II Giappone si ferma, parla l'Imperatore

II Giappone si ferma, parla l'Imperatore Per gli auguri di Capodanno 137 mila giapponesi da Hiro Hito (85 anni) II Giappone si ferma, parla l'Imperatore DAL NOSTRO CORRISPONDENTE TOKYO — Ieri erano in centotrentasettemila, cinquemila più dell'anno scorso, ad attendere pazientemente fin dalle prime ore dell'alba fuori dalla porta principale del Palazzo imperiale di Tokyo. Alle nove e mezza, i cancelli si sono spalancati e, per primi, sono stati ammessi alla sacra presenza di Hiro Hito i membri dei gruppi dell'estrema destra in fantasiose uniformi para-militari. Non è che gli estremisti di destra godano di particolari benevolenze a corte, semplicemente si erano messi in coda per primi. Hiro Hito, mai chiamato così ma 'Temno», Figlio del Cielo, compirà 85 anni in aprile e ha augurato pace e prosperità al suo popolo come fa ogni Capodanno da sessantanni, da quando cioè è imperatore del Giappone. Gli era accanto, senilmente ma decorosamente svanita, la consorte Nagako; Imperatore di un Paese che non è un impero — infatti costituzionalmente non è né repubblica né monarchia ma, superbamente o forse ambiguamente, soltanto «Giappo¬ ne», la «Radice del Sole» — Hiro Hito ha rinunciato il primo pennato del 1946, esattamente quarantanni fa, alla propria natura divina, su pressione del generale Mac Arthur, lo shogun americano del Giappone sconfitto. Subito dopo la resa aveva corso il serio rischio di venire processato dagli Alleati come «criminale di guerra», invece gli è andata bene: ha assistito, senea interferire, alla rinascita economica del Paese, ha potuto proseguire indisturbato i suoi studi di biologia marina, è andato nel 1974 in visita ufficiale negli Stati Uniti e a Dtsncyland si è dimostrato uomo di spirito: gli hanno fatto dono di un orologio con su Topolino che ha portato al polso per anni «salvo che In occasione di cerimonie ufficiali», come precisa il Gran Cerimoniere dell'Imperlai Casa. Oggi però in Giappone c'è chi comincia a interrogarsi sul significato del «sistema dell'Imperatore», sul persistere della sua utilità come simbolo di una identità nazionale che è oramai saldamente acquisita su basi non simboli¬ che ma assai concrete: venali, se vogliamo, non di certo «divine». Sono ambigui e altamente ideologizzati, i sentimenti che la gente nutre net confronti di questo piccolo uomo dall'aria mite, la cui figura non ha e non ha mai avuto niente di carismatico. Infatti, in un Paese dove con grande spirito pratico è stata abolito, almeno nei limiti deWimmediatamente percepibile, l'ideologia, la lot- to ideologica è come se si fosse cristallizzata nell'auUaut: essere prò o contro il «sistema dell'Imperatore». Invece le sfumature sono tante e l'aut aut è meglio non porlo, per delicatezza e perché non si giungerebbe a un chiarimento. Esempi: il deputato Kiyoslil Mori, liberal-democratico, messo alle strette, risponde che si tratta di una concezione che «soltanto 1 giapponesi possono comprendere, è come una religione...». Il vecchio leader del partito di estrema destra del Grande Giappone, Bin Akao, un uomo che adesso ha 87 anni, mezzo secolo fa'venne messo in galera per aver detto: «L'imperatore è un fantoccio nelle mani del capitalisti» ; oggi sostiene che il suo fine è realizzare un socialismo di Stato sotto il sistema dell'imperatore. Il deputato- comunista Mutsuo Shibata confessa di aver creduto alle origini divine dell'imperatore fino a quando non ha scoperto che «su basi scientifiche la cosa non è dimostrabile». Qualche anno fa il politolo¬ go Tokay a Kodama ha sostenuto la tesi che nel periodo post-bellico il «sistema dell'imperatore» ha potuto sopravvivere unicamente grazie alla personalità di Hiro Hito, «uomo comune, modesto, parsimonioso, non. di certo dio o semidio, la cui presenza si è rivelata indispensabile, assumendo un'aurea divina grazie al succedersi drammatico degli eventi». Afa, è l'opinione di Komada, quando Hiro Hito scomparirà, i giapponesi rimetteranno in discussione il sistema dell'imperatore. E forse, di conseguenza, la loro identità nazionale: non quella più intima che è affar loro, ma almeno dal punto di vista formale sceglieranno se essere Regno, Impero o Repubblica del Giappone. Purtroppo alla ••Radice del Sole» c'è chi considera questa eventualità traumatica quanto l'annuncio che fece Hiro Hito Quarantanni fa quando dichiarò di non essere Dio. Però poi sembra che abbia rivelato a orecchie fidate di averlo detto •tanto per dire», ma la voce si è sparsa subito in giro... Renata Vita

Luoghi citati: Giappone, Stati Uniti, Tokyo