Astrattisti d'Italia

Astrattisti d'Italia 40 ANNI IN MOSTRA A DARMSTADT Astrattisti d'Italia Pietro Consacra: «SbUcaco n.2. (DARMSTADT - Nell'edifìcio di esposizioni cretto nel 1907 da Joseph Maria Olbrich al sommo del complev so della Mathildcnhòhc, capolavori di architettura «moderr.ista» promossi dal granduca di Hcsscn Ernst Ludwig, si è compiuto un importante passo per la diffusione della conoscenza all'estero dei maggiori contributi italiani all'arte dell'ultimo Quarantennio. Il ministero degli Esteri italiano e la città di Darmstadt presentano fino al il gennaio una grande mostra, con 170 numeri fra pitture e sculture, del gruppo romano astrattista Forma I. 1947: Carla Accardi, Attardi, 10 scultore Consagra, Doralio, 11 futuro giornalista e regista Mino Guèrrini, Maugeri, Pcnlli, Sanfilippo, Turcato. Dopo la sala centrale dedicata all'esordio del gruppo, esplosione di energie formali nell'Italia percorsa da grandi speranze di palingenesi tri' un'Iìuropa in ricostruzione sotto il segno delle libertà democratiche, la mostra segue gli sviluppi individuali della Accardi e del marito Sanfilippo, scomparso nel 1980, e di Consagra, Dorazio, Penili e Turcato Ne risulta una vitalissima cavalcata di colori e di segni da cjucH'csplosionc del 1947 fino ad oggi, lungo vie e linguaggi diversi e personalissimi, ma sempre riecheggiami la comune vitalità delle origini di salvaguardia e affermazione delle ragioni c significazioni «umane» della «forma pura»: «L'umano si determina attraverso la forma ertala dill'uomo-artista», come proclama il mani festo del 15 marzo 1947. Carla Accardi, presente con tutti gli antichi compagni, mi conferma che lungo questi quarantanni di proposte indi viduali non sono mai venuti meno fra di essi i fondamenti ideali e psicologici di quella sfida da pane di un sodalizio dove il più maturo, Turcato, aveva anni e 20 i più giovai Dorazio, Gucrrini, e PC' ri Ili : innanzitutto l'ottimismo costruttivo, Pofferta all'uomo e alla società di forme e alfabeti «solari». Un ottimismo tenacemente perseguito fino ad oggi in un mondo sempre più disgregato, burocratizzato e balbettante nell'effimero, nel fai samentc truculento, nel neoaccademismo. Quei giovani del 1947 erano pieni di generose ingenuità anche formali c di contraddizioni. Si proclamavano '■formalisti e marxisti» (campeggia nella prima sala la versione maggiore del Comizio di Turcaro, 19)0, il cui ritmo sonoro di triangoli-bandiere rosse coniuga Balla con Majakowslà e Lissitzlcy, evocati al gruppo da Ripellino) ma si abbeveravano ai ricordi futuristi di Prampolirli e di Sevcrini. Erano già reduci da un primo tuffo nella Parigi degli eredi di «Abscra ction-Creation» — il quaderno Forma 2 del 1950 e tutto dodi caio a Kandinsky — e dei giovani francesi coniuganti Picasso con Matissc, alcuni di espli cita matrice cattolica subito rinfacciata -ai firmatari di Forma l dal compagno Trombadori. D'altra parte la robusta componente siciliana di origine o di famiglia (la Accardi, Attardi, Consagra, Mnugcri, Sanfilippo) manteneva forti legami con il conterraneo e già «sledfcsasptpeccavntdlec (HC) UfMxtraiDanMtodt «maestro» Guttuso, in piena sintesi cromatica neocubista, legami rotti due, tre anni dopo nella battaglia manichea fra astrattismo e realismo sociale; ma Consagra e Turcato si batteranno ancora per anni all'interno del Partito Comunista, mentre Dorazio e Penili perseguiranno idee libertarie trotzkiste. I giovani di Forma I sono i primi, con Vedova fra Venezia e Milano, ad avvertire e riecheggiare i segni di crisi, feconda, introdotta nella cultura artistica di sinistra dagli interventi di Garaudy e di Vittorini sul Polìuaiito alia fine del 1946 contro \'«estetica di partito*. Ma soprattutto, al di là dei dibattiti teorico-ideologici, la realtà concreta delle opere esposte nella prima sala, pur con la loro sommaria ma fervida grammatica e sintassi ancora da neofiti —fra Parigi c futurismo riscoperto —, testimonia negli scambi interni - il carattere non fittizio del sentire, vedere e fare in comune E dà ragione, nel clangore freschissimo dei piani cromati ci, nei fitti intrecci — sempre di alta valenza cromatica — di rette e di curve, dei successivi sviluppi individuali, riccamente autonomi e aperti ad un fu turo che è l'oggi: al di fuori nel discorso non figurativo, sia dalle rigidezze strutturali del «concretismo» (quelli di «Ori ginc» saranno alleati, ma ben distinti dal Movimento Arte Concreta), sia dai solipsismi emozionali e materie dell'arte informale nelle sue varie dedi nazioni. Dopo che ciascuno ha in trapreso la sua strada e la sua individua sperimentazione ed esperienza di linguaggio, scm prc comunque tesa alla «san tura», alla comunicazione con 'esterno degli uomini e non all'autocontemplazione, decisi' vi per qucH'autononVA sono n e e a d n n ' o gli Anni 50. La Accaldi e il marito Sanfilippo distendono c aggrovigliano sulle grandi tele le loro matasse di segni, magiche scritture primigenie, l'uno più volto a globali effusioni tonali, l'altra, dopo libere giostre di festosi colori come Diimi grigi i alari del 1954, sempre più vola all'assoluta dicromia fra positivo e negativo, titolo più volte ricorrente, con sapori e allusioni di Estremo Oriente. Dorazio, dopo una prima stagione fino alla metà del decennio di impronte «bianche» su supporto ligneo, con qualche tangenza con l'ulteriore gruppo Origine di Burri, Capogrò» e Colla ma anche con una singolare precognizione di tendenze e forme italiane e internazionali degli Anni 60, in traprende la sua strada definiti va di ttxtuns di forme-colori: dapprima per giustapposizioni, poi, nei tardi Anni 50, negli straordinari minuti intrecci a tappeto cangiante, che sembrano riproporre nei termini della grande astrazione i miraggi divisionisti. Pcrilli, il più vicino al match sma ma con grande sottigliezza mentale e poetica, graffi sce sulle ricche superna, anch'esse tangenti a Origine — e a Dubuffet o Tapies —, i segni del suo immaginario surreale e anarchico. Turcato alterna nella libera effusione di piani cromatici la morbidezza trascolorante di Arcipelago del 195), la più denunciata struttura di Dento de Tartari, del 1957, il primo sogno orientale o cosmico di Latita del 1959 Infine, Consagra, dopo il nudo, duro, antiretorico scatto rosso dei due ferri intersecati nel Monumento al partigiano del 1947, precocissimo omaggio anche ideologico alia sovversione scultorea del costruttivismo leninista, intraprende con vigore e drammatico rigo re la sua strada senza paragoni: di «profili» prevalentemente metallici ritagliati in uno ìpazio,, assoluto; - , di ...superfio erose e drammatizzate su supedici", di architetture utopiche in una sola dimensione frontale Fino a giungere negli Anni 70 all'enorme Planilo in ftrn che campeggia bianco sulla terrazza sopra l'ingresso. Per tutti vaie, ed e documentato in mostra, l'ulteriore sviluppo in coerenza nell'ultimo trentennio, protagonisti di una vicenda di astrazione e vibrazione cromatica sul grande campo della tela, nello stesso tempo lucida e ticca di indefettibile positività, che è rena dall'orgoglio di anticipatori anche fuori d'Italia. Fantastici racconti per grafemi e poi geometrie fra sogno e utopia libertaria di Pcrilli. Alfabeti ottici in lancinanti rosso e verde smeraldo, poi ondulanti inganni plastici della Accardi. Le ben note tessiture solari e notturne' di Dorazio Le colossali campiture, fosforescenze, emblemi di misteri orientali del Matissc d'Italia, Turcato. Marco Rosei

Luoghi citati: Estremo Oriente, Italia, Milano, Parigi, Venezia