Nel libro di Gaia il pianeta che vive

Nel libro di Gaia il pianeta che vive Nel libro di Gaia il pianeta che vive Lipp non è più chic Aria di crisi per il più snob del ristoranti parigini. La Braaserie Lipp di Boulevard Saint-Germàin, club semiprivato per aficionados, scrittori, personaggi della televisione e gente del Tout Paria, comincia a non soddisfare più 1 suoi prestigiosi clienti (gli ultimi quattro Presidenti hanno tutti fatto parte della lista). I problemi sono cominciati con la morte del precedente patron, Roger Oazea, l'aprile acorso. Annie Perrochon, una parente lontana che ne ha rilevato la gestione ha introdotto del piccoli cambiamenti subito malvisti dalla clientela più tradizionale. Ha limitato a quattro le settimane di chiusura (erano nove); ha deciso di tenere aperto anche il lunedi Ha aumentato 11 numero del camerieri La modifica più contestata è stata quella di accettare le carte di credito e le prenotazioni. Scelte che Cazes ai guardava bene dal fare, temendo che così il suo ristorante si sarebbe riempito ogni'aera solo di gente mandata dai grandi alberghi e dalle agenzie di viaggio: dai turisti, in sostanza. re emerse e superfici oceaniche. Non tanto la storia del pianeta fino a oggi, quanto il suo destino letto nelle sue condizioni ambientali presenti: nella localizzazione del fronte di avanzamento dell'uomo come del deserto, dell'Inquinamento o dell'ozono atmosferico. n pianeta è diviso da Myers e colleghi in sette frazioni: Terra, oceano, risorse, evoluzione, uomo, civiltà e gestione. Ognuna è scandagliata con grafici conteggi, statistiche, previsioni. Alcuni dati: in questo secolo 15 milioni di ettari di terreno arabile sono stati trasformati in cemento armato; coltiviamo 1*11 per cento della superficie del pianeta mentre si potrebbe arrivare al 24. Ogni anno l'erosione si porta via milioni di ettari di terra adatta alla coltivazione. A partire dagli Anni Settanta le reti raccolgono sempre meno pesce. il comitato scientifico dell'Atlante di Gaia avanza una piccola proposta che scende con naturalezza dall'Immagine di un pianeta vivo creata da Lovelock: l'uomo non si sforzi più di conquistare la Terra con l'etica del pioniere e dello sfruttamento delle risorse. E' più facile e forse meno pericoloso pensare la Terra come un organismo da assecondare nella sua naturale propensione — se non viene ostacolato — a rinnovare le risorse e ad estendere cosi la vita sua e del suoi inquilini m. ne. IL sessantasettenne inglese James (Jim) Lovelock appartiene alla categoria degli inventori pluri disciplinari. Laureato in fisica, biologia, medicina e cibernetica, dopo aver lavorato per anni al Jet Propulalon Laboratory di Pasadena guadagnandosi la fama di geniale saltimbanco delle invenzioni nel campo degli strumenti per l'analisi ambientale, ai è ritirato nel suo eremo in Comovaglia. LI ha riassunto i risultati delle sue ricerche in una sola, vasta, teoria: quella di «Gaia», che prende 11 nome dalla dea della Terra dell'antica Grecia.. Lovelock sostiene che 11 più grande organiamo -vivente aul nostro pianeta è il pianeta stesso. La Terra sarebbe un corpo capace di governare le proprie parti (oceani foreste, pioggia...) in modo da regolare temperatura e composizione chimica e fisica dell'atmosfera mantenendole entro livelli in cui la vita del pianeta stesso possa perpetuarsi L'idea di Lovelock, sebbene criticata da molti colleghi, non ha impedito a un gruppo di un centinaio di scienziati inglesi e americani coordinati da Norman Myers, di ispirarsi ad essa per studiare le condizioni della Terra da un punto di vista inedito. E' nato cosi l'Atlante di Gala (tradotto da Zanichelli pagg. 272, lire 38.000), ovvero l'esame del nostro pianeta come se questo fosse effettivamente un essere vivente. La sua salute attuale, quindi non la semplice descrizione di ter¬ cherie», (tel. 0422-540871) che propone 1 piatti più tradizionali della cucina trevigiana e offre anche sistemazione alberghiera. Nei dintorni, in via Inferiore, la trattoria «Toni da Spin» (tel. 0422-543829) mescola 1 sapori della cucina locale all'atmosfera di una «cave» francese. Qualche passo in più e si arriva al più noto centro gastronomico della città: «El Toulà da Alfredo» (tel.0422-542076). Da piazza San Vito si raggiunge la vicina piana San Francesco, ultima meta dello shopping. Nella grande chiesa che domina la piazza sono conservati (e pochi lo sanno) 1 resti di Francesca, figlia di Petrarca, e Pietro, figlio di Dante. Un curioso destino li portò a morire entrambi a Treviso, Dalla piazza il vicolo San Barisio conduce in Pescheria, un'isoletta coronata di ippocastani che galleggia nello slargo del fiume e su cui si affacciano palazzetti medievali Poco più avanti al trova il museo di Santa Caterina, con il ciclo degli affreschi di Sant'Orsola. Intorno, un dedalo di stradine poco praticate (vicolo del Vento, via San Pancrazio, via Tolpada), ravvivate dalle colorate «tappezzerie» delle case. La passeggiata sarà protetta da quel «portici benigni» che tanto piacevano a Comisso e che s'interrompono soltanto quando la città raggiunge il lento corso del Bile. Maria Grazia Raffele m

Luoghi citati: Boulevard, Grecia, Pasadena, Sant'orsola, Treviso