«Don Giovanni» il magnifico

«Don Giovanni» il magnifico Scala: trionfale apertura di stagione con l'opera di Mozart firmata da Riccardo Muti e Giorgio Strehler «Don Giovanni» il magnifico Splendida direzione musicale, senza galanterìe settecentesche, regia mossa e articolata, bellissima nelle scene d'insieme - Ineccepibili i sette del cast e, soprattutto, l'inarrivabile Gruberova • Thomas Alien è un protagonista misurato, senz'ombra di difficoltà né vocali né di pronuncia italiana DAL NOSTRO INVIATO MILANO — Che cos'è questa terrìbile difficolta del Don Giovanni dì cui tanto si favoleggia? Escluso che si tratti di complessità tecnica, che la partitura — sia pure col famoso tranello ritmico delle tre danze contemporanee nel finale del primo atto — non presenta problemi per una buona orchestra condotta da un direttore che sappia il suo mestiere, e la smttura vocale, poi, scevra da stupide esibizioni di belcanto fine a se stesso, e addirittura un toccasana e un balsamo per le voci, resta una grossa difficoltà, banale finché si vuole, ma concreta: la disperante frequenza dei cambiamenti di scena, in un'azione che per contro scorre via con la continuità di un dramma musicale moderno. Chissà come diavolo se la cavavano i teatri del Settecento. Qui alla Scala si ricorda un Don Giovanni diretto da Karajan, con cantanti del calibro della Schwarzkopf, Vitona de los Angeles, Mario l'etri. Taddci: musicalmente una meraviglia, eppure fu una cosa insopportabile per le interminabili pause al buio che il regista Karajan imponeva a Karajan direttore. In questa esecuzione che ha inaugurato solennemente la stagione della Scala, concelebrando il secondo centenario dell'opera, la regia di Strehler e le scene di Ezio F'rigerio hanno felicemente aggirato l'ostacolo ricorrendo di frequente alla scorciatoia di sipari e siparietti. Ciò produce una specie di automatica di¬ stinzione tra scene di teatro a tutto campo, e scene dove invece lo spettacolo si riduce di fatto alla dimensione del concerto. Ma la scelta e fatta con gusto avveduto, interpretando criticamente le ragioni dello spanilo e quasi additando le scene di maggiore evidenza drammatica e quelle dove solo la musica tiene banco. C'è un solo caso dove l'uso del sipario rovina un effetto musicale stupendo. E' il terzetto delle maschere, quando Anna. Elvira e Ottavio avanzano timorosi nel freddo della notte verso il casino di Don Giovanni, e Leporcllo -apre la finestra (testuale nello spartito) per chiamarle: >Ssi ssl. Minore maschere!». Dalla finestra aperta esce nella notte un cono di lu.e e una folata del tMenuello. Da lontano*. Coi mezzi di cui solo lei e capace, la musica fa sentire materialmente il divario fra interno e esterno, tra il freddo notturno della strada e il cai do brusio della festa che s'indovina dietro quella finestra Qui, invece, niente di tutto questo: nessuna finestra s apre, e Leporcllo esce lui stcs so in strada ad invitare le ma schere e far loro strada con un doppiere. Ma c'è nel Don Giovanni un altro ordine di difficoltà più interno ed insidioso Dacché e diventato di dominio pubblico quello che sempre si sarebbe dovuto sapere, e cioè che il Don Giovanni c un •-dramma giocoso», cioè, in parole povere un'opera buffa, ispessito di contenuti tragici e perfino soprannaturali, e di- ventato una gara accentuare questo aspetto con zelo di neofiti: — Eh eh', voi credete che sia un'opera comica! Invece e un dramma di pensiero, nutrito di concezioni profonde Adesso ve lo faccio vedere io. E allora si addensano le ombre sulla musica e sull'azione, pretendendo che un presagio di morte grava sul protagonista. Macché libertino!, macché dissoluto', è un malcapitato che avanza verso la sua rovina. Onesto é uno sbaglio marchiano. La grandezza del Don Giovanni sta proprio nella miracolosa coesistenza di comico e tragico. Lasciatevi sfuggire la misura sovruman ; del dramma, e non avete capito niente. Ma lasciatevi sfuggire la comicità della natura forI male, e non avete capito nien¬ te lo stesso Guai a privilegiare una delle due facce La «corsa-i di Don Giovanni comincia con lo stacco del * Molto allegro» nell'ouverture e finisce solo con l'apparizione de! Commendatore al banchetto. Lv visione di Strehler addensa le ombre sull'azione man mano ch'essa procede nel corso del sccond'atto. 11 primo c perfetto, nel senso più pieno e assoluto della parola. Invece nel secondo un soffio di morte stende la pnpna ala sul protagonista man mano che l'opera marcia verso la fine II che non e vero. E' un romanticume estraneo alla mentalità di Mozart. Don Giovanni incappa nel castigo e nella morte come una bestia presa al laccio. Fino all'ultimo è lì che mangia e beve come un leone e inneg¬ gia gagliardamente: fViva le femmine, viva il buon vino, sostegno e gloria d'umanità'* La folgore lo abbatte senza premonizioni. L'ateo fulminato resta sempre lui: proprio per questo finisce per apparire positivo nonostante i suoi misfatti, e la giustizia celeste ci offende come un'ingiustizia. Magnifico spettacolo, che Muli ha diretto senza traccia di quella galanteria settecentesca che altre sue prove mozartiane potevano far temere. Giustamente l'ha riservata ai personaggi che la richiedono, come il Conte Ottasio e Zcrlina, ma i tuoni e gli impeti della passione vibrano intensamente La partitura nuve accresciuta di particolari stupendi: il ribollente tripudio orchestrale nell'aria del catalogo, il gioco preciso e rin- trccciato dei violoncelli in 'Batti batti, bel Masetto-, per citare solo due casi fra i tanti, anzi, nella globalità d'un'esecuzione esemplare, a cui ha dato anche molto lustro il coro, diretto da Giulio Hertola. Si sente poco il grido di Zcrlina nel gran tafferuglio del Finale primo Muti sarebbe dovuto andare di nascosto a dare un gran pizzicotto nel sedere della Mentzcr. come fece Mozart alla prosa generale di Praga Ineccepibili i magnifici sette del cast (più il Commendatore che se ne sta a sé. e forse Koptchak e anche un po' meno magnifico) Non solo le voci sono belle e padrone dello stile mozartiano, ma sono distribuite con molta proprietà sui personaggi, in particolare la siderale bravura della Gruberova in Donna Anna e il calore patetico di Ann Murray in Donna Elvira. Thomas Alien è un protagonista disinvolto, misurato senz'ombra di difficoltà vocali né di pronuncia italiana, e giustamente poco personale infatti Don Giovanni non é un • carattere» come lo sono gli altri personaggi umani della vicenda: e una specie di punto astratto, di centro geometrico intorno a cui ruotano tutti gli altri Claudio Dcsdcri. l'unico che il pubblico abbia meno gradito negli interminabili applausi a fine spettacolo, e un Leporcllo all'italiana, di voce fin troppo oella (i Lcporelli austro-tedeschi hanro tradizionalmente voce usurata, quasi logora). Dovrebbe solo ballonzolare un po' meno e non rotolarsi tan¬ to per terra Leporcllo é un servo buffo, ma non un buffone. Il tenore Francisco Ara;/a difende come meglio non si potrebbe la figura delusiva del conte Ottavio con una voce soavemente inculata Buona la Zcrlina di Susannc Mcntzer. ingenua e civetta senzu smanceria, e corretto il Masettrcdi Natale I>e Carolis. Uno spettacolo pieno di armonia e di coerenza stilistica. Le scene di ingcno giocano su uno sfondo di cielo illuminato da una luce d'aurora, pur giovandosi di equilibrati esterni d'una stila palladiana Ottimi i costumi di Franca Squarciapino La regia e mossa e articolata sugli attori quando conviene; d'altra parte non importuna le ragioni del canto quando solo la musica conta Splend.do il movimento delle scene d'insieme Un po' parsimonioso il gioco delle luci. Perché mancare l'effetto tradi/ion ile di un'illuminazione totale quando la tragedia é finita, sono scomparsi in re minore Doti Giovanni e il Commendatore, ed irrompono sulla scena i personaggi terrestri in sol maggiore. «-Allegro assai»'' Purtroppo la statua del Commendatore e equestre, come ormai e d'uso Inspiegahile perciò come possa salire — ta ta ta la — le scale del palazzo di Don Giovanni, e impossibile che p«)ssa avverarsi, se non simbolicamente. la fatale stretta di mano che trascinerà nell'inferno il dissoluto punito; ma sono inezie che non turbano l'armonia d'uno speilacolo d: altissima classe Massimo Mila X w m ■ 1 m ! Susanne Mcntzer e Thomas Alien, Zertina e Don Giovanni nel grande spettacolo della Scala 1.'abbraccio di Muti e Strehler al termine del «-Don ( inni

Luoghi citati: Milano, Praga