Marella Agnelli: il giardino è il luogo della vita

A colloquio con l'autrice di un libro sui più bei giardini italiani A colloquio con l'autrice di un libro sui più bei giardini italiani Marella Agnelli: il giardino è il luogo della vita TORINO — .Come nate* l'amore per un giardino? Ci piacciono i luoghi dove stiamo bene, cori eomn tuccede con le penane. Se start nella natura produce armonia, questo i il primo poeto per cercare un giardino. E' una necessità quel primo patto: un bisogno di verde, di contatto con la natura che ti armonista tn mille modi, coltivare, patteggiare in un parco pubblico, camminare in un bosco». Marella Agnelli « in uno del suol giardini. Quello di cut Prescot. sopra la citta, fra le colline glA ionizzate di neve, cariche di cachi dorali e sanguigni Un giardino «ripreso» e curato da lei. ira spalliere di peri e meli, disegnato su quattro parterres. fasciati di bosso, dove crescono le rose «Cln-Cln». e poi le verdure. Incastonate da siepi di lavanda In contrasto ccn U ghiaccio biancore delle rose Barbler. Oeorge Welndenfeld. tino del grandi editori Inglesi, che ha tn catalogo una prestigiosa collana dedicata al giardini famosi nel -.or.de. conosceva questa passione di Mare ila Agnelli e le ha chiesto di farsi editor di un volume dedicato al «Giardini italiani». Lei ci ha pensato un po' su. Poi ha chiamato 1 suol amici botanici e storici, come Luca Pietromarchi, esperti In orticoltura, come Federico Forquet, un grande fotografo di natura e architetture, il califomlano-romano Robert Emmett Brighi. Ilan parlato del progetto, si sono visti qui. nel suo studio alia Prescot, ingombro di libri, manifesti, cani tanti cani, fiori. • L'idea interessava, ti divertivano — dice la signora Marella —. Brano pronti ad andare. Allora ho detto: vengo anch'io con voi: Da sempre é fotografa. Dopo gli studi all'. Academie des Beaux Art», e all'. Academie Julian» di Parigi, ha lavorato come assistente di Erwin Dlumenfeld a New York, e più tardi, ritornata in Italia, ha continuato a fotografare e a scrivere per le riviste della Condé Nasi. Cosi è nato •Olardinl italiani», stampato dalla Fabbri (pagine 231. lire 00.000). già esaurito in più edizioni in Italia, richiestissimo sul mercato americano. E* un viaggia dal Piemonte alla Sicilia, attraverso I giardini abitati dal tempo e dalla Storia, un percorso che ai snoda all'interno di quella civiltà e cultura che ha riflettuto sull'idea di cosa un giardino debba essere. Fotografati da Marella Agnelli e Robert Emmet Brlght ecco Castello Ruspoli. Villa Ouarienu di B re none. Villa Imperiale, Palano Corsini, le Isole Borromee, La Oamoerala. li Giardino Giusti. Villa Agnelli, villa Mein d'Erti. Villa Tritone. Villa Rùtolo, Oaravtcchlo. E tanti tanti giardini ancora. Tutti raccontati da Luca Pletromarchl In una affascinante storta fatta di «giardini dell'Intelligenza», delle •meraviglie», della «geometria*, della «romanticheria», fino ai giardini di oggi. Le fotografie. Ira luci e ombre, assorbono, fra architettura e natura, la spiritualità del giardino umanistico, la scenografia di quello rinascimentale, le Inquietudini del giardino romantico. l'Intimità di quello d'oggi, scheggia di un ■ j:radiso perduto», frammento di un «paradiso db conservare». Lei, Donna Marella, vede essenzialmente il giardino come «luogo dove stare bene?». • Pento che un giardino in cui il tento estetico eia predominante non posta essere gradevolissimo... tuccede cori anche con k persone Vede un bel verde solo nel giardini privati, o c'e anche una educazione, una cultura del verde pubblico? •In Italia meno che altrove. Però ci tono le ecce ■ eioni, qui è bello lungo il Po, t fiori attorcigliati sul lampioni di piana Vittorio, o nei vati tulle ringhiere dei ponti. / poeti del Nord hanno più attenzioni, pento a Ginevra, a Losanna, al lungolago di Lugano. In Italia molti giardini privati tono diventati pubblici ed è continuata una tradizione. Certo, alcuni sono itati ridotti malissimo, pento ai primi anni di Villa Daria, poi è andata meglio'. Pensa che oggi si stia modificando li nostro rapporto con la naturar •Direi che uno «patto verde oggi è considerato come un luogo da vivere in più: fermarsi a mangiare sotto un albero, far giocare i bambini sul prato, costruire un campo di bocce Un'Immagine di Giardino Giusti a Verona 1dinosauri abitano ormai nella nostra Immaginazione. Ce 11 raffiguriamo come mostri enormi, impacciati, piuttosto ottusi. Li abbiamo ricostruiti nei musei, dipinti nei murales sullo sfondo di una natura primordiale, ricreati perfino nel fumetti accanto a incredibili uomini preistorici. Sono stati loro — ha arrischialo qualche disinvolto studioso — a Ispirare l'Immagine del draghi antichi: era un fenomeno di «memoria di razza-. Fantasie. Forse il fascino di questi animali e un misto di distanza e di mistero: vissero fino a 65 milioni di anni fa e si esttnsero. pare. In modo repentino. Sono diventati quasi simboli della vita senza l'uomo, metafore di catastrofi che possono colpire altre specie viventi. Ma com'erano? Che cosa realmente si sa di loro? Un giornalista americano. John Noble Wllford. vincitore del premio Pulltzer. tenta di ricostruire la storia di questi animali In un volume (.L'enigma dei dinosauri.. Longanesi, pagine 332. lire 35 mila) che raccoglie indizi, esamina fossili e teorie. E' un dossier preciso, scritto con 11 linguaggio semplice della divulgazione. Un racconto che si anima di successive scoperte, dove campeggiano le avventure dei ricercatori. Spiccano errori. Ingenue congetture su quegli animali che non salirono sull'arca di Noe. E la prima sorpresa e un viaggio nel passato della Terra (si credeva creala 4004 anni prima di Cristo) che sprofonda sempre più indietro fino a misurare miliardi di anni. I cacciatori di fossili diventano anche esploratori del tempo. Wllford ci mostra studiosi che disputano, paleontologi che classificano, cacciatori di ossa che rivaleggiano sul campo come personaggi di un'epopea. Ecco, ad esempio, lo scienziato inglese Richard Owen che nel 1S41 parla di una «distinta tribù, o sottordine, di rettili tauri.. E per primo propone 11 nome «dinosauri», le terribili lucertole. Alcuni fossili diventano presto famosi: l'Archaeopteryx. che secondo alcuni poteva rappresentare l'anello mancante tra rettili e uccelli, viene venduto nel 1862 al. Brltlsh Museum per 700 dollari. Qua! è la luce che preferisce, quando fotografa un giardino? «La luce più beffa i quella del mattino pretto, quella che sveglia, dà forza (J fiori. Ma ho fotografato giardini sul limite della tera e della stagione, quando i fiori hanno un aspetto spampanato o tono tu! limite della sfioritura.. Quali sono le difficolta di un giardino come •luogo» da fotografare? • Bisogna cogliere fessema del giardino, l'insieme. E cosa voleva esprimere la persona che ha creato il giardino. Se no, ci ti ferma tu vedute generali, che dicono niente o poco, o tu minuti dettagli, bellissimi, forte, ma che fanno perdere il progetto d Insieme. La veduta a cartolina non ta mal di motto, e cori un insieme di dettagli. Per fotografarlo, un giardino, bisogna vipcrto. sfarci dentro. Forte ha ragione Fistetti quando dice che non bisogna fotografare tanti giardini, ma uno solo in tutte le stagioni dell'anno». Quali sono 1 giardini che preferisce? .Preferisco cedere quelli dove ti sente la presenta di chi l'ha creato e continua a la Dorarci, come al "Oaravicchio" di mio fratello Carlo Caracciolo. O San Liberato, dei SanminiatellU. Vemon Lee scriveva che i giardini «non hanno niente che vedere, o non molto, con la natura». Non è più cosi? • L'idea di giardino all'italiana, o di quello giapponese, è contro natura. Il giardino del primo Ottocento inglese era per un disordine della natura controllato. Tramontano i giardini geometrici' si va con la natura, non la ti sferrea.. Allora fare un giardino e un compromesso? •E' mediare fra noi e la natura. Anche una serie di comprometti. Vorremmo piantare piante che rifiutano di sopravvivere, altre che danno risultati che non vorremmo. E' già rischioso portare un albero da una collina all'altra. Dall'Irlanda lo è ancor di più». Marella Agnelli racconta, nell'introduzione, di un «paradiso perduto», quello dell'Infanzia. Lo proteggevano due persone: sua madre, la principessa Caracciolo che vedeva 11 giardino come «festa», «quiete», «contemplazione», e U giardiniere. Gino Ouamleri, che lo sentiva come «superfluo», •non necessario-, «cosa effimera», faticosa. Oli sembrava più sensato l'orto, il pomario o I campi. Scrive Marella Agnelli: .Le brevi fantastiche fioriture, paragonate agli anni che occorrono per impiantare o quelle poche stagioni d'incuria per mandare in rovina. Tutto concorre alla fragilità del giardino, alla tua irrealtà, dunque atta sua es- Donna Marella, è sempre valida la lezione del signor Gino? •E' l'idea di giardino che uno vuote avere. Cosa voglio fare? Cosa voglio guardare dalla mia finestra? Un luogo di contemplazione o un orto-giardino? Lo voglio utile, dilettevole, un misto dei due... Tenendo naturalmente conto di ciò che c'era prima, con la mente, se non con l'affetto.. Il giardino lei. lo pensa, lo vive, ci lavora? .fio delle lunghe conversazioni con il giardiniere. Discutiamo tu cosa mettere, cosa no. cosa togliere. C'erano, per esempio, qui fuori, dei cavoli brutti che servivano per fare delle ruppe: ho chiesto che fossero sostituiti con caroti beili. Sono anche da guardare, oltre a farci le zuppe. Poi. se muore una pianta, discutiamo te è il caso di ri mettere la ttetta o cambiarla.. Non si sente mai «divisa fra due giardini», questo di Prescot e quello rUls ternato dall'architetto Russell Page, a VUlar Perosa? •E' cori ricino VUlar. E poi, Russell Page l'aveva studiato per l'autunno, quando noi siamo là. E' un giardino più spettacolare di questo che e di tutto fanno. So che andrò a vedere le magnolie stellate, appena {Inverno passerà. So che ci tornerà a primavera a vedere azalee e rododendri. E poi. a VUlar. adesto, c'è l'orto da guardare.. Meo Orango In America t cacciatori di dinosauri si spingono come pionieri nell'Ovest, sfidando l'ostilità degli indiani. Hanno un carro, un tiro di muli, un'attrezzatura da campo Scavano e la gente spesso li guarda ccn sospetto. Uno di essi. Charles Stemberg. scopre addirittura una specie di mummia di dinosauro. «(Quando rimossi un pezzo piuttosto grosso di arenaria da sepia il torace, trovai con mia gronde sorpresa un calco perfetto della cute. Immagina quel che ho sentito quando mi sono reso conto che per la prima volta era stato scoperto uno scheletro di dinosauro avvolto nella tua pelle.. L'autore mescola emozioni e dati scientifici. •£' ti primo raggio di sole — sospira un altro scopritore — che illumina quett'osso dopo 140 milioni di anni». Samum Brown. un tipo che al nome altisonante unisce un grande fiuto, trascorre mesi presso la roccia di arenaria a Hell Creek. nel Montana, e trova nell'estate del 1902 uno scheletro quasi completo di Tyrannosaurus rea. enorme animale del Cretaceo che stava eretto sugli arti posteriori, il più grande carnivoro che abbia predato sulla