Così sono tutti « Rambo» del deserto di Enrico Singer

Cesi sono tutti ce Rombo» del deserto LA GRANDE AVVENTURA Perché il raid Parigi-Dakar è diventato anche un fenomeno di costume Cesi sono tutti ce Rombo» del deserto Una corsa di 21 giorni attraversando il Sahara - Teoricamente può vincere chiunque, ma è già un successo arrivare ai traguardo - Una sfida non solo di macchine ma anche di uomini • Non mancano le contestazioni - Una ridda di personaggi: dai piloti di Formula 1 agli attori • Oli è Thierry Sabine, inventore della competizione PARIGI — Tredicimila chilometri, dalla neve di Parigi e dal ghiaccio del Massiccio centrale all'interminabile fuoco del deserto del Sahara, Una carovana di oltre duemila persone a bordo di 530 fra automobili, motociclette e camion, trasformati In mostri variopinti, coperti di griglie e di fari. Tre settimane di lotta lungo piste appena tracciate, tra la sabbia e il «fech-fech», 11 vento di polvere che soffoca e nasconde il sole. E' la Parigi-Dakar. Un'avventura più che una autentica corsa. ; Una sfida che, in sette anni (11 primo raid parti nel '79, l'ultimo ha preso 11 via tre giorni fa), ha contagiato non soltanto i professionisti del volante ma personaggi dello show-biz e del jet-set. Da Carolina di Monaco, al figlio di Margaret Thatcher, all'attore francese Claude Brasseur e all'italiano Renato Pozzetto. Fino alla vedette della tv giapponese Yosuka Natsuke. E a tanti altri meno noti, tutti con la voglia di sentirsi eroi, almeno per questi ventuno giorni. Il segreto della Parigi-Dakar e del suo successo è proprio questo. Una gara aperta, senza tesserini da pilota. La sensazione di trasformarsi in Lawrence d'Arabia o in Rombo e la possibilità di misurarsi con «grandi» come Jacky lekx, Henri Pescarolo, Jean Ragnottl. O Clay Regazzonl che, quest'anno per la prima volta, nonostante la paralisi delle gambe seguita al suo incidente in Formula 1, é alla guida di un super-camion Iveco, E anche per il pubblico, almeno in Francia, questa maratona sul filo del 150 all'ora (di più nel deserto non è proprio possibile) è diventata un simbolo. Perché a vincere può essere chiunque, anche lo sconosciuto che ha più coraggio, o più fortuna. All'alba del primo dell'anno, nella grande esplanade del palazzo reale di Versailles, erano in trecentomila a seguire la partenza. Con otto gradi sotto zero e 11 cenone nello stomaco. C'è stata anche contestazione: 11 Sane! assetato e affamato non dovrebbe trasformarsi In un campo di divertimento e di sfoggio di ricchezza. Ma alla protesta del manipolo di Pa-Dak (sigla che gioca sull'equivoco di Parigi- Dakar.e pas d'accord, cioè «contrari»), ha già replicato l'Inventore della gara, Thierry Sabine. Ha annunciato che una parte dei miliardi versati da concorrenti e sponsor serviranno per creare una società che installerà pompe. per l'acqua nel deserto. Un prezzo, forse troppo basso, pagato per conciliare il gusto dell'avventura alla coscienza tranquilla. E la grande kermesse è partita. Ieri ha affrontato la prima tappa africana.dopo 11 trasferimento da Parigi al porto di Séte, sotto Montpellier. Un prologo che ha già ri dotto 1 mezzi in corsa a 471 e che è costato la vita ad uh concorrente giapponese, 11 motociclista Yasuo Kaneko che era alla sua seconda partecipazione. Un incidente che ha subito ricordato come la Parigi-Dakar sia la prova più m ima dura. Altri due morti nelle sètte precedenti edizioni' e centinaia di 'abbandoni; di equipaggi dispersi per giorni nel deserto. Lo scorso anno, tra gli altri, tocco a Mark Thatcher, Il figlio del primo ministro britannico, e alla sua compagna di gara Anny-Charlotte Verney, a bivaccare nellUoggar in attesa di un aereo di soccorso, Da Algeri la carovana ha puntato su Ghardala, nel «piccolo Sahara». Poi, tra prove speciali e massacranti tappe (sei attorno ai mille chilometri), gli equipaggi e i loro accompagnatori attraverseranno il Niger, il Mali, 11 Burklna-Faso, la Guinea e raggiungeranno la loro meta: Dakar; la capitale del Senegal. Una cavalcata in tutta la regione del Sahel, L'anno scorso, su 800 veicoli partiti, arrivarono al traguardo soltanto in 33. E anche questa volta la selezione sarà feroce. Una prova di resistenza per 1 piloti e per le loro macchine: alcune,«ufficiali», o quasi (soprattutto tra le moto e 1 camion), altre uscite dalla fantasia di meccanici che lavorano in piccoli garage a sostituire motori, trasmissioni e sospensioni. In gara, tra gli italiani (che sono complessivamente 60, secondi solo ai francesi) c'è anche una «Campagnola» Fiat con un motore Dino Ferrari. E ci sono quindici «mostri» preparati da un meccanico francese, André Korotkevltch, soprannominato «Koro» che ha ormai legato alla Parigl-Da kar la storia della sua mini -scuderia, piazzando nell'85 dodici macchine tra le 33 arrivate al traguardo. «Koro» è uno del tanti personaggi di questa sfida al deserto. Ma l'elenco sarebbe lungo. Ci sono i «professioni stl», 1 piloti di Formula e del Rallles ufficiali, in coppia con nomi altrettanto noti. Come Ragnottl con 11 presidente della Pernod, Daniel Hémard o Ickx con l'attore Claude Brasseur: cinquanta film e già cinque Parigi-Dakar, Quest'anno non c'è Carolina di Monaco ma c'è il fratello, 11 principe Alberto Grimaldi. Ci sono gli equipaggi tutti femminili, come Anny-Charlotte Vemey che ha sostituito Mark Thatcher con Nanouk de Belabre, prima tra le donne lo scorso anno, e Francoise Elby che corre con Mariana Borg. Più un esercito di appassionati. Ma 11 personaggio-chiave dell'avventura, 11 «profeta del deserto», come lo chiamano tutti l concorrenti, è Thierry Sabine: il creatore della gara. Trentanove anni, barba folta, è stato anche lui pilota. L'idea della Parigi-Dakar gli venne dopo una sfortunata partecipazione al Rallye Abidjan-Nlxza del '76. Allora si perse nel deserto, fu salvato dopo due giorni e decise di tornarci,.non più da solò ma alla testa di una carovana scatenata. Per questo lo chiamano 11 profeta, «un Mose che guida il suo popolo tra le sabbie del deserto». Un profeta che ha anche fatto fortuna. Nelle casse della Tao («Thierry Sabine Òrganlsatlon») entrano molti soldi: quest'anno le iscrizioni hanno raggiunto la quota di 3 milioni per una moto, di 6 per una macchina e di 8 per un camion, più un milione e mezzo per ogni membro degli equipaggi. Senza contare la pubblicità Cosi, in sette anni, Thierry Sabine è salito alla testa di un piccolo impero commerciale che produce film sulla gara, libri, dischi e orologi-bussola. E adesso, Sabine ha in progetto anche un romanzo: la storia di un uomo qualunque che diventa un eroe. Sullo sfondo, naturalmente, della Parigi-Dakar. Enrico Singer m ima Algeri. L'attore francese Claude Brasseur a fianco del campione belga Jackie Ickx: la loro Porsche è una delle vetture favorite