Morto Juan Rulfo: raccontò un Messico di miti e fantasmi

Morto Juan Rulfo: raccontò un Messico di miti e fantasmi Morto Juan Rulfo: raccontò un Messico di miti e fantasmi CITTA' DEL MESSICO — Lo scrittore mesticano Juan Rulfo è morto l'altra notte a Città del Messico, a 67 anni. n nome di Juan Rulfo è legato a un altro nome, Fedro Pdramo, l'unico romanzo da lui scritto nel 1955 e al quale é stato riconosciuto il titolo di primogenitura nel confronti dell'Intera' letteratura latino-americana. Era stato preceduto soltanto da un volume di racconti, El llano en llamas, letteralmente La pianura in fiamme (in italiano, La morte al Messico, Mondadori, 1963), e seguito molti anni dopo dal Gallo d'oro (a cura di Dario Puccini, Editori Riuniti, 1980), che raccoglieva testi destinati al cinema. Il primo testo, il Gallo d'oro, fu volto nel 1964 In un film che, come è stato detto, «non aveva neppure remotamente a che vedere con l'originale; quantunque alla sceneggiatura avessero. collaborato nomi quali Carlos Puentes e Garda Màrquez e che non riusciva minimamente a tradurre la vicenda tragica e attraente di un perdigiorno e di una cantante che vivono vagabondando di fiera in fiera. A Jalisco Juan Rulfo era nato nel 1918 e aveva iniziato pubblicando brevi, intensi racconti, rievocazioni delle esperienze dell'infanzia, delle rivolte dei cristeros che segnarono 11 Messico dal 1926 al 1929. Fu descritto come «uomo di gesti minimi e di scarse parole; e viene natu- Ijo scrittore Juan Rulfo rale ritrovare questo suo pudore, questa essenzialità nel lungo silenzio che fece seguito al 6uo grande libro, Pedro Pdramo. Pedro Pdramo è la storta di un viaggio e di un pellegrinaggio, tradotto in italiano due volte (Feltrinelli, a cura di Emilia Mancuso, I960, e poi Einaudi, traduzione di Francesca Perujo. 1977), ha un'apertura sobria ed essenziale:' .Sono venuto a Cornala, perché mi avevano detto che qui abitava mio padre, un certo Pedro Pdramo. Me lo aveva detto mia madre. E io le avevo promesso che sarei andato a trovarlo appena lei fosse morta». Questo inizio, come ha osservato Dario Puccini nel suo saggio su Juan Rulfo (In terra America, La Rosa, Torino, 1979) contiene due elementi fondamentali: 11 luogo da cui parla il narratore, cioè 11 paese di Cornala e la tomba in cui giace per la morte che 11 lo ha colto, e 11 tempo brevissimo che intercorre tra racconto e cose raccontate. Juan Preclados è tornato, dunque, a Cornala alla ricerca del padre-padrone, cacique del villaggio, ma ha trovato in realtà un paese abitato da fantasmi, un posto segnato dalla maledizione, «dedicato al culto dei morti; come aveva spiegato Juan Rulfo stesso. Si tratta di un viaggio verso il padre e viaggio di vendetta ma anche di un viaggio nella storia messicana. Nasce cosi una mitizzazione e mitologia della morte che dà un senso funebre a tutte le cose, a tutti 1 ricordi pronunciati da voci morte di morti-vivi, che si contraddicono e non coincidono nell'accavallarsi di una disputa senza pace. Attraverso una serie di artifici tecnici, letterari e stilistici, di natura molto diversa ma sempre estranei alla, soluzione regionalista e naturalista cosi radicata allora nel Messico, Juan Rulfo era riuscito a creare un angolo di morte-vita, ricordi-memoria, voci-silenzio, sventura-felicità, un luogo allenante, estraneo eppure terribilmente familiare che la letteratura latino-americana non avrebbe mal più dimenticato. Angela Bianchini MAESTRO DELLA LETTERATURA LATINO-AMERICANA

Luoghi citati: America, Citta' Del Messico, Città Del Messico, Cornala, Jalisco, Messico, Torino