Corea, ombre sulle Olimpiadi di Gian Paolo Ormezzano

Corea, ombre sulle Olimpiadi Dopo la strage del Boeing 707 esploso con 115 persone a bordo Corea, ombre sulle Olimpiadi Riemerge, dopo Monaco, il binomio sport-terrorismo - Isolato nelle sue contestazioni, dopo i sì di Mosca e Pechino ai Giochi, il Nord non ha più armi legali contro Seul L'ipotesi che la bomba sull'aereo sudcoreano sia 11 primo atto di una escalation tcrrorisiica contro t Giochi di Seul 1988 (17 seltcmbre-2 ottobre) assume purtroppo credibilità, in questo momento di tensione sportiva speciale Ira le due Coree. Il terrorismo, cioè, come arma estrema, magari usata da gruppi estremisti giapponesi delusi da come si stanno mettendo male le cose per la Corca del Nord. A meno di pensare ad una strategia più vasta, e diluita nel tempo: il 16 settembre 1986 venne fatta esplodere una bomba all'aeroporto di Seul, con cinque morti, e si parlò di azione contro l Giochi Asiatici, che dovevano avere inizio quattro giorni dopo (e che si svolsero regolarmente, anche perché abbondantemente bunkerizzali dal servizio d'ordine). Sono di questi ultimi tempi le notizie buone (per 11 mondo olimpico) relative al non-boicotiaggio del Oiochi: e sarebbe la prima volta da Montreal 1976. La Corea del Nord aveva rivolto una specie di appello in codice al Paesi ritenuti amici: le Olimpiadi di Seul, offerte alla capitale inquieta di un Paese In guerra, sono una provocazione del mondo capitalistico, andarci significa avallare un certo stato di cose. Temendo che l'appello venisse raccolto. Comitato internazionale olimpico e Corea del Sud avevano offerto alla Corea del Nord 11 coinvolgimento massimo nei Giochi, con l'organizzazione di alcune prove: pallavolo, arco, un po' di calcio, una gara di ciclismo. Quattro sport, e 11 governo di Pyongyang, la capitale, ne aveva chiesti otto, più la cerimonia di apertura parallela, la divisione del proventi televisivi e la qualificazione automatica della Corea del Nord nei due sport di squadra, come nazione ospitante. Tutto sul bluff: Pyongyang non ha i mezzi e la voglia di aprirsi alla famiglia olimpica, giornalisti compresi, con permesso di libera circolazione a tutti gli accreditali. Tutto sul bluff soprattutto perché l'Idea di boicottare Seul non aveva trovato apl>oggi. Allora, e anche ultimamente. Urss e Cina e Polonia e Ddr non hanno perso l'occasione di far sapere che intendono andare ai Giochi: e a Seul sono già state con I loro rappresentative per ! gare assortite (ai Giochi i asiatici c'era la Cina, ad esempio!, anche quando :,, metropoli era in subbuglio per le manifestazioni di studenti che reclamavano la democrazia, e che chiedevano quelle elezioni libere che sono state finalmente programmate per il 16 di questo mese. Ora Seul parla di terronI smo. rischiando fra laltro di i terrorizzare con l'ufficializzazione dei suoi timori un i bel po' di mondo. Ma. a parte il fatto che da Monaco { 1972 il mondo olimpico convive con il terrorismo, si deve tener presente che la [ CDrea del Sud non ha mai usato mezzi termini parlando della Corea del Nord nuniticazione nei sogni, guerra nella realtà. A Seul, che sta ad appena quaranta chilometri dalla frontiera. 1 visitatori preolimpici vengono edotti sulle gallerie che quelli del Nord hanno scavalo. Gian Paolo Ormezzano (Continua a pagina 2 In quinta colonna)