Jérusalem, i «Lombardi» senza patos di Massimo Mila

Jérusalem, i «Lombardi» senza patos Debutto a Parma dell'opera di Verdi, con magnifica prestazione della Ricciarelli Jérusalem, i «Lombardi» senza patos La trasformazione per la Francia toglie il caro colore di affetto municipale - Il regista Giacchieri privilegia l'aspetto religioso DAL NOSTRO INVIATO PARMA — 81 diceva recentemente, a proposito dell'accoppiata veneziana, SttffeUoAroldo, che quasi mal Verdi aveva posto mano a un'opera precedente senza migliorarla. Unica eccezione, a giustificare quel «quasi», potrebbe essere la Jérusalem, trasformazione del Lombardi alla prima Crociata ad uso dell'Opera, su nuovo libretto francese di Royer e VaBz. Jullan Budden, sommo conoscitore e studioso di tutte le opere di Verdi, non ha dubbi ih proposito: «Jérusalem resta la migliore delle due opere per tutti, salvo che per uno sciovinista italiano». Ma a forza di studiare Verdi dev'essere diventato un poco sciovinista italiano anche lui, perché alla fine conclude: -Noti c'è nessun surrogato all'integrità di concezione, e una nuova trama Innestata su una vecchia partitura con l'aggiunta di nuove pagine lascerà sempre scoperta una leggera disparità stilistica». E' proprio cosi: a toglierle quel caro colore di affetto municipale che indorava l'opera del 1843, con quell'apertura familiare sulla piazza di Sant'Ambrogio, la trama, che resta la stessa, perde di significato. Persino 11 celebre coro «O Signor, che dal tetto natio» non fa più lo stesso effetto: se questi crociati che soffrono la sete in mezzo al deserti della Palestina sono Francesi, e non Lombardi che pensano al verdi prati e alle fresche acque della loro Brianza, finisce che non ce ne frega più niente. Hanno sete? Tanto peggio per loro. Non ci dovevano andare. Il fatto è che Verdi non si preoccupò di migliorare / Lombardi, ma di scrivere un'altra opera col materiale di quella, «in modo da non riconoscersi». Tutte le volgarità, le rozzezze, le goffaggini provinciali che rendono / Lombardi inferiori alla nobile compostezza del Nabucco, restano. Restano gli infernali ballabili di taglio bussetano che piroettano nelle arie di giùbilo; resta l'ossessiva freI quenza di cori sillabati <per | cui wiche il Nabucco non scherniva); restano 1 barocchismi (come li chiama 11 Pu gliese in uno studio sul trapasso tra le due opere) di ri' camini e ghirigori degù stru mentiti! intorno alle melodie principali, sorta di contrappunto paesano con cui Verdi cerca di ovviare alla povertà del discorso armonico; resta l'abuso di contrasti sesquipe dall per cui la musica è tutta un'alternativa di sacri cantici o di marce militari; resta l'inconsistenza del personaggi In un'opera fatta soltanto di situazioni e non di caratteri. Anche il celebre terzetto del terz'atto, una pagina veramente bella dei Lombardi, perde di valore nella nuova situazione: se 11 guerriero morente non è più il pagano Oronte che viene battezzato in extremis dalla sua Innamorata cristiana, ma è semplicemente 11 visconte di Béarn, francese e quindi naturalmente già cristiano, allora si allenta tutto 11 patetico di quella situazione tassomonteverdlana, che è la conversione del morente, vengono a mancare perfino 1 gesti materiali della cerimonia battesimale, la ricerca del l'acqua, l'aspersione; i tre personaggi se ne restano 11 impalati a cantare un terzetto statico e ridivenuto convenzionale. Verdi senti tanto bene la mancanza di questo patos, che soppresse quel curiosissimo concertino per violino solo che nel Lombardi valeva ad Introdurre un clima di levitazione verso il trascendente. E allora nella Jérusalem non c'è niente di meglio che nel Lombardi? Ma certo che ci sono, non tanto ritocchi e miglioramenti, ma aggiunte di pregio. Anzitutto è arricchita la figura della protagonista femminile, che già nel Lombardi era l'unico personaggio valido, a cominciare dal primo duetto con Oaston, che costituisce- un insolito inizio dell'opera, lirico e intimista, in luogo della grande parata meneghina nella piazza di Sant'Ambrogio. Ma soprattutto v'è un'aggiunta strepitosa, tutta la grande scena della degradazione di Oaston accusato a torto di avere attentato alla vita del conte di Tolosa (e invece 11 colpevole era 11 fratello del Conte). E' una delle grandi manifestazioni del genio virile di Verdi, unico operista insieme con Mussorgskl e con Wagner, capace di mettere in 'musica faccende esclusivamente maschili, Intrighi politici, storie d'interessi e d'affari, orgoglio cavalleresco e fierezza di onor militare. Purtroppo questo grande momento dell'arte verdiana giovanile non è stato bene inteso nello spettacolo con cui il Teatro Regio di Parma ha aperto la stagione lirica in una serata brillantissima di tutto esaurito. Il degradando Oaston non è già più vestito da militare, ma indossa una specie di Baio da penitente, e le sue armi — prima l'elmo, poi lo scudo, infine la spada — non gli vengono strappate di dosso con tre oltraggi sanguinosi come schiaffi (e cosi si fa ancora oggi con le mostrine e 1 gradi), ma vengono buttate giù da.una specie di >ippo Bando c Untili Ricciarelli nei camerini del Regio torricella alle sue spalle, e poi spezzate a terra da alcuni manovali. La regia di Renzo Giacchieri ha privilegiato nell'opera l'aspetto religioso, fa- cendone quasi un oratorio, e castigando quell'aspetto di fumettone, che ne è certamente un grande rischio, ma forse è anche l'unica maniera d'intenderla e di salvarla. Responsabile la comoda ma noiosa scena unica, di Fiorenzo Giorgi: l'Interno di un tempio, che con Introduzione di vari trabiccoli ronconlanl deve servire a tutto, interni ed esterni, palazzi signorili e grotte nelle montagne, piazza d'armi e harem, giardini e accampamenti militari. Viene cosi mancato 11 grande effetto scenico del finale quando Ruggero, Il fratricida e calunniatore pentito, muore chiedendo di poter vedere la Citta santa, e spalancandosi la tenda appare nello sfondo -Gerusalem, aerusalem la grande» illuminata dal sole calante In mezzo alle montagne. In luogo di questa esaltante visione paesistica viene issato in chiesa un enorme crocifisso argenteo, che è tutto un'altra cosa. I movimenti delle masse sono condotti con mano sapiente, ma sempre In senso sacrale più che militaresco, e trascurando l'aspetto avventuroso da romanzo d'appendice. « Esecuzione musicale In complesso assai buona, specialmente per la magnifica prestazione di Katla Ricciarelli, avvantaggiata dalla maggior consistenza musicale e drammatica della parte, ma sensibilissima a esaltarne con la voce e con l'Intima partecipazione espressiva le poche ma reali possibilità. Bravo anche Vertano Luchettl, tenore generoso e anche potente, se non squillante; forzando fino a rischio di scoppiarsi i polmoni un crescendo su una corona acuta, è riuscito a conquistarsi un fragoroso applauso a scena aperta da un pubblico che è ancor sempre molto sensibile agli aspetti atletici del canto. Un Cesare Siepi, ricco d'esperienza ma ormai un po' logoro di voce, completava la terna del personaggi principali. Puntuale e sobria la direzione di Donato Renzettl con l'ottima orchestra dell'Oser; discreto 11 coro, lmpegnatisslmo, istruito da Adolfo Tanzi. La coreografia di Giuseppe Carbone non è tale da render tollerabile l'infernale balletto che si è voluto salvare, nonostante 11 parere di Verdi che ne ammetteva, per non dire auspicava, la soppressione. Bellissimo pubblico e grande successo, specialmente per la Ricciarelli e Luchettl. Insomma, uno spettacolo coraggioso ed accurato. Tuttavia, vlen da domandarsi, è con questi criteri ed a questo livello che si vuole fondare a Parma un Festival verdiano? Massimo Mila

Luoghi citati: Donato, Francia, Palestina, Parma, Tolosa