Tra Roma e La Libia scorrono fiumi di polemiche e petrolio di Guido Rampoldi

 **m *la Ubia scemino fiumi di polemiche e petrolio **m *la Ubia scemino fiumi di polemiche e petrolio L'Italia è creditrice di 800 milioni di dollari -1 rapporti commerciali e la nostra politica estera ROMA — Proprio In questo gennaio, che anche In Parlamento si apre con un coro di accuse dirette a Oheddafi per il suo appoggio al terrorismo, dalla Libia all'Italia dovrebbe tornare a scorrere quel fiume di petrolio con 11 quale due anni fa Tripoli si impegnò a pagare 1 debiti rivendicati dalle aziende italiane, oggi 800 milioni di dollari. L'Intesa raggiunta da Andreottl sotto la tenda beduina di Oheddafi ha avuto finora un'applicazione contrastata, e altalenante come gli umori dell'inaffidabile premier libico. Basterebbe questo contenzioso a spiegare l'ostentata sicurezza con la quale Abdol Rahman Shalgam, ambascia¬ tore libico a Roma (o segretario della rappresentanza libica, secondo la definizione «rivoluzionaria»), risponde a chi gli domanda dove porteranno le frizioni tra Roma e Tripoli: «Ci sono forze Tatuiate e fasciste che cercano di danneggiare le relazioni tra Italia e Libia, ma non è un nostro problema, è una responsabilità italiana», E non è solo quel fiume di petrolio dovuto che separa in Italia la sponda delle veemenze verbali espresse dalle forze di governo, dalla sponda del fatti concreti. L'Italia continua a contendere il ruolo di primo partner commerciale della Libia all'Unione sovietica, di cui è ignota la consistenza dell'export di armi vendute a Oheddafi. Secondo 1 dati dell'Ice, nel primi otto mesi del 1685 le esportazioni dalla Libia verso l'Italia (quasi esclusivamente idrocarburi) sono aumentate del 37,5%, soprattutto per effetto della nuova fornitura di metano. Nello stesso periodo le esportazioni dall'Italia alla Libia sono diminuite del 17,5%, mantenendosi comunque su un livello ragguardevole. Un Interscambio che equivale a circa 11 3% dell'Interscambio globale dell'Italia. Né vanno dimenticati 1 lavoratori italiani In Libia, 14 mila nel 1984 (ma attualmente sarebbero 12 mila), sul quali Oheddafi minaccia di scatenare il fanatismo xenofobo della rivoluzione verde. Un ricatto che Oheddafi ha ventilato nella penultima «giornata della vendetta», 117 ottobre 1884. Lasciando di stucco i funzionari della Farnesina che tre mesi prima l'avevano visto a Tripoli conciliante e moderato, il premier libico si scagliò contro 11 colonialismo italiano, tornò a chiedere il pagamento dei danni per l'occupazione (un Indennizzo peraltro già versato alla Libia trent'annl fa), minacciò 11 sequestro di «ogni cosa Italiana», e tra le righe la cancellazione di ogni debito. A Tripoli, sotto 1 portici dell'antica residenza di Balbo, riproduzioni di fotografie mostravano le impiccagioni in massa di resistenti libici organizzate dal generale Oraziani In Cirenaica. Cosi adesso,. manifestato un «vivo disappunto» per 11 dispaccio dell'agenzia Ubica Jana che esaltava il massacro di Fiumicino, alla Farnesina si spera soltanto che la situazione non precipiti, soprattutto che Israele non colpisca la Libia con una azione militare cui Oeddafl minaccia di rispondere (con armi italiane e russe): ne risulte-, rebbe una radlcalizzazlone dello scontro nel Mediterraneo. Con meno cautele In Parlamento, nel governo, tanti chiedono «chiarezza» nel rapporti con la Libia; forse con qualche lustro di ritardo ci si domanda se sia stato saggio instaurare un rapporto economico cosi forte da diventare Inevitabilmente un rapporto politico, fatto oggi di prudenze obbligate, Ieri anche di tolleranze e aluti: due volte, nel 1970 e nel 1980, il controspionaggio Italiano sabotò progetti di rivolta contro Oheddafi organizzati dai suoi oppositori. «All'ombra del traffici con la Libia — accusò Yussef Magarlf, ex ambasciatore di Oheddafi in India — prosperano forme scandalose di connivenza: Questa tradizione di compromessi è criticata da funzionari del Dipartimento americano, ma ha permesso all'Italia di concludere buoni affari e di svolgere un ruolo di mediazione decisivo in alcune crisi internazionali: nel 1984 fu proprio grazie all'intervento italiano che si raffreddò la crisi anglo-libica, nata dall'assassinio di una donna-poliziotto davanti all'ambasciata di Oheddafi a Londra. Guido Rampoldi

Persone citate: Abdol, Balbo, Cosi, Rahman Shalgam, Yussef Magarlf