Persone di Lietta Tornabuoni di Lietta Tornabuoni

Persone di Lietta Tornabuoni Persone di Lietta Tornabuoni Forse ci hanno badato ini pochi, perché l'attentato e i' morti di Fiumicino hanno assorbito ogni attenzione, perché l'euforia e le feste hanno incoraggiato ogni distrazione: ma negli ultimi giorni del 198S due fatti hanno indicato una alterazione delle regole che da quarant'anni reggono il nostro Stato. Primo fatto. Il decreto governativo sulle televisioni scadeva il 31 dicembre. Per la terza volta, la legge destinata a regolamentare il sistema misto di televisione pubblica e privata non era fatta, non era pronta: i conflitti tra i partiti portavano a un altro rinvio. Per la quarta volta, il governo doveva rinnovare il decreto, quella forma eccezionale e spuria divenuta in troppi rasi azione legislativa sistei mi sa, Non lo ha fatto. Il Consiglio dei ministri ha rimandato tutto a dopo Capodanno, a domani tre gennaio. Nel frattempo, nulla. Il vuoto: senza più il vecchio decreto, ancora senza il nuovo. Tre giorni fuorilegge. Ora, è possibile che l'episodio non abbia conseguenze, che domani il nuovo decreto venga approvato, che la rinnovata mancanza di legge risulti legittimata, che sia tutto a posto e niente in ordine. Ma é forse la prima volta che una scadenza del genere non venga rispettata, che un obbligo legislativo venga eluso con tanta leggera noncuranza, che ci si mostri spensieratamente impotenti persino a rinviare in tempo, che anche formalmente il governo si metta fuorilegge. Secondo fatto. Alla cerimonia della firma della convenzione per la realizzazione ài un collegamento stabile sullo stretto di Messina, voluta in forma solenne per dare all'opera «da primato mondiale» tutta l'enfasi che la contemporanea strage all'aeroporto romano ha invece messo in sordina, il presidente del Consiglio ha detto cose mai sentite prima. Ha criticato severamente lentezze e impacci dell'amministrazione pubblica, ritardi paralizzanti della burocra- Tre giorni fuorilegge zia: quasi fosse una persona privata e non il responsabile dell'esecutivo, come se amministrare bene il Paese non fosse il compito essenziale del governo, come se la burocrazia dello Stato e il suo funzionamento non dipendessero dai ministri ma da chissà chi altro. Fin qui niente di nuovo, comunque. Ma poi il presidente del Consiglio ha annunciato che l'amministrazione pubblica inetta verrà esautorata o sostituita: da lui. Il presidente del Consiglio, «sentito il Consiglio dei ministri e 'identificate con proprio decreto» certe opere pubbliche di speciale interesse nazionale, per *ss:rurarne la realizzazione «potrà far uso, se necessario, del potere di ordinanza, anche in deroga alla legislazione vigente». E nei confronti di enti o amministrazioni inadempienti saranno previsti «poteri sostitutivi»: ossia, parrebbe, commissari nominati da lui. «Sono mezzi eccezionali, per porre rimedio a una situazione eccezionale», ha concluso il presidente del Consiglio. Ora, é possibile che siano semplicemente considerazioni, che sia un discorso non più impegnativo di altri o un forte ammonimento. Altrimenti sarebbe allarmante che una alterazione cosi totale di leggi e regole, una cosi grande rivoluzione dei poteri e delle funzioni venisse annunciata individualmente, improvvisamente, durante una cerimonia; come sarebbe allarmante il proposito di buttare a mare l'amministrazione pubblica anziché correggerne le disfunzioni e di sostituirsi ad essa, personalmente o attraverso mandatari, quando si tratta di grandi opere, grandi stanziamenti, grandi quattrini. Scemenza Com'è strana la vertigine di lepida autodenigrazionc e di allegra scemenza che adesso si coglie in certi spettacoli musicali televisivi. «Eccoci qui, più azzardati e cretini che mai», esordisce un disc-jockey del canale TV dedicato esclusivamente alla vidcomusica. «Dove sono gli imbecilli?», ripete ansiosa e leziosa una cantante di Antenne 2 francese, e la sigla della trasmissione Buona domenica è una canzone che dice cosi: «Canzone scema, canzone scema, voglio farti un occhio blu. Canzone scema, canzone scema, come il verso del cucii». Il gruppo degli Squallor fa invece, nel suo L.P. Tocca l'albicocca, una parodia del disco e del video collettivo benefico più famoso del 1985, We Are the World, con cui i maggiori cantanti e musicisti popolari americani hanno contribuito a raccogliere soldi per i popoli della fame nell'ambito della campagna «USA for Africa». La parodia riproduce il gruppo americano, con varianti: c'è il vecchio, ma anziché essere l'elegante patriarca country in jeans è un signore anziano composto e malinconico, in giacca grigia e cravatta; c'è il nero, ma invece del seducente Michael Jackson è un somalo emigrato, magro e Un po' malato; c'è la ragazza ultraenergica ma non è Madonna, è una tracagnotta malissimo vestita a festa; e il direttore del coro è un nano. La canzone parodistica, poi prega: «Caro Michael Jackson che mandi i soldi in Africa, ricordati di Napoli». Invoca: «Mandaci danari, tanti tanti danari, anche personali». Insiste: «Manda danari a Napoli, a tutti i meridionali, ricordati ancHe di Bari». E' intitolata: USA for It'aly.

Persone citate: Canzone, Michael Jackson

Luoghi citati: Africa, Bari, Messina, Napoli