I cubani si arrendono

I cubani si arrendono Atlanta, accordo fra i detenuti e il governo I cubani si arrendono WASHINGTON — La maggioranza dei detenuti cubani che tenevano prigionieri 89 ostaggi nel penitenziario federale di Atlanta hanno accettato ieri a tarda sera l'accordo con il governo statunitense: era atteso nella notte II rilascio degli ostaggi e la conclusione della rivolta nel carcere, assediato da 11 giorni. Le condizioni governative sono state accettate con voto a maggioranza del detenuti In rivolta, ha riferito il portavoce del ministero della Giustizia Patrick Korten. La proposta, presentata a tutti 1 1.105 detenuti perché potessero votarla, era stata siglata da rappresentanti del rivoltosi In un Incontro con gli Incaricati governativi della trattativa. Il ministro della Giustizia Meese l'aveva già approvata. Nonostante le insistenze dei giornalisti il portavoce si è rifiutalo di fornire dettagli sul punti alla base dell'accordo; ha dichiarato che 1 negoziatori del ministero della Giustizia sono stati soprattutto impegnati a chiarire la posizione del governo americano »in mento a diversi punti, ed hanno proposto una più chiara terminologia diretta ad appianare t timori precedentemente espressi dai detenuti cubani». I detenuti si erano rivoltati all'annuncio dell'accordo tra Washington • L'Avana sul loro rimpatrio. Washington aveva deciso che gli Immigrati nell'80. malati di mente, o macchiatisi di reati negli Stati Uniti, venissero deportati nell'isola. NeU'80 Castro permise a 125 mila cubani politicamente Inaffidabili di recarsi negli Usa e mescolò a questo gruppo anche criminali comuni e minorati. L'accordo e stato firmato poco più di tre ore dopo che t detenuti cubani avevano cominciato a trasmettere attraverso gli altoparlanti del carcere il contenuto di una lettera in spagnolo diretta al presidente Reagan. »Vi imploriamo di porre equamente fine a questa situazione', diceva la lettera. . Voi siete un uomo onorevole e avete visto e seguito numerati eventi il cui impatto e stato di levatura internazionale. La preghiamo di ascoltare il nostro appello. Chiediamo, poco. Siamo convinti, signor presidente, che potete porre fine a questa crisi e affidiamo alle vostre mani la giustizia e la realtà cui crediamo. Noi non vogliamo essere trasferiti in alcun Paese comunista. Ci rivolgiamo a voi. signor presidente, cosi come al pubblico e ai media americani. Siamo pronti a morire per questa nostra causa che riteniamo giusta-.

Persone citate: Castro, Meese, Patrick Korten

Luoghi citati: Atlanta, L'avana, Stati Uniti, Usa, Washington