Rally del Sestriere che non va sul Colle

Rally del Sestriere che non va sul Colle Rally del Sestriere che non va sul Colle Questo sport ha quasi ottant'anui - Sandro Munari vincitore a Montecarlo con Fulvia coupé e Stratos La partecipazione delie case e dei piloti privati epoca d'oro negli Anni Settanta, quando Sandro Munari da Càvarzere, detto «il drago», interrompe l'egemonia transalpina vincendo il «Monte» con la gloriosa Lancia Fulvia Coupé, contrapposta alle veloci «berlinette blu» Alpine Renault. Il pilota veneto passa qualche tempo dopo alla Lancia Stratos con la quale si aggiudica la corsa monegasca per quattro anni. Come in tutti gli sport, quando nasce il campione i praticanti aumentano e sull'onda dei successi di Munari i rallies incominciano a prendere piede anche in Italia. Il boom di partecipazioni e di numero di corse è raggiunto alla fine degli Anni Settanta. Nel 1982 cambiano però i regolamenti concernenti la preparazione delle vetture, il parco maacchine viene rivoluzionato cosi come i costi, che lievitano terribilmente. La partecipazione si riduce alle Case che schierano teams ufficiali ed a pochi piloti privati senza problemi finanziari. Ai massimi vèrtici il dilettantismo non porta più alla vittoria perché le Case inventa- SI dice che i rallles siano nati nella fantastica e peccaminosa cornice di Montecarlo, tra i suoi tavoli di chemin de fer e le sue roulettes, tra faraonici yachts ed interi patrimoni dilapidati al gioco. Le notizie storiche sono imprecise ma pare che la specialità sia stata inventata da un avvocato francese, Gabriel Vialon, che prendendo spunto dai raduni cicloturistici dell'epoca — siamo agli inizi del Novecento — organizza qualcosa di simile anche per l'automobile. Dapprima raduni — è del 1910 che in Inghilterra si pubblica sulla rivista Motor di un «rally» verso Montecarlo (l'etimologia del verbo francese «se rallier» o di quello inglese «to rally» è la stessa: radunarsi, farsi trovare a) con iscrizione aperta a tutti, senza limiti di cilindrata e peso delle automobili — poi itinerari obbligati e, in tempi più recenti, itinerari con l'immissione di tratti di velocità cronometrata denominati «prove speciali»: la somma dei tempi realizzati dai concorrenti determinerà la classifica. I rallies vivono la loro Nel riquadro: in alto la Lancia Delta HF 4WD affidata a CunicoKvangeKsti; a fianco l'Opel Kadett Gsi di Milanesi e Chiapponi Ce no «mostri» velocissimi (ed anche pericolosi), la sicurezza vacilla, gli incidenti diventano gravi, alcune volte mortali: le vetture di gruppo B (veri e propri prototipi prodotti in pochi esemplari) con i loro 500 e più cavalli diventano anacronistiche su quelle strade che sono le stesse di vent'anni prima. Nel 1986 il Rally del Portogallo è funestato da un incidente mortale: un pilota esce di strada ed uccide alcuni spettatori. Poi, in Corsica, muoionoToivonen ed il suo navigatore Cresto. E' la goccia che fa traboccare il vaso, la Federazione internazionale interviene e vieta — a livello mondiale — i gruppi B. Si corre soltanto con le vetture di Gruppo A (prodotte in almeno 5000 esmplarl) e con quelle di Gruppo N (sempre 5000 esemplari, ma con limitatissime modifiche permesse). Le automobili ridiventano «umane», la Lancia vince con la Delta HF 4WD il campionato mondiale 1987, Biason di Bassano del Grappa è grande a Montecarlo, in Argentina e a Sanremo. I rallies tornano al successo. Gian dell'Er Ceres

Persone citate: Biason, Chiapponi, Cresto, Gabriel Vialon, Milanesi, Munari, Sandro Munari, Stratos