La Chiesa e il profeta Pasolini

La Chiesa e il profeta Pasolini I CATTOLICI AUTENTICI IN ITALIA SONO UNA MINORANZA? La Chiesa e il profeta Pasolini Negli Anni SO, i cattolici avevano il 48 per cento dei voti, una grande quantità di giornali, la radio e la nascente tv • Perché persero la battaglia decisiva sul fronte della cultura? - Troppa politica e pochi vescovi pastori - Lo scrittore diceva: «La Chiesa dovrebbe passare all'opposizione contro un potere che l'ha cinicamente abbandonata» - Una frase su cui ora riflette G ROMA — Fu per loro la stagione più florida, eppure tra i cattolici sono in pochi a rimpiangerla. Quasi nessuno. Agli Intel degli Anni SO cattolico era il partito di maggiorama relativa che aveva appena conquistato il 41 per cento dei tori, cattolici una gran quantità di giornali e giornaletti diffusi in ogni parte del Paese, cattolica la radio, cattolicissimo lo staff che si attingeva a introdurre la televisione qui in Italia. Era il Papa a imporre la morale, migliaia e migliaia di persone affollavano i pellegrinaggi, la voce della Chiesa si faceva sentire su tutto, ed esercitava una forte, fortissima autorità. Ma tutto ciò non seppe tradursi in egemonia. Forse e per questo che nessun cattolico, né di destra, ni di sinistra, si dice nostalgico di quell'epoca. Antichi ricordarla come l'età felice dell'apogeo, la considerano ansi un momento critico: quello in cui non seppero coglier l'occasione, la loro grande occasione. E, conseguentemente, ciò che avevano in mano comincio a sgretolarsi. Cosicché nel giro di un Quindicennio tutto é cambiato: a cavallo tra la fine degli Anni 60 e tinti-io dei 701 cartolici ebbero la brutta sorpresa di constatare d'esser diventati una minoranza. Lo appresero dalle prime indagini socioreligiose di Silvano Burgalassi. Ma qualcuno se n'era pia accorto da tempo, fin da quegli Anni 50 nei quali era pressoché impossibile intravedere i primi «intorni d'una crisi. E' il caso del filosofo Augusto Del Noce che capi già allora Quanto fosse pericoloso non concentrare tutte le energie a un'opera di penetrazione in quella che definisce .la Repubblica della cultura«. E vide giusto: te ti vuole identificare il terreno tu cui i cominciata la riscossa laica e sul quale, prima ancora che nei grandi numeri, l cattolici furono già nel dopoguerra molto ridimensionati, si deve guardare al mondo dell'università, dell'editoria. del giornalismo, della produzione di nuove idee e nuovi intellettuali. Fu qui che. senea quasi combattere, persero la battaglia decisiva. E fu cosi che i più avvertiti dovettero accorgersi d'essere stati messi in minoranza, prima ancoro che nel Paese, appunto nella • Repubblica della cultura». •E pensare, ricorda Del Noce, che proprio In quegli anni in una larga sfera di opinione colta s'era diffuso questo ragionamento: c'è stata la Rivoluzione francese che ha prodotto U dominio IIberal-massonico: poi la Rivoluzione russa che ha avuto la stessa funzione per 11 marxismo: ma la seconda guerra mondiale è la prova che un certo mondo moderno è fallito e adesso tocca ai cattolici guidare il rinnovamento. A cominciare da qui. dall'Italia, la ricostruzione spetta al cattolicesimo: la salvezza dell'Occidente e legata a un ritorno al cattolicesimo'. Un ragionamento che però non faceva i eunti con la nuora realtà che s'era venuta a creare col passaggio dal fascismo all'antifascismo. In che senso? Secondo la filosofia della storia cattolica, la Chiesa nell'età moderna aveva incontrato due avversari: il liberalismo e il socialismo Avvertati contro 1 Quali aveva dato battaglia senea problemi finché non s'era presentato sulla scena un movimento che dichiarala di avere gli stessi suoi nemici: il fascismo. A questo punto tutto era diventato più difficile Anche perché s'era prodotta una spaccatura. Una fetta consistente del cattolicesimo aveva appoggiato il fascismo come reazione a quella cultura demoradicale che aveva considerato la prima guerra mondiale come fine del sacro romano impero, quasi un inizio del definitivo declino della Chiesa, e che di conseguenza era partita all'attacco contro ti clericalismo. Un'altra parte di questo mondo cattolico aveva continuato la propria battaglia cercando di tenersi distinta dall'onda montante delle camicie nere: ma quando si combatte negli stessi tempi e contro gli stessi nemici, si finisce per sembrare alleati. E per restare In qualche modo •contaminati'. Ecco cosi che nel secondo dopoguerra l'area culturale cattolica non si presentava come la migliore, o la più adatta, per quegli intellettuali che volevano si continuare nell'elaborazione iniziato negli anni precedenti ma trovando nel contempo una collocartene che sottolineasse la loro rottura col passato fascista. Tanto plU Che t marnati erano riusciti con r.operazione Gramsci, (la pubblicazione voluta da Palmiro Togliatti di un'edizione dei Quaderni molto mirato alla necessito di dare una baie culturale all'antifascismo) a edificare un ponte tra la tradizione idealista e storicista italiana e il ■ nuoto- Un ponte sul quale era assai agevole transitare con bagagli messi assieme negli Anni 20 e 30 per rifrorarii. alla fine del tragitto, pienamente legittimati nell'Italia repubblicana. Certo, i cattolici seppero esprimere in quegli anni oltre a una cultura integralista che appoggiava qualsiasi fenomeno che si presentava come antimoderno anche una cultura progressista. Cultura progressista che. sulla scia di Maritain, vedeva l'idea di libertà separarsi dal liberalismo borghese e dal liberismo e quella di socialismo separarsi dall'economicismo marxista per ricongiungersi in una sintesi tra democrazia e cristianesimo. Ottimo nell'intenzione, ma difficile da tradurre m realtà. I cattolici progressisti riu- .snror.-j in qualche misura a intercettare le nuote produzioni della cultura non cattolica, quando non si accontentarono, come in moltissimi casi, di civettare con esse. Ma di fatto non produssero alcuna tinteti di valori: si limitarono a .battezzare, una cultura che col cattolicesimo aveva poco da spartire. Sull'altro versante, quello politico, la democrazia cristiana Individuava come suo compito quello di guidare i cattolici alla conquisto e alla gestione della Repubblica tenta preoccuparsi ranche perché nessuno glielo imponeva) di costruire tale operazione su un retroterra culturale strettamente cattolico che giustificasse appieno il loro agire Già in quegli anni del dopoguerra, da partito cattolico, la de andava rapidamente trasformandosi in un .partito di centro, sul quale gravava la responsabilità di aggregare intorno a si1 una maggioranza di governo ;" in quanto tale, era costretta ad accantonare sempre più la battaglia sui valori per dedicarsi esclusivamente alla costruzione di un nuovo potere temporale Risultato: paralizzata da queste difficoltà, dirottata altrove dalla politica, in quegli anni d'oro la cultura cattolica riuscì si a produrre intellettuali e studiosi di grande prestigio <a dire il vero soprattutto antichisti e medietisti) ma non riuscì a offrire una sua interpretazione del mondo contemporaneo E su questo terreno cominciò a perder colpi Fino a ritrovarsi già negli Anni SO minoritaria nel mondo delie lettere, delle arti, nelle università Libri, film, pieces teatrali, programmi televisivi trascuravano sempre più i temi de! cattolicesimo ed esaltavano nel contempo i raion della modernità laica L'intellettuale cattolico si ritrovava ai margini del grande dibattito politico-culturale la meno che non si prestasse a farsi utilizzare per cause non sue), faeda fatica a frollare la propria identità e non goderà di alcun privilegio Anzi A esser •cattolici e basta, già negli Anni SO non si era certo premiati. E' In questo contesto che affonda le radici proprio alllnizio di questa seconda metà del secolo l'esper*-nza di don Giù "ar: dalla quale nascerà in seguito Comunione e liberazione Uno dei motivi più trascurati del successo di questo movimento sta appunto neliessersi ribellato già in quell'epoca a questo tendenziale declino del cattolicesimo Un .merito, che adesso è riconosciuto anche dai più aspri nemici dei eie (lini. Maurizio Vitali, direttore della rivista di CI Litterae Comma nionls ricorda come già negli Anni 60 era viva la polemica contro la cultura politica del cattolicesimo italiano: •Troppe banche, troppo poca uni versita., era lo slogan per contrastarla. A maggior ragione ver il fatto che tutto il retto eran riti, era formalismo- .Me ne sono accorto (r.-^uentanuo la scuola desalesiani racconto Vitati: s avvertiva nettamente uno scollamento tre una presunta appartenenza cristiana e le scelle morali della vita di tulli I giorni ispirale a modelli consumistici: cosicché tutta la parte rituale a noi non diceva nulla» Riflettendo su quel passato non lontano, don Massimo Camisasca che oggi t uno dei più autorevoli esponenti di CI ha molti tasti su cui battere per muovere delle critiche alla Chiesa di questo recente passato: pochi .rescori pastori, e molto episcopato diplomati co-politico; Indifferenza a quel che stava cambiando sotto gli occhi di tutti (.Ci sono oggi pia battesimi a Mosca che a Roma», afferma): incapacità di capire intellettuali come Pier Paolo Pasoltnt emarginato perché omosessuale quando invece andava valorizzato e incoraggiato. •Forse la fine della Chiesa é ormai inevitabile a causa del 'tradimento* di milioni e milioni di fedeli e della 'decisione* del potere che é *icuro di tenere in pugno quegli ex fedeli con un'ideologia imposta loro senza nemmeno bisogno di nominarla», spiegavo nel 74 in un celebre scritto contro il consumismo il Pasolini che piace a don Camlsasca. »Ma questo é certo che se molte e gravi sono state le colpe della Chiesa nella sua lunga storia di potere, la più grave di tutte sarebbe quella di accettare passivamente la propria liquidazione da parte di un potere che se la ride del Van gelo. In un,, prospettiva radicale. mlllenati.Mica é chiaro dunque ciò che la Chiesa dovrebbe fare per evitare una fine ingloriosa. Essa dovrebbe pasfare all'opposizione, contro un potere che l'ha cosi cinlcamenie abbandonala, progettando senza lame storie di ridurla a puro folklore.. Su quell'intuizione ai Pasolini adesso sembrano ritrovarsi tutti quelli che hanno a cuore un rilando del cattolicesimo in Italia Seguaci di don Giussani ma anche cattoluri progressisti riconoscono che Ci un solo modo di riproporre i loro lem* e i loro valor. ■ prender atto dell'esser diventati una minoranza e agire da movimento d'opposizione. _ , „, ,, Paolo Mieli (FINE. I precedenti articoli dell'inchiesta sono stali pubblicati il 15 e il 30 novembre). Don Giussani, fondatore di CI che *J ribellò al tendenziale declino del cattolicesimo. E Pasolini, lo scrittore che fu emaruinato dalla Chiesa

Luoghi citati: Italia, Mosca, Roma