Agonia davanti al Niguarda

Agonia davanti al Niguarda Sotto accusa l'ospedale milanese per la morte di una giovane Agonia davanti al Niguarda Racconta l'infermiera che ha accompagnato la ragazza di 14 anni, malata di leucemia: «Respinti dal pediatrico dopo 20 minuti di attesa, poi di corsa per I viali per trovare una stanza» - «Abbiamo dovuto far entrare la barella da una finestra» • Comunicato della direzione sanitaria: «La paziente è arrivata morta» DAL MOSTRO INVIATO OMEONA — Una ragazza di 14 anni, leucemica, ha agonizzato venti minuti sull'ambulanza bloccata davanti a un cancello sbarrato dell'ospedale Niguarda. E' morta mentre la facevano entrare nel reparto Infettivi passando da una finestra. Questo e l'Incredibile episodio raccontato dagli Infermieri del •Corpo volontari soccorso» di Omegna, dove la giovane abitava e da dove era partita per essere ricoverala nell'ospedale milanese. 81 cnlumava Natascia Puritano, abitava nella {razione Agrano di Omegna con ti padre. Domenico. 41 anni, la madre. Vittoria Calabraro. di 36 f un fratello. Oluseppe. di 17. Natascia da alcuni giorni era a letto con la varicella. Il giorno di Santo Stefano, verso le 18. si e sentita male e il padre e la madre l'hanno portata all'ospedale di Omegna. •fri auto — racconta lo zio Giuseppe Calabraro di 44 anni —. 5t è vestita da soia ed è uscita con le sue gambe, non ha voluto che i genitori la prendessero in braccio. Vedrai che anche questa volta ce la farò, ha detto alla madre. Non piangere...». Invile la sua ';ta si stava spegnendo. E* svenuta sul lettino del pronto soccorso. I medici si sono resi subito conto che era In gravi condizioni e hanno pensato di trasferirla al Niguarda. di Milano, dove la ragazza era stata più volte ricoverata. Forse poteva ancora farcela. Dal pronto soccorso di Omegna sono state falle tre telefonate: al Niguarda per informare i medici milanesi i-ile avrebbero trasferito una loro paziente, all'ospedale di Verbania per chiedere l'assistenza di un anestesista e alla polizia stradale di Lave no perche scortasse fino a Milano l'ambulanza» Poi la ragazza e stata (.ancata su una unita mobile di rianimazione con due barelliere. Patrizia Milani e Annalisa Ortu, due medici, .autista che preferisce essere chiamato solo Anselmo e la madre. A Verbania sono scesi 1 due medici e sull'ambulanza e salito l'anestesista. .Per evitare < disagi del traffico e permettere all'anestesista di praticare le cure dell'emergenza, abbiamo attraversato il Logo Maggiore. Al porto cera il battello che ci stava aspettando, aveva tardato la partenza per noi. racconta Annalisa Ortu. Sbarcati a Laveno l'affannosa corsa verso 11 Niguarda con l'auto della polizia che apriva la strada con la sirena. .Si sono date il cambio tre pattuglie — dice Anselmo —. Di piU gli agenti non potevano fare-. Natascia aveva perso 1 sensi? •No — risponde Annalisa Ortu — * sempre stata presente. Faticava a respirare e il medico l'aiutava anche con l'ossigeno. Povera ragazza, voleva tenerti da sola la ma scherina svi volto. Se tenta' ramo di alutarla, sorrideva e ci scottava le mani Ce la faccio... ce la faccio... diceva: L'ambulanza è arrivata al pronto soccorso del Niguarda alle 22.40. Lo dice l'autista Anselmo. L'anestesista ha chiesto l'assistenza di un medico: «Ma non è venuto. solo dopo dieci minuti si è presentata un'infermiera con un rianimatore manuale — continua Anselmo — e ci ha detto di portare la ragazza nel reparto pediatrico*. L'ambulanza ha lasciato 11 pronto soccorso e al e rimessa sulla strada. Ha percorso circa 400 metri ed è arrivata davanti al cancello del reparto pediatrico. Era chiuso. Continua l'autista Anselmo: •Ho suonato il clacson, la sirena. Ha tuonato la «Irena anche la macchina della polizia che ci scortava. Niente. La guardiola era spenta, nessun segno di vita. Dopo venti min uri che aspettavamo, lo e uno degli agenti abbiamo scavalcato il cancello, come ladri e siamo entrati nel recinto. Ci guardavamo attorno per cercare un pulsante, una chiave. Qualcosa. Finalmente è arrivato il custode e nel frattempo la nostra paziente rantolano e {anestesista dava di fuori per la disorganizzazione». Ma non era ancora finita. Un'infermiera ha detto che non era quello il reparto, bisognava portarla agli Infettivi .Abbiamo faticato non poco a convincerla ad accompagnarci — Interviene Annalisa Ortu — e ci siamo arrivati postando attraverso l viali dell ospedale-. E a questo punto Anselmo racconta che finalmente hanno tirato fuori la barella dall'ambulanza e l'hanno fatta entrare nel reparto •attraverso una finestra, di quelle che ti aprono tirando tu il vetro dal basso». Ma non c'era una porta? •Non so che cosa dire. E' tutto incredibile. Penti che nella stanza non c'era neppure un treppiede per sostenere la fleboclisi. Forse inutile perché a me i parso che Natascia fosse ormai morta» Poi? •Poi Vagente che aveva scavalcato con me l'inferno tati è attaccato al radiatele fono e ha chiamato t carabi meri. Che tono arrivati subito... L'agente era fuori dalla grazia di Dio*. La direzione sanitaria del Niguarda Ieri aera ha diramato un comunicato. Dice: •Il giorno 2S verso le 23 la piccola Natascia Pirritano giungeva cadavere presso la divisione Isolamento infettivo pediatrico. La piccola era stata inviata dall'ospedale di Omegna per insufficienza respira torta da addensamenti polmonari multipli in leucemia acuta e affetta da varicella. Di quanto sopra è sfata data comunicazione d'ufficio all'Autorità giudiziaria alla quale competeranno gli accertamenti del caso». I genitori della giovane sono originari di Soverato (Catanzaro) e si sono trasferiti nel Novarese nel '60. Entrambi lavorano in un sacchi! Iclo e avrebbero avuto un futuro tranquillo se nove anni fa Natascia non avesse accusato I primi sintomi di un male tenibile, la leucemia, inizialmente scambiata per anemia. E' Iniziato un lungo calvario dentro e fuori dagli ospedali. -La curavano al Niguarda — racconta Oluseppe Calabraro —, Natascia non si i mai lamentata. Aveva una gran voglia di vivere. / penitori le avevano tenuto nascosto la gravita del suo male. Le dicevano che con il tempo sarebbe guarita, di avere pazienza. E lei di pazienza ne ha sempre avuta». Studiava ragioneria e avrebbe voluto diplomarsi. 81 Impegnava a fondo: »Ma erano più i giorni che passava a letto con le flebo nelle vene che sul banco di scuola., ricorda lo zio che non riesce a trattenere le lacrime. Un colloquio angoscioso sul pianerottolo delle scale, lontani da padre e madre chiusi In casa nel loro dolore. »Non vogliono vedere nessuno», continua Oluseppe Calabraro. Oggi la ,'ccola Natascia sarà sottoposte ad autopsiaAldo Fopati

Persone citate: Agrano, Annalisa Ortu, Patrizia Milani, Pirritano

Luoghi citati: Catanzaro, Milano, Omegna, Verbania