Libia, la sorpresa del Piccolo Re

Libia, la sorpresa del Piccolo Re DOCUMENTI INEDITI: GLI AMBASCIATORI E L'ANNESSIONE DEL 1911 Libia, la sorpresa del Piccolo Re Il 5 novembre di settantasei anni fa, cioè del 1911. Vittorio Emanuele III firmò il decreto di annessione della Libia. L'annuncio sorprese, perché lo sbarco delle truppe italiane a Tripoli era avvenuto poco più di un mese pnma, il 29 settembre, e aveva incontrato una inattesa e forte resistenza Da una lettera di un ufficiale di SM.. il conte Gìgli Certi di Parma, che aveva partecipato all'occupazione della città, si apprende che •quando a Tripoli si leggeva In pompa magna U decreto della nostra sovranità ed arrivavano in citta 1 proiettili dell'artiglieria turca, si provava un senso strano...». L'apertura degli architi ha permesso a validissimi storici italiani e stranieri di ricostruire questa fase in tutte le sue complessità e implicarne Tuttavia, quasi a dimostrare che nelle ricerche storiche non vi è mai nulla di veramente definitivo, ecco un gruppo di lettere inedite scambiate tra alcuni dei principali ambasciatori dell'epoca a darci un'altra immagine dell'impresa, e forse anche una conclusione diversa. A Costantinopoli Quei ri diplomatici non erano contrari all'acquisizione della Tripolitania-Cirenaica, per la quale l'Italia sverà già ottenuto un diritto di prelazione dalle principali potenze europee, ma all'ersi a farlo con un'operazione bellica, che avrebbe scardinato l'equilibrio europeo. Alcuni di essi erano stati ambasciatori a Costantinopoli, e ri renderono conto di quale .elemento di pace sarebbe una Turchia rigenerata», come scrisse Felice Xtaissa E infatti lin presa libica doveva favorire le guerre balcaniche, che portarono allo scoppio della prima guer- \ ra mondiale Il segretario generale del nostro ministero degli Esten. Riccardo Bollati, non aveva dubbi Tripoli si poteva ottenere per vie diplomatiche: »... Sei::.-. Pascià, che e ancora qui a godersela, ci ha assicurato che il Sultano ci avrebbe accordato tutto quello che si voleva a Tripoli, purché noi U si aiutasse a impedire 11 controllo internazionale per la riforma giudiziaria in Macedonia... E allora?». Egli non poteva non scontrarsi con il ministro degli Esten San Giuliano, che itala preparando una spedizione militare contro Tripoli, «lo mi domando, cosi scrisse all'ambasciatore a Berlino, fino a quando la mia dignità mi permetterà di rimanere a questo posto, nel quale mi riconosco impotente a fare quello che mi par buono e giusto... Il difetto sta nel manego! ». E appena poti, cioè alla fine dell'impresa libica, lascio la segreteria generale per un'importante ambasciata all'estero. Lo sostituì, guarda caso, l ex segretario di Scn Giuliano. Giacomo De Martino, un colonialista continto. L'opposizione di questi alti diplomatici, che un'opportuna ncerca potrebbe estendere ad altri esponenti della burocrazia statale, era dovuta alla preoccupazione che l'Italia non avesse mezzi sufficienti per imprese coloniali, e che quei pochi mezzi avrebbe dovuto impiegarli piuttosto nella modernizzazione del Paese. Non va ignorato che la maggior parte di rottura era nata prima dell'unità d'Italia o contemporaneamente. Evento che fu. ai loro occhi, veramente miracoloso. Erano stati collaboratori diretti o indiretti del grande Visconti Venosta, come questo favore¬ voli ad una politica di raccoglimento o delle .mani nette. contrari alla partecipazione alla Triplice Alleanza ed al- \ l'ainvenruroia politica di Cn- i spi. E ora erano opperai alla politura estera aggressiva ed espansionista di San Giuliano. • In Italia, scrisse a Pansa il senatore ed ex ambasciatore Avogadro ai Collobiano. o meglio nel mondo politico, esiste la massima ignoranza dell estero e non si comprende che una nazione la quale non partecipa alla finanza internazionale non può né deve tentare la politica coloniale. Rammento sempre laureo giudizio di Lord Croner sulla nostra impresa d: Massaua Su tu:to questo affare di Tripoli non mi dilungo perché concordiamo pienamente». Gioco pericoloso /.'ambasciatore a Vienna. Giuseppe Avarna, scrisse al suo collega a Berlino che .fin da quando seppi die si aveva l'Intenzione di fare delle operazioni nell Egeo e pnma anche che Aerenthal sollevasse obiezioni contro di esse. Insistetti ripetutamente presso San Giuliano perché non ti desse seguito, avvertendolo che quelle operazioni, oltre a prolungare la guerra, avrebbero potuto avere gravi complicazioni con l'Ausuia-Ungheria essendo qui considerate come in opposizione all'art. 7 del trattato (della Tnplice). Nella lettera Ci un poscritto assai eloquente: .Sono passali, caro mio. 1 bei tempi della diplomazia di Visconti Venosta, di Nigra ecc. Ora si deve contare con la nuova che tu conosci come me». L'opposizione alla politica di San Giuliano era dunque diIfu -a tra gli ambascia ton ed ex ambasciatori, tutti membn del Senato T*a cu: appunto Bollati. Collubiano. Lonza. Peirolen. Gallina l'ansa. Guimoh. e lo stessa Visconti l'mosra Occorre tener presente perù che siami: nell'epoca della diplomazia segreta e delio S'aiuto aìbertino, che riconoscono al re una competenza esclusiva sulle forze armate e sulla diplomazia Questa opposizione perciò rientrò rnnu-diatamcnte quando il re Vittono Emanuele III /lino il decreto d'annessione della Tnpolitania \ Cirenaica .Ho deplorato il decreto di annessione e la nota di San Giuliana che l'accompagna S»-ppi da buona fonte essere stato lui U più caldo fautore di questa decisione L'ho incontrato parecchie volte ed l suol discorsi non sono improntali a quel riserbo e correttezza dai quali non dovrèbbe dipartirsi in questo momento. Coi! scrisse Coltobiano all'amico Paisà II quale non ebbe dubbi. San Giuliano ngnificava Vittorio Emanuele III. come apparve elidente nel 1914. quando doluti non era più al potere Perciò il decreto di annessione venne votato da tutti i senaton. anche da quelli contrari, per fedeltà alla monarchia' Alberto Pansa decise allora di dimettersi da ambasciatore a Berlino e dalla camera, appunto per non aver nulla a che fare con quell'avventurosa .nuova diplomazia», che godeva i favori del joitqno. Luigi Sott'a torelli ha attribuito a Vittorio Emanuele III tre colpi di Stato: nel 1914, nel 1922 e nel 1943 In realtà il re fu responsabile di tutte le principali decisioni di poli fica estera, compresa quella della guerra italo-turca Poco prima che iniziasse quest'ultima, il deputato inglese Hamilton, cognato dell'ex ministro degli Esten Lansdowne. inno a Ransa una lettera premonitnce .Ne: siamo tutti un po preoccupali del re [Edoardi vili Egli non ha consiglieri sani e indipendenti e ni . temiamo che egli possa es i rt debole se lortement'- premu to dai suoi nurustr. Temi la sua cendenza. rurrudel rostro stesso sovrane (sic!), e di fare sen.pre ; • ritiene sia popolare • ■ un gioco assai pericolo - • Enrico Serra