Il ricercatore rifiutato

Il ricercatore rifiutato Il ricercatore rifiutato SI può dire che la maggiore scuola di specializzazione per ricercatori italiani non risieda in Italia. Ogni anno 1500 ricercatori Italiani si specializzano In Usa e circa 500 in quattro nazioni europee (Francia. Inghilterra Germania e Svezia). Secondo le recenti statistiche della Cee. ti 55 per cento del ricercatori italiani ha avuto esperienze di lavoro scientifico all'estero (di questi 11 35 |k-r cento in Usa). Tra coloro che lasciano l'Italia per acquisire una nuova esperienza nel camI» della ricerca, una considerevole parte (oltre un lerzoi non ritorna più ma sceglierà come sede permanente il Paese che lo ha ospitato Come e stalo dimostralo a un convegno tenutosi recentemente a Milano, organizzato da Renaio Boeri dell'Istituto Sesta sotto gli auspici del Progetto Cultura della Montedison. quasi tulli quelli che prolungano la loro permanenza all'estero oltre 1 tre anni rimarranno all'estere per sempre Il ca->o della neurobiologia e delle scienze neurologiche in genere, a cui era dedicato il convegno di Milano, ne e buon esempio. Della trentina di ncuroncercatori convenuti a Milano, due soli. Rita Levi-Montalclm e Carlo Terzuolo. hanno fallo ritorno in Italia. La prima circa 15 anni fa e 11 secondo solo recentemente. La pnma ondata migratoria dei cervelli italiani prende Inizio negli Anni 40. s|>esso |>er le persecuzioni razziali e politiche del regime fascista Oli scienziati italiani si incanalano cosi sulla scia del numerosi scienziati ebrei che lasciano molte nazioni europee, soprattutto la Germania, e vanno all'estero, principalmente in Gran Bretagna e Stali Uniti. Tra 1 piU famosi, oltre a Fermi ci sono Levi-Montalclnl e Luna (entrambi provenienti callUnlversità di Torino), tutti e tre premiati più tardi con il Nobel. La seconda grande ondala e quella del dopoguerra, dalla line degli Anni 40 alla meta degli Anni SO. E' interessante notare che a lasciare l'Italia sono proprio 1 neuroblologl delle migliori scuole. La Facoltà di Medicina di Torino ha li dubbio primato Italiano d) quasi 20 neurosclenzlatl emigrati, tra 1 quali possiamo ricordare alcuni nomi con il Paese e l'anno di emigrazione: Rita Levi-Montalclnl 11947. Usa). Cosimo A jmoneMarsan (1950. Usa). Carlo Terzuolo (1954. Usa). Ezio Giacobini (1954. Svezia. Usa). Marcello Costa (1970. Australia). Giorgio Gabella (1972. Gran Bretagna) Ruggero Fanello (1974. Canada. Usa). Olorgio Innocenti (1972. Germania. Usa). Altri centri di studio prestigiosi, come le Università di Pavia e di Milano e ia Scuola Normale di Pisa, contribuiscono con Torino a circa 11 90 per cenlo del • ncuroemigralU. OH Anni 60 vedono i primi timidi tentativi di ritorno, che per lo più falliscono per cause diverse. Il primo Importante, ma difficile, trapianto e quello di Rita Levi-Monlalcini che con l'aiuto del Cnr riesce a stabilire a Roma il Laboratorio di Biologia cellulare. Per 1 primi anni, per mantenere la continuità del proprio lavoro, sarà costretta a lavorare in due laboratori, a Roma e a St. Louis presso la Washington University. Queste primo successo e per gli altri un invito a seguirla. Il più recente inserimento e quello di Carlo Terzuolo da Minneapolis, che dirige attualmente l'Istituto di Fisiologia dei Centri Nervosi del Cnr a Milano. I problemi più seri per un i-Inserimento sono stali esaminati dal neurosclenrlati Italiani emigrali in una Intervista con il Ministro della Ricerca Scientifica Antonio Rubertt. trasmessa in c'retta li 5 novembre dalla Tv italiana Per 1 ricercatori già stabiliti all'estero il problema maggiore e quello di mantenere una continuità nella propria ricerca in modo efficiente. La moderna ricerca biologica non e più fatta da un singolo individuo Isolato ma da quella che viene chiamata la •massa critica» di ricercatori: un gruppo di scienziati di campi più o meno vicini, che lavorano tutti sul medesimo tema, attaccando il problema da diverse direzioni e con metodi ben-distinti in modo sistematico. Il campo della biologia del sistema nervoso vede ogni giorno affiancati nello stesso progetto specialisti di neuroanatomia neurofisiologia, neurochlmica, neurofarmacologia e biologia molecolare, senza contare la componente clinica per i problemi inerenti la patologia umana. La rigida struttura presente nella Unlvesltà italiane (un po' meno forse nel laboratori del Cnr) non permette ancora come accade in quelle americane, l'inserimento simultaneo di un intero gruppo di ricerca (3-4 persone) neppure per chi si sposta da una sede italiana all'altra. Questo ha spesso scoraggialo o impedito il trasferimento per il timore di annullare o ritardare la propria produttività D'altra parte la creazione di un nuovo laboratorio da liane del Cnr rappresenta un processo molto laborioso e spesso anche complicato. Il problema piU acuto non e però quello di ricuperare l ricercatori che si sono già affermali all'estero da anni, ma quello dei 1500-2000 giovani che si trovano attuai- mente fuori Italia. A Milano si e esaminato il problema del •rifiuto». Con questa parola si definisce il fenomeno legato al problema del ritorno di un giovane scienziato-tlpo italiano che abbia trascorso 2-3 anni in un laboratorio di ricerca all'estero e che desideri tornare In Italia. Qui spesso si troverà senza posto di lavoro, messo In coda al colleghi che. rimasti a casa si sono acquistati •meriti locali.. Tali meriti sono di insegnamento o semplicemente sono servizi resi in vari modi al direttori di Istituto 1 quali si sentono moralmente obbligati a ricompensare chi. fedelmente, e rimasto a lavorare con loro. Il dottoralo di ricerca recentemente istituito, non ha portato che in minima parte a un aumento del posti di lavoro per i giovani ricercatori. Inoltre non offre un punteggio ufficiale nella graduatoria Il giovane che ha avuto successo con la propria ricerca all'estero e che ha deciso di continuare a fare II ricercatore, dopo alcuni tentativi infruttuosi, se nonha seri problemi personali, deciderà di tornare all'estero e si inserirà rapidamente nel sistema universitarlo locale, guadagnandosi talvolta posizioni universitarie di primo plano. A questo punto 1 ponti con l'Italia saranno saltati forse Irreversibilmente. Il contatto con i centri italiani di ricerca continuerà ancora sotto forma di collaborazione o come nuovo centro di attrazione e formazione di altri scienziati Italiani. Cosi per alcuni laboratori più noti in Usa. Svezia. Inghilterra e Francia sono passali centinaia di ricercatori italiani delle ultime ire generazioni che hanno iniziato o perfezionalo la propria educazione scientifica nel laboratorio di un collega Italiano emigrato a sua volta anni prima Quali sono le perdite per l'Italia? Oltre al fatto che l'istruzione universttaria costa al contribuente Italiano che però non ne trae beneficio, anzi fornisce gratuitamente centinaia di laureati ad altri Paesi (negli Usa il costo di un dottorato di ricerca é di oltre 150 milioni di lire) vi e pure la perdita di un potenziale specialista utile all'industria. Le maggiori industrie farmaceutiche Italiane oggi si rivolgono all'estero per reclutare ricercatori in campi speciali (specie in quelli della biologia molecolare e della farmacologia molecolare) non reperibili In Italia. Tali specialisti vengono pagati con stipendi mollo alti. Dal punto di vista culturare e scientifico, la perdita e molto grande ma più difficile da valutare. Basti pensare che dall'Università di Torino sono partiti (due dei quali mal più tornati) I tre premi Nobel. Rita LevlMontalcini. Renato Dulbecco e Salvato- e Luna Ognuno del tre é un leader di alto calibro in tre campi avanzati della ricerca bi I • gica, neurobiologia biologia d?i tumori e genetica L'impatto di tre possibili scuole Italiane guidate da questo trio e facilmente Immaginabile. E' la differenza tra l'esser di serie C e l'essere di serie A. Ognuno del tre avrebbe -prodott . riedite di nuovi specialisti, probabilmente di alto Uvei io. Euio Giacobini