In coda alla catena di montaggio dello scacco matto di Claudio Giacchino

In coda alla catena di montaggio dello scacco matto In coda alla catena di montaggio dello scacco matto Ia- sale al pian terreno di via Galliari 6 animate ogni giorno dalle sfide degli appassionati • Di fronte al «gioco arte» più antico del mondo cadono le barriere sociali e fioriscono gli aneddoti - Solo 4 donne fra i 300 soci In basso, si trovano i brocchi allo stato puro, 1 cosiddetti sptngilegno o pollastroni. Poi, salendo, ci sono 1 mediocri, 1 bravini, 1 bravi. Infine, ecco I «magnifici sette», 1 maestri, 1 campioni veri, Cosi è stratificato l'universo della Scacchistica torinese. Un piccolo universo racchiuso nelle grandi sale al pianterreno di via Galliari 6. Il cronista lo esplora un pomeriggio. Fumo, brusio, folla: alcun» bambini, molti giovani, maggioranza di trentenni e quarantenni, pochi gli anziani. Tutte le classi sono rappresentate: ci sono 11 professionista e l'operaio, il commerciante e l'impiegato. Ogni differenza do-, clale, d'età e di cultura è annullata dalla comune passione per il gioco-arte pio antico del mondo. Per giocare bisogna fare la fila, le decine di scacchiere allineate su lunghi tavoli sono occupate. E' la catena di montaggio dello scacco matto: le sfide. durano pochi minuti, vittorie e rivincite si susseguono a ritmo forsennato. Mal 1 pezzi sono mossi con delicatezza, sempre con gesti nervosi, quasi rabbiosi, come se il giocatore volesse significare all'avversario; 'Beccati questa». La rapidità degli scontri non dovrebbe produrre sconforti eccessivi nel perdente. Invece, no: anche in queste partite-lampo amichevoli 11 soccombei» brucia, eccome. Non c'è sconfitto che; non scuota il capo, si mordicchi le unghie, stringa li pugni, rovèsci secoato il Re, imprechi piti o meno sottovoce. Il dentista Carlo Bolmlda, che tra breve succederà come presidente della Soacchlstica al maestro Michele Cordara, sorride: ««Von ci si abitua mai a perdere. Ho subito tante disfatte, eppure talora non riesco ancora a prendere con filosofia la sconfitta. Oli scacchi sono diversi dalle altre competitioni, prima di tutto sono un fatto di ragionamento e quindi se perdi ti senti intellettualmente inferiore. Di qua, l'arrabbiatura-depressione che non si prova, per esempio, per una sconfitta a tennis». Sulla arrabbiatura-depressione circolano gustosi aneddoti: •■■C'è uno psichiatra che se la cava bene, ma quando perde avrebbe bisogno lui di una seduta da un collega. Oppure l'Aldo: calmo, riflessivo, non sopporta la sconfitta in gara ufficiale: l'ultima volta ha scaraventato via la sedia, se n'è andato urlando.' Negli scacchi la fortuna non esiste, proprio la mancanea di scusanti innesca certi comportamenti: Però, tutti i giocatori cercano sempre la scusante, spesso preventivamente. Esemplo: il prof. Bruno Minettl, matematico del Politecnico e' ricercatore di vaglia internazionale, buon scacchista, dice all'avversarlo di turno, 11 giornalista Rai Battista Gardonclnt: «Afi batterai, è una vita che non gioco». Risponde Oardonclnl: «Eni, non cominciamo a mettere le mani avanti». Forse, proprio 11 desiderio di vincere e la segreta paura di perdere selezionano le coppie di contendenti, creano certi gruppi fissi. Oli anziani In genere giocano tra loro. Come 1 bambini e i ragazzini. In un angolo, una cerchia di giovani accaniti. Un veterano della Scacchistica li definisce «oli strippati», quelli, cioè, *che vivono solo per gli scacchi, giocano è studiano in continuaeione». Questo gioco-arte ha fascini sottili: 'Se ne sono vitti di rogassi sacrificare òlla scacchiera università, lavoro e tutto il tempo libero». Le donne, latitano, su quasi 300 soci (la tessera annua costa 100 mila lire, SO mila per gli under 18) sono solo 4. 'Una però — informa Bolmlda — è bravissima. E' il medico Giuliana Pittante». Per lei, galeotta fu la scacchiera: qui conobbe il futuro marito, 11 pretore del lavoro e (dicono; abile giocatore Umberto Scotti. Tra la folla ci sono pure due del «magnifici sette»: 1 maestri Massimo Di Donna e Andrea Grinza. Giovani, alto ed estroverso 11 primo, pallido, minuto e parco di parole il secondo, confessano: -Gli scacchi? Mai in vita mia ho fatto qualcosa più seriamente». I sette maestri sono dilettanti puri. Uno solo riesce a campare sugli scacchi: Pietro Ponzato, 33 anni. Autore di volumi tradotti anche all'estero, da lezioni private. Uno degli attempati allievi, il farmacista Alberto Cagno, lo definisce «un genio.. Nell'ingresso è appeso un pannello con i nomi dèi soci. Tanti cartoncini di colore diverso, a seconda della categoria di appartenenza: si va dall'Infimo delle graduatorie sociali, al medio di quelle nazionali, all'empireo dei candidati maestri; al maestri. Si sale solo facendo tornei. L'ascesa, faticosa, ricca di gratificazioni e frustrazioni, è il sogno di tutti, che a tutti 11 posto occupato nelle graduatorie sembra andare stretto. Ma ben pochi sono disposti a confessarlo. I più mascherano le segrete ambizioni dietro modestie e pudori generalmente falsi. Dice un socio: uWon sono bravo, ma non me ne faccio un problema». Sorride torvo però quando l'amico Bolmlda gli da scherzosamente ragione: 'Oh tu, lurida prima sociale». Claudio Giacchino

Persone citate: Alberto Cagno, Andrea Grinza, Bruno Minettl, Carlo Bolmlda, Di Donna, Michele Cordara, Umberto Scotti

Luoghi citati: Infimo