Muore il papà della boxe

Muore il papà della boxe LUTTO Stroncato da infarto l'organizzatore Sabbatini Muore il papà della boxe In vent'anni aveva organizzato 40 campionati del mondo e cento titoli europei Non lo sentiremo piti polemizzare per tutto e con tutti, con II tuo vociane roco, retaggio delle migliaia di sigarette fumate prima che un segnale d'allarme, purtroppo non avvertito abbastanza, lo inducesse a smettere. E non avremo più — e non ce ne vogliano gli altri suol degnissimi colleghi — il «/aro» capace di garantire all'Italia pugilistica un dignitoso posto anche nel mondo organizzativo. Quella di Rodolfo Sabbatini non è solo una dolorosa perdita per la nostra boxe, è un autentico disastro. Sulle sue spalle di sanguigno e collerico accentratore ma infaticabile lavoratore non solo per lucro ma per autentica passione, si reggeva in gran parte il castello di tutta l'attività organizzativa in Italia, con significative ramificazioni in Francia, nel Principato di Monaco e negli Stati Uniti grazie alla società, funzionante ormai da vari anni, con l'organizzatore americano Bob Arum. Aveva guidato la carriera di grandi campioni italiani del passato, Sandro Mazzlnghi, Nino Benvenuti, Carlo Duran, Carmelo Bossi, per poi balzare definitivamente alla ribalta mondiale ai tempi di Carlos Monzon, continuando poi con Antuofermo, con Oallndez, con Eusebio Pedroza e più recentemente con Hagler e con Don Curry, mentre in Italia la carriera di Oliva gli era affidata sin dagli inizi. Proprio venti giorni fa, in quella città di Ancona che lo aveva visto accusare anni or sono i primi allarmanti sintomi di affaticamento del cuore, Rodolfo aveva festeggiato il suo centesimo campionato d'Europa, con la sfida tra i pesi medi Kalule e Kalambay, E due giorni dopo, a Pesaro, quello tra i mediomassimi Slobodan Kacar ed Eddy Gregory sarebbe stato il 40° campionato del mondo di una carriera ventennale che avrebbe potuto avere ancora un brillantissimo futuro. Il destino invece ha deciso altrimenti ed ora sono in molti ad interrogarsi sul proprio futuro, senza più avere alle spalle il formidabile supporto di Rodolfo. Il primo e più assillante interrogativo è quello su Patrizio Oliva: Sabbatini, dopo lunghe, estenuanti trattative con una controparte alquanto bizzosa, era riuscito finalmente a combinare il titolo mondiale del superleggerl tra il napoletano e l'argentino Ubaldo Sacco per metà marzo, probabilmente a Montecarlo. Ora, logicamente, tutto torna In aria. Sabbatini da giovane aveva fatto l'impiegato alle poste, il correttore di bozze, il •galoppino» in cronaca per {'«Avanti», prima di diventare collaboratore del 'Calda Illustrato» ed entrare poi nella redazione sportiva di 'Paese Sera» a Roma. Il teatro Ambra, dove organizzava Pasquale Jovinelli, era stato il suo 'Contatto» col mondo della boxe e l'amicizia con Jovinelli gli aveva insegnato tante cose che gli sarebbero poi state preziose come organizzatore. Rodolfo aveva iniziato la nuova attività nel febbraio 1065 a Napoli con una riunione imperniata sul peso medio Lamagna e due mesi dopo aveva debuttato al Palasport di Roma, con un cartellone che comprendeva Sandro Mazzlnghi contro l'americano Sugar Cliff e Benvenuti contro Rip Rondali, un altro statunitense. Il suo primo •mondiale», la rivincita tra Mazzlnghi e Benvenuti per il titolo dei medi junior, fu un discreto colpo di fortuna (la rottura dei rapporti tra il manager -di Benvenuti e l'altro organlzeatore Rino Tommasi) ma quella fortuna iniziale Rodolfo, in vent'anni, ha saputo ampiamente meritarsela: basti ricordare, come capolavoro organizzativo, quello di aver portato alla soglia del titolo assoluto un pugile discusso come Nino La Rocca e, come gemma assoluta del suo scrigno, sia pure in collaborazione con Bob Arum, l'ultima elettrizzante sfida di Las Vegas, tra Marvin Hagler e Thomas Hearns. In un mondo fatto di k.o. è giunto però improvviso, il suo. La boxe italiana piange, un po' per autentico dolore, molto perché ora si sente sola. Rodolfo Sabbatini (a sin.) col campione del mondo Carlos Monzon