelle di sapone). Sulla loro superficie si troverebbero le stelle e si estenderebbero le galassie. Da Tolomeo ad Aristotele, da Keplero a Copernico, da Laplace ad Einstein e ai cosmologi contemporanei, l'Universo ci era stato modellato in tanti modi: in sfere concentriche con al centro la nostra Terra; in «anelli* ellittici con il Sole occupante uno dei due fuochi (le ellissi, come è noto, non hanno un centro ma due punti focali); come un enorme globo sferoidale che si estenderebbe sempre più, essendo partito dal primordiale apocalittico •Big Bang* eccetera. Il fatto che l'Universo di cui noi stessi facciamo parte fosse un insieme di « bolle, del diametro di molti milioni di anni luce era veramente inimmaginabile. Gli autori di questa teoria, che lavorano al prestigioso Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, sono i professori John P. Huchra, Margaret Geller e Valéry de Lapparent. Essi sono giunti alle loro conclusioni dopo una serie interminabile di analisi e di calcoli sulle più accurate osservazioni riguardanti le stelle e le galassie. Ovvero hanno compiuto una revisione completa dei dati finora disponibili. Da tale ricognizione è uscita fuori una immagine del cosmo che, vista in due dimensioni (ovvero su un piano come quando si guarda una foto), appare cosparsa di enormi « spazi vuoti» sopra i quali stanno stelle e galassie. In una rappresentazione tridimensionale quei vuoti diventano •bolle; sulla cui superficie stanno i sistemi stellari cosi come, proprio nelle bolle di sapone, si vedono le immagini iridate dell'ambiente circostante. Se questo modello dell'Universo sarà accolto al vaglio della ulteriore critica scientifica (ed ha buone probabilità che lo sia perché le ricerche fatte sono estremamente valide cónte validi sono gli autori dello'studio in questione), dovranno essere riviste le ipotesi e le teorie finora accettate riguardanti l'evoluzione dell'Universo. In particolare, si dovrebbe ritenere buona l'idea che le prime modellatrici del cosmo non sarebbero state le forze gravitazionali, ma una numerosa serie di enormi, potentissime esplosioni. «Se noi abbiamo ragione, hanno detto gli astrofisici di Cambridge, queste bolle riempiono l'universo analogamente a quelle che spumeggiano nel lavello di una cucina». Secondo alcuni studiosi, che hanno risposto alle domande dei giornalisti dopo l'eccezionale rivelazione, non solo la struttura del cosmo a bolle può essere accettabile, ma potrebbe essere messa in rapporto alle transizioni nella natura della materia, certamente avvenute ai primordi della storia dell'Universo: qualche cosa che risale a circa 15-20 miliardi di anni fa, quando con il •Grande Botto, creativo tutto ebbe inizio. Il lavoro del gruppo di Cambridge è durato un decennio, durante il quale si è cercato di disegnare l'architettura dell'Universo in una regione del cielo, misurando la velocità di allontamento delle galassie dal nostro pianeta, preso come punto d'osservazione. Poiché apparentemente l'espansione dell'Universo sembra uniforme, la misura dell'allontanamento si ottiene dall'analisi dello spettro delle radiazioni emesse dagli oggetti stellari. Infatti, allontanandosi, la radiazione luminosa tende verso il rosso, cioè verso frequenze più basse. E' il noto fenomeno fisico per il quale il fischio di un treno che si allontana risuona alle nostre orecchie più basso di quando lo stesso treno ci passa davanti. Le stelle, nella stragrande maggioranza se non addirittura tutte, sono raggruppate in galassie (come la nostra Via Lattea, di cui facciamo parte con il Sistema Solare) o •cluster* galattici, ovvero insiemi di galassie collegati in •filamenti* che si estendono per vasta parte del cosmo. Oltre a ciò vi sono immensi vuoti, fra i quali uno particolarmente vasto nella zona della Costellazione di Bootes. La formazione delle galassie stesse sarebbe stata determinata dalle esplosioni che si è detto e che peraltro erano state ipotizzate nel 1981 da un gruppo di studiosi di Princeton. Insomma, ai primordi della storia dell'Universo stelle di grandi dimensioni appena formate sarebbero esplose come supernove dando il via ad una serie di ulteriori esplosioni a catena, capaci di generare enormi onde d'urto che portarono i materiali ad ammassarsi in altre stelle e queste in galassie come in una grande bolla in espansione. Un simile processo è sicuramente avvenuto nella Via Lattea, come mostrano le fotografie 'delle sue formazioni filamentari. È in modo analogo 'si sarebbero formate le altre « bolle» di diversa dimensione a seconda deUa potenza degli shock delle esplosioni, proprio come le bolle di sapone si gonfiano più o meno secondo la pressione che si esercita nella cannuccia dove si soffia. Una delle bolle piti grandi calcolata avrebbe un diametro di 160 milioni di anni luce (ricordando che l'anno luce è un'unità di misura corrispondente alla distanza a percorrere la quale un raggio luminoso impiega 365 giorni pur viaggiando alla velocità di 300 mila chilometri al secondo). Si pensi che la nostra galassia ha una dimensione di appena 100 mila anni luce. Una critica alle analisi di Huchra e dei suoi colleghi è venuta dalla dottoressa Vera Rubin della Carnegie Instìtutìon di Washington che è considerata un'autorità in materia di architetture galattiche. Questa scienziata ha rilevato che avendo basar to le misure ed i calcoli sulla velocità di allontanamento delle galassie dal nostro punto d'osservazione, il gruppo di Cambridge può essere caduto in errore se la velocità di allontanamento non è uniforme. • Meglio sarebbe prendere come punti di riferimento la posizione relativa delle varie galassie. Comunque altri cosmologi hanno fatto notare che questa critica non sconvolge la teorìa delle •bolle Gli oggetti galattici presi in esame sono molte centinaia. Gli insiemi piti cospicui di galassie appaiono alle intersezioni dette bolle, e le bone piti grosse farebbero il risultato del consolidamento di quelle piti piccole. Ci sarebbe da pensare — ha detto scherzando un astronomo dell'Università di California — che se è vero, come scrisse Einstein, che il Padreterno, creando l'Universo, non giocò ai dadi, non rinunciò forse al fascino bellissimo dette bolle di sapone. Giancarlo Biasini

Luoghi citati: California, Cambridge, Massachusetts, Washington