Avanguardie francesi con l'aratro

Avanguardie francesi con l'aratro Avanguardie francesi con l'aratro Irapporti tra archeologia e folclore non sono stati ancora sufficientemente studiati, specialmente per quello che riguarda la preistoria, eppure quello che e successo a Chiomonte. in Valle di Susa. e una straordinaria testimonianza di come, a volle, la ricerca scientifica trasformi m realtà cid che sembrava i>a11 ani.mo esclusivo della tradizione popolare. Una leggenda locale alfcrmava Intatti che l'antico paese di Chiomonte si trovava, ormai sc|>ollo da una frana. In località La Maddalena, sul versante op|Kisto a quello In cui sorge l'attuale abitato. Che la Valle di Susa. in Piemonte, losse un'area archeologicamente importante, lo dimostrano gli oltre cuniiiama siti che l'uomo abitò tra il 3500 e il 500 a.C. scoperti grazie al progetto di ricerca promosso dalla sovrintendente Liliana Mercando. intitolato ■ Il popolamento preistorico della Valle disusa- Ma l'eccezionale importanza di La Maddalena (che era stala segnalala per la prima volta nel 1947. dal geografo Carlo Felice Capello), e emersa solo grazie alle recenti ricerche svolle dal professor Luigi Fozzatl e da Aureliano Benone, archeologi della Soprinten¬ denza Archeologica del Piemonte, che stanno riportando alla luce uno degli insediamenti neolitici più importanti dell'Italia del Nord. A trarre definitivamente dal silenzio l'area archeologica Chiomonte-La Maddalena e stato il tracciato autostradale del Frejus che [lussando proprio in quel punto, ha reso inderogabile l'intervento degli archeologi- ii villaggio, di 5000 anni la. e eccezionalmente leggibile nella sua struttura e organizzazione e si impone all'attenzione di quanti studiano 1 più amichi popolamenti umani del mondo alpino europeo. Si trova su un ampio terrazzo del medio versante sintstio della valle: e posto lungo un traccialo di mezza costa. più facilmente percorribile rispello el fondovalle. mollo Incassato e gode di una discreta esposizione al sole e di una buona disponibilità d'acqua I nostri Antenati slamarono al meglio I grandi massi prodotti in quel punto dalle frane: le abitazioni sono disposte in prevalenza contro le pareli orientali del macigni e tengono conto della direzione dei venti e dell'esposizione al sole Le case, piuttosto piccole ila maggior parte non misura più di dieci metri quadrn erano costituite da una tettoia appoggia'a alla roccia, che sosteneva a sua volta, anche grazie a grossi pali infissi nel terreno, delle pareti forse impermeabilizzale da un intonaco di argilla cruda o costituite semplicemente da tessuto o graticcio. I pavimenti erano per lo più livellali con lastricali di ciottoli, il focolare, un calino di mezzo metro di diametro riempito di pietre, sulle quali si accendeva il fuoco, si trovava probabilmente davanti all'Ingresso della casa. Alcune delle abitazioni erano destinate ad attività specifiche: un accumulo di ' ghiande, ad esempio, dimostra l'esistenza di un piccolo magazzino. Una mola e un'ascia ancora in fase di lavorazione, testimoniano di un piccolo laboratorio, collocato in un angolo di una casa. Oli uomini del neolitico che abitavano La Maddalena disponevano di conoscenze tecniche relativamente avanzale: gU soavi hanno portato alla luce molte fusalole (Cloe 1 pesi di terracotta che venivano montati sui fusi, per mantenerli verticali) e questo dimostra l'esistenza di telai. probabilmente verticali, che. essendo di legno, non si sono conservati. Alcune grandi tosse scoperte nel pianoro, ai piedi del villaggio, hanno le pareti arrossate e numerosi carboni di legna sul fondo: erano forse tomi, rudimentali ma sufficienti ikt sotto|>orre le argille a temperature superiori a 600 e cuocere quindi vasi e ciotole, i cui irammenti sono slati ritrovati in gran numero Nella parte pianeggiante del villaggio sono siate scoperte anche alcune tombe, rivestite di lastre di pietra. I defunti venivano sepolti individualmente, in posizione letale, con il capo rivolto a Est. verso il sole nascente. Questa comunità, composta probabilmente da alcune centinaia di individui, cominciò a insediarsi nella valle approfittando di una fase di -optimum climatico-: estati calde (media non inferiore ai 181 e inverni nuli (temperatura media superiore a 11 favorirono, nella bassa e media valle. Io sviluppo del querceto (le ghiande avevano un ruolo importante nell'alimentazione) e di un ricco sottobosco a nocciolo: più Inailo si estendevano ampie foreste di abeti e pini cembri. Una natura ricca e generosa, dunque, habitat ideale per cervi, caprioli, cinghiali l'alee e l'orso bruno. Ma l'attività dell'uomo non si limitava alla caccia e alla raccolta dei Irutti spontanei dei boschi' anche se non stabilmente, si praticava l'agricoltura (si coltivavano soprattutto l'orzo e il frumento) e l'allevamento di pecore, capre, bovini di piccola taglia Tra le case si aggirava senz'altro il cane Da dove giunsero i primi abitanti della Valle di Susa ' A quanto pare dalla Valle del Rollano, tra ti quinto e il quarto millennio avanti Cristo quando dai margini delle pianure et** circondavano le Alpi a Sud e a Nord, veri e propri gruppi di contadini neolitici cominciarono a penetrare nelle montagne Da Nord e da E.-l la spinta verso le Alpi venne dagli credi delle culture danubia ne. genti che risalendo l'autostrada naturale del Danubio avevano conquistalo le toreste dei: Europa temperala sfruttando boschi e pascoli anche con una macchina nuova » straordinaria: l'aratro Essi portavano con se l'arte dell'agricoltura e dell'allevamento, sapevano cuocere argi'.ia e sabbia per farne recipienti, sapevano produrre strumenti agricoli e bollire i cibi più ricchi di amidi e di zuccheri I a cosini-ione delle capaniM ira coihI'/ìoiuiU Erano le avanguardie di una civiltà cne già da secoli aveva pervaso le coste della Grecia e dell'Italia meridionale. Le loro grandi case di tronchi e paglia una novità [vortentosa per i mesolitici del remoto Occidente, erano autentiche fattorie, abitate da gruppi familiari numerosi. Da Ovest invece, dalla DuraniT o dali Isere. giunsero in Valle di Susa gli . avamposti d^iia cultura Chasseana (dai nome della località trancese Camp-deChasseyi centrala sull'asse Prov enza-Rodano Anche questi uomini avevano già perfezionato l'agricoltura cerealicola e l'allevamento e potevano quindi contare su un enorme potenziale espansivo. Le Alpi, dunque, non furono per i neolitici una barriera, ma una regione e una terra di Incontro, che dopo 1 prtnd approcci (battute estive di caccia, ad esempio, forse eseguile più per rito o divertimento che per necessita). Impararono a colonizzare stabilmente. Probabilmente gli uomini

Persone citate: Aureliano Benone, Carlo Felice Capello, Liliana Mercando