Genova ora x: si cambia timone

Genova ora x: si cambia timone TRA INDUSTRIA E COMMERCIO, TRA DECLINO E SVILUPPO Genova ora x: si cambia timone Doveva essere la capitale nucleare: diventerà una città di servizi? - Musso (Ansaldo): «Buttiamo un patrimonio di cervelli» L'on. Orsini (de): «Non c'è posto per le tute blu» - Il sindaco: «Puntiamo sul terziario» - Cauvin (Camera di commercio): «Un'altra Manhattan» - Nicola Costa: «Un disegno turistico» • L'architetto Piano: «Ma è pericoloso rincorrere dei modelli» DAL NOSTRO INVIATO OENOVA — Una città divisa, forse sputata. Genova dei commerci e dei traffici, dei grandi broker, dei capitali inveititi in import-export, dei giochi finanziari a Hong Kong e Wall Street, ha riaperto le ostilità, per quella che forte è l'ultima battaglia, sotterranea ma non tanto, contro Genova industriale e operaia, la città dell'italatder in crisi, dei cantieri che non ci sono più, delle grandi attende Iti. Beco la capitale detta Liguria, quinta città italiana, trenta chilometri da Nervi a Voltri. 727 mila abitanti (con un calo del 4J per cento rispetto al IMI) alla fine di un anno aspro e conflittuale, Vanno del porto, e alla vigilia di un Ottantotto che si annuncia come un'ora X. Il blocco del piano energetico nazionale, con la cancellazione della centrale di Trino due, ha fatto cadere l'ipotesi di Genova capitale nucleare. Il Gruppo Ansaldo, azienda numero urto delta citta, cento e quarantanni di storia comune, ha investito nel nucleare una quota pari al venti per cento del suo fatturato. In termini occupazionali, per Genova, il pro¬ blema i limitato: .he officine del nucleare sono a Milano, qui perdiamo un miglialo di posti, tra cui pero duecentocinquanta ingegneri, un patrimonio di cervelli genovesi o genoveslzzaU», dice Bruno Musso, amministratore delegato Ansaldo. L'ombrello Ma l'idea della capitale nucleare era il grande ombrello del sistema industriale a partecipazione statale. Questa città coti fedele ai suoi stereotipi, dove l'uomo più ricco, un Parodi re dell'importexport, si sposta in .126» blu con autista e svita le lampadine delle appliques sulle scale per risparmiare luce, questa città che vive soprattutto dentro austeri palazzi che nascondono capitali d'arte, forte non ha mai realmente accettato un destino industriale. Cosi diventa una ex capitale di tutto senta estere stata capitale di niente. Dopo .l'ennesima beffa», come la chiama Musso, Cesare Campart, sindaco repubblicano di un esangue pentapartito, mette il dito .tu»'.indubbia grave crisi delle partecipazioni statali genovesi» e disegna uno sviluppo in cui •le aree che ai rendono libere per la crisi della grande industria devono essere utilizzate per il terziario più avanzato». Bruno Orsini, unico deputato di una lacerata de genovese- .Olà alla fine degli Anni Settanta noi democristiani sostenevamo l'ipotesi della citta del servizi, con U trasferimento degli stabilirne riti oltre Appennino. Il pd ci diceva che volevamo fare una citta di camerieri Ormai e evidente che nel contetto urbano di questa citta non ce posto per le industrie delle tute blu». Gian Vittorio Cauvin, presidente della Camera di commercio: «Di un'Industria conta avere il centro direzionale o lo stabilimento? il cotto iniziale di un Insediamento industriale da questa parte dell'Appennino e dieci volte che dall'altra. Genova potrebbe diventare uno straordinario centro direzionale di stabilimenti collocati altrove, una Manhattan della Val Padana?». Sia Orsini sia Cauvin riconoscono che >la citta dovrà pagare un prezzo In termini occupazionali.. Un ipotesi a cui si ribella U pei. che restali dà battaglia alla città Industriate e o. , e , i l a g, o enoo primo partito di Genova, anche se scollato dal governo della città. .11 recupero del centro storico, la stessa riorganizzazione del porta uno sviluppo turistico son progetti su cui ci slamo mossi per primi Non li contestiamo, dice Graziano Mattarello, segretario della federazione comunista, ma non possiamo essere d'accordo sullo sbaraccamento dell'industria». Ma nella tede dell'Ansaldo lo stesso Musso e perplesso sulla tenuta della città industriale: .Se si fosse fatto tutto il nucleare che si doveva fare, ciò di per sé avrebbe dato lo slancio per bilanciare le difficoltà della siderurgia. Un'ipotesi minima di nucleare avrebbe permesso di tenere le posizioni, mentre si operava la riconversione. Nella situazione attuale, si rischia di restare senza un vero zoccolo Industriale: quando si vorrà prendere Io slancio per spiccare un salto si affonderà nella sabbia. Ricordiamoci che in questa città non esiste una vera e dinamica Imprenditorialità privata». Quali sarebbero, allora, i poli alternativi di sviluppo? Che carte ha in mano la città commerciale nello scontro con la città industriale? Innanzitutto la riorganizzazione del porto, manageriale, gestionale e tecnologica. In secondo luogo, un eccezionale incremento di progetti urbanistici e di cantieri aperti. Il porto. VII dicembre è stato siglato l'accordo tra Cap (consorzio del porto) e Culmo (compagnia dei portuali). Il 13 si e inaugurato Calata Sanità, molo containers completamente automatizzato, il più moderno d'Europa (sarà operativo in primavera), n 16 sono stati presentati i bilanci all'assemblea: in pareggio IVttantatette, in attivo l Ottantotto (per diciannove miliardi). I portuali ormai sono solo duemilaquattrocento, da quasi settemila. La gestione e affidata a un sistema misto pubblico-privato di società per azioni. Il porto basta per uscire dal declino? «Abbiamo calcolate che per ogni lira di traffico nel porto l'indotto creato nella città é di cinquanta volte tanto, risponde il presidente Roberto D'Alessandro, manager della ristrutturazione, per cui un miliardo di fatturato portuale significa cinquanta miliardi In citta tra commercio, banche, servizi, turismo. NeU'Ottantotto il porto tornerà a produrre ricchezza. L'Innovazione tecnologica sarà decisiva. Nella primavera dell'Ottantanove arriveremo a un potenziale di un milione di contalners. che e il target per far parte dei grandi porti intemazionali. Questo porto è anche investito da una serie di progetti, recupero turistico del vecchio molo, nuova stazione traghetti per due milioni di passeggeri, nuova stazione marittima per le crociere, nautica da diporto, albergo, acquario Il che significa l'abbattimento della bameru doganale tra città e porto nel quadro di una prospettilo turistica e commerciale insieme, che per D'Alessandro è il vero destino di Genova. Cantieri. Nessuna città italiana e cosi attira. In piazza De Ferrari la voragine delle fondamenta per il teatro dell'opera Carlo Felice e l'enorme ristrutturazione di Palazzo Ducale, davanti a Brignole le tom in cemento di un centro residenziale a Corte Lambruschini. davanti al porto, nel quartiere di San Benigno, un grattacielo di vetro interseca la prospettiva della vecchia Lanterna. Ne sorgerà uno gemello. Ospiteranno un nuoto centro direzionale. Nella città di Ponente, verso Rivarolo, si lavora al primo tronco della metropolitana, una commessa aflutata all'Ansaldo Trasporti. La mole degli investimenti pubblici e privati in corso è calcolata in quattromila miliardi. E si attendono rofuminosi appalti dal governo. Si sono costituite diverte società a capitale misto per sfruttare quello che si presenta come un colossale affare. Il Censii consegna in questi giorni un rapporto sulle potenzialità di Genova a un comitato costituito da sette aziende private (Gai, Gardella, Garrone. Massiglia, Piaggio, Piccini, Romanengo) e sei a partecipazione statale (Ansaldo, Eltao, Finmare, Italtider, Italstat, Itallmptanti). umdoticozidecosoqdracaBscGtetcteddlavctdmcéstzrncs città futura è ancora sc&Va tulla carta? Quanta fami concrete le alternativa ulta città industriale? Non è /urte vero che diverti progetti cJdave non hanno ancora l plac-ti politici e burocratici? Si cui' cola che restano tei meli, sto* podiché salteranno I tempi di realizzazione. Renzo Piano, l'architetto genovese che opera ormai tu tutto il mondo, mette in guardia: .1! mio progetto per il vecchio porto non e in lutizione del turismo, ma dell'** so del tempo libero per 1 nrnovesi. il die non ne escivite la fruizione da parte di WS turismo Intelligente. Ma noù credo che Oenova possa trasformarsi da dita produttiva e di scambio a dttà di godimento estetico. Cosi come, non sarà mal la dttà del terziario avanzata E' pericoloso mettersi a rincorrere dei modelli.. Questa Genova divisa é anche una Genova viva, che ha superato l'immobilismo del passato: però ha davanti la sterile con riferita fra una città industriale in declino forse irreversibile e una città di servizi che decolla solo a metà. Un vero tunnel. Per uscirne sono necessarie trasformazioni, economiche e culturali, che richiedono non lotte intestine ben ri potere e autorevolezza. Ma chi e in grado di esercitarli, oggi, a Genova? Alberto Papuzzi L'euforia è giustificata da uno straordinario appuntamento: le Colombiadt del "92, dopo che il Bureau International det Expositions ha concesso a Genova l'esposizione colombiana. Nella città del commercio, sono viste come un catalizzatore di risorse per fare in quattro anni quello che non si è fatto in dieci. E per spingere l'acceleratore sull'alternativa turistica: C'ounn fa l'esempio di Baltimora e di San Francisco Tra declino e sviluppo, nasce dunque il disegno di una Genoia postindustriale, nel tentativo di ricomporre identità segmentate: dalla concentrazione di commerci e tecnologia della city alle fonderie vuote di quella periferia da Vietnam di Kubrick che è la Genova di Pont nte. Nel futuro Alla domanda su che cosa veda nel futuro della sua città. Nicola Costa, presidente della Costa Crociere, erede della famosa famiglia di armatori, risponde: .Tenuto conto che la grande industria é destinata a ricUrnertsionarsi. lo sviluppo riguarda quattro aree: un porto che funzioni, un'area turlstlco-culturale. un'area cotr.merciale-finanziaria e una realtà di piccole industrie, che però soffre il dramma degli spazi.. Quanta parte di questa