Vittima lui e rompinervi lei di Stefano Reggiani
Vittima lui e rompinervi lei Prime fUnu «Io e mia sorella» di Verdone, con Ornella Muti Vittima lui e rompinervi lei • H regista-attore nei panni di un tranquillo suonatore di oboe alle prese con una moglie stizzosa e una sorella irruente - Voluto omaggio alla commedia hollywoodiana, ma con toni amari e crepuscolari ■Io « mia sorella» di Cario Verdone con Cario Verdone, Ornella Moti, Elena Sofia Ricci, Galeano Benti. Frodasione Italiana. Commedia. Al cinema Vittoria di Torino, da oggi. Al cinema A ristori, Excelilor, Paria, Bonge et nolr, Vnhrereal di Anche quando faceva della satira d'impronta cabarettistica, caricature di una cultura giovanile sciroccata, finti bonzi o lutnpensessantottini, Carlo Verdone provava una sincera pietà per i suoi personaggi, gli dispiaceva quasi prenderli in giro. La sua ambizione non era la satira, ma la commedia brillante fondata sulle umane debolezze: si doveva rìdere dei più patetici e creduloni, ma sapendo che erano il nostro ritrailo. In questa direzione era stata una prova interessante Borotalco e non erano trascorsi invano i film successivi, da attore o da regista. Adesso lo t mia sorella (le vecchie maestre avrebbero preferito «Mia sorella e io») è volta apertamente ai caratteri, la sceneggiatura scrìtta con Benvenuti e De Bernardi inscguc i risvolti co¬ mici in un debolissimo esemplare, un perbenista vittima degli affetti familiari, anzi dell'amor fraterno. Impresa nuova e delicata, si capisce che Verdone l'abbia fatta propria con qualche squilibrio, programmando visibilmente tutti gli intermezzi umoristici mentre il suo animo propendeva per toni più amari e crepuscolari. Certo, una miscela composita, omaggio alla commedia hollywoodiana e anche indirettamente alla precommedia italiana, con l'impiego dell'ottimo Galeazzo Benti. caratterista degli Anni Cinquanta, e l'excursus ungherese alla telefoni bianchi. Verdone e un professore d'orchestra (oboe) che vive in una bella casa di Spoleto con la moglie pure orchestrale (Elena Sofia Ricci, violoncello). Il giorno che muore la madre (ed e commovente, e giusto che il film sia dedicato alla memoria della madre del regista-attore) si rifa viva la sorella, che se n'era andata anni prima per seminare l'Italia e il mondo di pasticci. Comprendiamo che da quel momento il peso della sventata sorella ricadrà sul fratello orchestrale, debole, condiscendente, forse innamorato, comunque, come si dice, responsabilizzato. Dapprima si fa confidente di un maturo avvocato milanese che s'è innamorato della ragazza dopo averla salvala da una condanna per esportazione di valuta, poi va addirittura in Ungheria dove la sorella ha parcheggiato al brefotrofio un bambino avuto da un matrimonio mai annullato. Poiché tutte le vie legali sono precluse, il remissivo fratello accetta di far¬ si seduttore di una nurse (la brava, stuzzicante Mariangela Giordano) per poter rapire l'innocente. Che patemi il viaggio col piccolo clandestino, quasi come la notte brava del seduttore. Credete che la sorella col bambino ritrovato e in mano all'avvocato adorante resterà tranquilla? Per un poco, poi passerà da Milano un cantante rock inglese... Un altro viaggio internazionale e in programma per Verdone, mentre nel conflitto moglie-sorella sta andando in pezzi quello che fu un buon matrimonio borghese. Ornella Muti sta con molta naturalezza, con agio evidente nei panni della sorella profittatrìce e rompinervi. Quante ce ne sono come lei. temute ma giudicate «in fondo buone», esempi di parassitismo sentimentale e di colpevole sventatezza. Onore a Verdone per aver celebrato un personaggio misconosciuto della commedia borghese: ma se dovessimo dar una palma all'attrice, sceglieremmo Elena Sofia Ricci, la moglie severa c stizzosa, ragionevole e intollerante. Stefano Reggiani
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